Le disuguaglianze e l'approccio della sociologia visuale: il caso della rivista L'Espresso dal 1970 ad oggi
La sociologia visuale in Italia
La sociologia visuale nasce prevalentemente negli Stati Uniti. Tale disciplina trae origine dal pensiero di Jacob Riis e Lewis Hine, dal fotogiornalismo, dall'antropologia visuale e dall'etnografia.
Riis e Hine erano due fotogiornalisti: il primo si interessa alle condizioni di degrado e di miseria degli immigrati del Lower East Side di New York, mentre il secondo pone una maggiore attenzione alle situazioni all'interno della fabbrica. Quest'ultimo è stato tra i primi a comprendere le capacità della fotografia come strumento di analisi ma anche denuncia e persuasione. È a partire da questi autori, discipline e metodi di ricerca che inizia a farsi strada la sociologia visuale, ma prima di arrivare alla sua nascita occorreranno decenni.
Nella seconda metà dell'Ottocento, in particolare negli Stati Uniti, si afferma la fotografia a sfondo sociale, all'interno della quale è possibile ritrovare le radici della sociologia visuale. In Europa, invece, sono soprattutto i borghesi e i principianti del mestiere a "giocare" con la fotografia sociale, per questo motivo la sociologia non la considera uno strumento utilizzabile come metodo di ricerca. In Italia è Francesco Coletti, un demografo, ad utilizzare per primo la fotografia con lo scopo di indagare le condizioni di vita dei contadini meridionali durante il governo di Giolitti (1911-1914). In questo modo rende evidente agli occhi di tutti la realtà misera del sud Italia.
In seguito, con la diffusione di fotocamere portatili e la possibilità di scattare istantanee, nasce il fotogiornalismo. Sempre in Italia, con Franco Ferrarotti la fotografia diventa un modo per documentare, come sottolinea in Dal documento alla testimonianza. La fotografia nelle scienze sociali del 1974. Il suo obiettivo è fotografare e mostrare così le rivolte sociali avvenute tra gli anni Sessanta e Settanta. Per il sociologo, ciò che deve essere considerato oggetto di indagine è il criterio selettivo di colui che sta fotografando. Infatti, grazie ad uno sguardo analitico, lo studioso può cogliere numerosi dettagli della realtà sociale che altrimenti rimarrebbero nascosti.
Negli anni Settanta una forte crescita investe la sociologia accademica italiana, ma al tempo stesso numerosi dibattiti tra coloro che sostengono una ricerca sociale di tipo qualitativo e coloro che preferiscono una ricerca quantitativa dividono la Penisola. Grazie alla spinta degli Stati Uniti si apre un nuovo orizzonte di studi, con dibattiti, lavori e incontri.
Nel 1983 emergono anche in Italia i primi contributi alla sociologia visuale. Finalmente la fotografia diviene uno strumento che accompagna costantemente la ricerca e si parla di sociologia visuale come disciplina a sé stante. Francesco Mattioli, un sociologo, nel 1991 pubblica Sociologia Visuale, un testo nel quale vengono rintracciate le origini, i metodi, i limiti e le problematiche connesse proprio alla materia.
Sempre nel 1983 viene fondata l'IVSA (International Visual Sociology Association). Rappresenta il punto di incontro tra le varie esperienze disciplinari e un momento di riflessione comune tra i sociologi di diversi continenti.
I primi anni Novanta registrano una nuova spinta agli studi di sociologia visuale, sostenuta anche dal convegno del 1993 organizzato dalla "Sezione di Metodologia" dell'AIS (Associazione Italiana di Sociologia) e dall'Istituto di Sociologia dell'Università di Parma, riguardante il dibattito qualità-quantità nella ricerca sociale. Il convegno Il sociologo e le sirene, la sfida dei metodi qualitativi è stato un momento importante di riflessione ed è riuscito a calmare il dibattito.
Gli studiosi, esprimendo la loro posizione, hanno offerto un grande contributo alla disciplina in questione. Il risultato della discussione sta nel punto di incontro per cui la "qualità" e la "quantità" nell'attività di ricerca si completano, condividendo gli stessi ambiti teorico-disciplinari. Non si può pensare alla qualità e alla quantità come due campi separati poiché si contaminano sempre reciprocamente. Nonostante alcune incomprensioni, la sociologia visuale ha tratto beneficio da questo confronto che si apre verso la qualità. Le voci di Francesco Mattioli e Patrizia Faccioli hanno contribuito alla sua considerazione di strumento di ricerca legittimo rispetto a quelli classici. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Le disuguaglianze e l'approccio della sociologia visuale: il caso della rivista L'Espresso dal 1970 ad oggi
CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI
La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF
Acquista
Informazioni tesi
Autore: | Viola Falchi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Siena |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Lorenzo Nasi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 46 |
FAQ
Come consultare una tesi
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Perché consultare una tesi?
- perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
- perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
- perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
Clausole di consultazione
- L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
- Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
- L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
Vuoi tradurre questa tesi?
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »
DUBBI? Contattaci
Contatta la redazione a
[email protected]
Parole chiave
Tesi correlate
Non hai trovato quello che cercavi?
Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database
Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione
Ottimizza la tua ricerca:
- individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
- elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
- se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
- utilizza la ricerca avanzata
- utilizza gli operatori booleani (and, or, "")
Idee per la tesi?
Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti
Come si scrive una tesi di laurea?
A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?
Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.
La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?
La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.
Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:
È ora di pubblicare la tesi