Il piacere e la critica della società in Marcuse
La sessualità si trasforma in Eros
L’instaurazione di un principio di realtà non repressivo in una società non adeguatamente matura per il cambiamento porterebbe il caos e le barbarie. Diverso sarebbe se questo mutamento avvenisse al livello più alto della civiltà, in cui la cultura viene sovvertita solo dopo che essa «ha terminato la sua opera e creato un’umanità e un mondo atti ad essere liberi».
Per verificare gli effetti dell’avvento di un ordine non repressivo in una società sufficientemente matura Marcuse decide di concentrarsi su un caso particolare: l’istinto sessuale.
Sotto il principio di prestazione, data la necessità di indirizzare le energie istintuali verso il lavoro, la libido è limitata al tempo libero e all’esecuzione del solo rapporto genitale. Per ottenere questo risultato «tutte le forze della morale civile furono chiamate in campo contro l’uso del corpo come puro oggetto, mezzo, strumento di piacere; [questo uso divenne il] privilegio malfamato di prostitute, degenerati e pervertiti». L’uomo doveva essere superiore ai propri istinti sessuali e la sessualità riceveva dignità solo quando era trasformata in amore.
In un principio di realtà non repressivo questa situazione dovrebbe mutare sostanzialmente: il corpo, non più utilizzato come semplice strumento di lavoro, si risessualizzerebbe. A Marcuse interessa subito sottolineare come questo mutamento della sessualità non si limiti esclusivamente ad una sua liberazione ma implichi anche una trasformazione radicale. Non si tratterebbe di una semplice esplosione della sessualità, che rischierebbe di essere dannosa per la civiltà, ma piuttosto di un’espansione: nuove zone del corpo e nuovi ambiti della vita sarebbero investiti da quella componente erotica che prima era bandita. Come spiega Marcuse stesso, «erotizzando zone, tempo e rapporti previamente considerati tabù, [si] minimizzerebbero le manifestazioni della sessualità pura integrandole in un ordine molto più ampio, che comprende anche l’ordine del lavoro. In questo contesto, la sessualità tende alla propria sublimazione».
Questa specifica fase di trasformazione della sessualità in Eros, è chiamata da Marcuse autosublimazione della sessualità. Attraverso quest’ultima diventa possibile creare un’intera civiltà che sia in armonia con ogni tipo di espressione della propria sessualità, in cui «il campo e l’obiettivo dell’istinto diventano la vita dell’organismo stesso».
Nasce dunque la necessità di una rivisitazione terminologica: non si può più parlare di semplice sessualità poiché l’istinto non è più limitato al semplice atto sessuale (magari finalizzato alla procreazione), ma è espanso in ogni parte del corpo e in ogni momento della vita dell’individuo.
(Le citazioni sono da H. Marcuse, ‘Eros e civiltà’)
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il piacere e la critica della società in Marcuse
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Informazioni tesi
Autore: | Alessio Dossi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Marialuisa Baldi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 78 |
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