2001: odissea nello spazio, analisi del film
La parola e l'esperienza non verbale in 2001 Odissea
Considerare 2001 come un sistema perfetto di mezzi espressivi strettamente cinematografici è difficilmente sostenibile: ad esempio, nella sequenza dell’alba dell’uomo, come già si è detto, la titolazione “L’alba dell’uomo” è un elemento (linguistico) che influenza notevolmente le immagini successive, contestualizzandole in uno spazio e in un tempo ben determinati – quello della situazione preistorica sulla Terra – ed allo stesso modo fornendo un significato ben determinato agli eventi che verranno mostrati – quello degli inizi dell’esistenza umana.
È solamente un esempio. Si potrebbero considerare, allo stesso scopo, i numerosi dialoghi tra Hal e Dave: strumenti ancora una volta linguistici attraverso i quali solamente è possibile avere delle importanti informazioni circa il computer. Dalle sue parole lo spettatore può comprenderne la personalità altezzosa, il sentire umano, la paura che prova di fronte alla morte imminente. Molti altri esempi potrebbero essere fatti.
Per ciò che riguarda l’osservazione di Mario Falsetto circa la sequenza dell’assassinio dei tre astronauti ibernati quali esempio di cinema puro, Chion osserva che la sequenza non potrebbe affatto essere comprensibile se non presentasse alcuni testi, ancora una volta degli elementi linguistici, ad indicare lo stato delle funzioni vitali degli astronauti che progressivamente vengono fatte cessare. È la lettura delle scritte sui monitor del Discovery “life functions critical” e successivamente “life functions terminated” che permette allo spettatore di comprendere ciò che accade in quelle precise inquadrature.
Un’ulteriore opinione che viene criticata da Michel Chion è l’opinione piuttosto diffusa secondo la quale i dialoghi di 2001, essendo per buona parte dei dialoghi banali o sciocchi (come ad esempio la telefonata tra il dottor Floyd e la figlia o la registrazione video dei genitori di Poole) rimangono sullo sfondo degli eventi, si pongono in secondo piano e per ciò possono essere ignorati.
Al contrario, fa osservare Chion, proprio la banalità di queste conversazioni mette in risalto o perfino crea l’importanza e la solennità di ambienti e vicende in cui esse si situano. È proprio il loro carattere ordinario che contrastando con l’ambiente circostante mette quest’ultimo in risalto come straordinario.
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Informazioni tesi
Autore: | Mattia Zoratti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Mauro Di Donato |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 88 |
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