Ottanta Nostalgia
La nostalgia degli anni '80
Una buona parte dei prodotti culturali che ci circondano, trae spesso la sua forza di risonanza dal suscitare sentimenti di nostalgia o rimanda ad altre immagini e ad altre merci di un passato recente.
Come scrive Morreale : «Le generazioni nate dagli anni sessanta in poi, hanno cominciato a sperimentare su di sé forme di auto-percezione e auto-definizione nuove: non più politiche, geografiche, sociali; ma appunto anzitutto generazionali, trasversali, costruite sulle proprie memorie di consumatori di merci e di spettatori, secondo un ciclo "a ondate" che si ripete da alcuni decenni: "i favolosi anni sessanta" negli anni ottanta, il ritorno degli anni settanta nel decennio successivo, e oggi un revival (distaccato e ironico, per il momento) degli anni ottanta.»
E non è necessario che, per suonare "familiari", si rifacciano a periodi che gli spettatori e i consumatori abbiano davvero conosciuto di persona; infatti insieme alle memorie e nostalgie personali, a partire da alcune generazioni, si integrano e convivono quelle del consumatore di merci tipico della società postmoderna e globalizzata.
La nostalgia che ci circonda suscitata dai media, nasce negli Usa, come afferma Morreale, già nei primi anni sessanta, mentre in Italia dopo il '68 e poi, in maniera sempre più forte, per tutti gli anni settanta, fino al trionfo degli ottanta. La causa sicuramente è da imputare allo sviluppo ed egemonia dei nuovi media e all'aumento del tempo libero, che causano una nostalgia trasmissibile, uniforme, che parte dalla fruizione di prodotti culturali di massa, che fondano identità generazionali da momenti di esperienze individuali di ricezione, lettura, ascolto radiofonico e in particolar modo di visione cinetelevisiva.
Molti studiosi dell'industria culturale hanno osservato come le epoche che tornano all'attenzione dei media sono specialmente i "vent'anni prima", o, come esprime Davis, l'epoca in cui i quarantenni di adesso erano ventenni. Ad esempio, gli anni ottanta, come è stato visto precedentemente, rimpiangono "i favolosi anni sessanta". Questo andamento non è sempre attendibile, difatti non spiegherebbe perché oggi, che siamo alla fine degli anni dieci del duemila, tornano inarrestabili gli anni Ottanta.
Spiega Morreale: « […] il riferimento ai "vent'anni prima" è essenziale per gettare le basi della nostalgia di massa, e ritorna nelle varie generazioni come forza d'urto, mainstream nostalgico. Ma, una volta che il suo meccanismo è stato messo a punto, una volta che i soggetti sono in qualche modo plasmati su di esso, esso informa anche altre epoche e altre merci. […] Gli studi di marketing nostalgia-oriented hanno dimostrato come il periodo che suscita nostalgia nei consumatori può addirittura essere situato prima della loro nascita.»
La nostalgia diventa un aiuto contro le paure e i disagi del presente, attaccandosi ad un passato migliore. Questo spiegherebbe abbastanza bene, perché i momenti di maggior richiamo della nostalgia siano stati, per la società, quelli di maggior incertezza sociale e a livello personale: le fasi del ciclo della vita più esposte alla nostalgia sono quelle di passaggio, ad esempio tra adolescenza ed età adulta; momenti in cui bisogna adattarsi ad un cambiamento. Un ulteriore elemento sta nel fatto di poter condividere questi sentimenti, possibilità amplificata, con l'espansione della "nostalgia mediale", collegato anche ai fenomeni di americanizzazione delle società europee, che matura proprio a partire dagli anni presi in esame.
Dalla fine degli anni ottanta, il modo in sui si attinge al passato è trash, vintage e sempre più forte: «In quegli anni, l'intensità con cui si guarda ai "vent'anni prima" non ha uguali, si tratta di uno sguardo che sostituisce le memorie concorrenti, a vantaggio di una percezione mediata dalle immagini cinematografiche, televisive, musicali, ossia una memoria di consumatori. La sensibilità nostalgica per il passato recente, per la prima volta, si struttura in maniera complessa, come fenomeno di massa, e si articola attraverso i principali media: dalla televisione al cinema […]». Tra remake e citazionismo, gli anni Ottanta guardano al cinema del passato in maniera ossessiva, ma libera da ogni considerazione storica e spesso perfino da ogni pathos generazionale.
Gli anni del benessere e del dopoguerra sono un modello e una metafora, caricati emotivamente, soprattutto perché produttori di immagini e merci. Nel contesto italiano, caratterizzato da un limbo storico, che prelude alla crisi dei successivi anni novanta, non appare sorprendente che il riferimento ideale per i revival, cinematografici e non solo, sia quello degli anni del miracolo economico a cavallo tra anni cinquanta e sessanta. Mai, in nessun periodo precedente, un momento storico aveva modellato così intensamente sé stesso su un epoca precedente.
Da allora in poi, la cosa si ripeterà a diversa intensità per i periodi a venire, ma è negli anni Ottanta che questa forma della nostalgia viene sentita massicciamente per la prima volta all'interno dei mass media e senza distinzione tra le classi sociali. Ovviamente gli anni sessanta, sognati negli ottanta, sono una costruzione che non coincide totalmente con la complessità storica di quel periodo, anzi, per l'Italia, gli anni sessanta del boom economico assolvono sostanzialmente alla stessa funzione mitologica che gli anni cinquanta ricoprono per gli Stati Uniti. L'importante è che si tratta comunque di un periodo di benessere economico, in cui emerge una nuova soggettività giovanile e che precede una stagione dell'impegno politico. Il luna-park immaginario in cui è situata la trasmissione italiana, simbolo degli anni ottanta, Drive in è appunto un luogo completamente mitico dell'immaginario cinematografico statunitense degli anni cinquanta.
In Italia, in effetti, il drive in non ha mai avuto successo, eppure stava ad indicare che si trattava di una tv moderna, in cui si potevano rimpiangere, come gli Stati Uniti, gli anni cinquanta fatti di cinema a colori e in cui si andava al cinema in auto.
Negli Usa sono molti i film, oltre a Ritorno al futuro che sfruttano il ricordo di quegli anni d'oro, già a partire dal 1978 con il musical Grease-Brillantina (1978) di Randall Kleiser. Il film, che renderà celebri a tutto il mondo John Travolta e Olivia Newton-John, fonde insieme memorie, vissute e cinematografiche, insieme a costumi di quegli anni.
Per il ritorno del rock'n'roll, dopo Grease, si ricordano alcuni biopic di rockstar degli anni cinquanta, come La bamba (1987) e Great Balls of fire – Vampate di fuoco, (1989). Invece il filone dei teddy boys viene riletto in profondità, con inquietudini che si proiettano sul decennio presente, da Francis Ford Coppola in I ragazzi della 56sima strada (1983) e Rusty il selvaggio (1983), sublime metafora dell'adolescenza non come età anagrafica, ma come sogno, quindi così come è stata raccontata, mitizzata dal cinema americano.
È un film di "nostalgia della ribellione", con rimandi e echi a tutto il cinema giovanile Usa, da Gioventù bruciata (1955) a Il selvaggio (1953), a West side story (1961). Coppola capisce che l'adolescenza non si può collocare da nessuna parte, se non fuori dal tempo, quello cinematografico-emotivo. Sugli anni cinquanta si assedierà anche l'acido John Waters, con alcuni film espliciti nel satireggiare l'ottusità di quel decennio e il conformismo del presente: Grasso è bello (Hairspray, 1988) e Cry Baby (1990), ambientati in Baltimora. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Ottanta Nostalgia
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Informazioni tesi
Autore: | Martina Tevere |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Giovambattista Fatelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 60 |
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