Il ruolo delle istituzioni e delle imprese nello sviluppo del settore vitivinicolo. Il caso Moncaro
La nascita della cooperativa tra produttori del verdicchio
Negli anni in cui l'Italia si preparava ad entrare nella Cee, quando cioè i redditi degli agricoltori erano molto ridotti e l'agricoltura costituiva un settore che assorbiva gran parte dell'occupazione, nasce a Montecarotto, in provincia di Ancona, l'idea di creare la "Cooperativa tra produttori del verdicchio". L'idea era quella di unire le forze degli agricoltori per costituire un apparato aziendale in grado di competere e fronteggiare la realtà economica che si andava delineando. Lo sviluppo di una cooperativa risultava lo strumento migliore, quale organismo che permette la valorizzazione tanto del lavoro, che del prodotto. Il Fattore che alimentava questa visione era proprio la realtà agricola di Montecarotto che presentava tutte le caratteristiche necessarie a tale disegno e cioè: una produzione qualitativamente elevata delle uve, trovandosi il comune stesso nel centro nevralgico della regione produttiva del vino Verdicchio D.O.C. classico, ed una storica disponibilità degli agricoltori ad associarsi. La Moncaro, di denominazione originaria "Cooperativa tra produttori del verdicchio", si costituì legalmente a Montecarotto il 12 Aprile 1964. Nei primi anni, successivi alla costituzione, la cooperativa si era concentrata principalmente nell'ampliamento della base sociale e nell'acquisizione di capitali e finanziamenti, fino a che, nel 1971 vinificava per la prima volta. Al tempo, il quadro normativo prevedeva numerosi fondi e finanziamenti di sostegno ai redditi agricoli che volevano favorire la costituzione di impianti di lavorazione, trasformazione e vendita di prodotti, particolarmente su base cooperativa; a tal proposito tra le misure caratterizzanti del tempo si ricordano i "piani verdi" e strumenti finanziari di politica agraria come il Feoga. I contributi comunitari del Feoga erano però vincolati al raggiungimento di un minimo di 30 mila quintali di uva e per questo motivo era necessario per la Moncaro allargare la propria base sociale ricercando adesioni, prima nei comuni limitrofi: Serra dei Conti, Castelplanio, Cupramontana, poi ampliando la propria cornice a Rosora, Mergo, Arcevia, Belvedere, Corinaldo ed infine a tutta l'area dei Castelli di Jesi. Nel 1967, con 367 soci, e con circa 31.500 quintali di uva pronti ad essere immessi nel processo di vinificazione in cooperativa, è stato presentato il progetto a Bruxelles.
Successivamente all'approvazione di quest'ultimo si è avuta la possibilità di costruire materialmente la cantina. Nel maggio 1971 i lavori che hanno preso il via, hanno permesso, già nella vendemmia dello stesso anno, di rendere operativi gli impianti al 50% della loro capacità. Nei successivi anni però, la Moncaro ha mutato la sua forma, assumendo prima, la denominazione di Terre Cortesi Moncaro in data 29 agosto 1996, in concomitanza all'esecuzione dell'incorporazione della Cantina Sociale del Conero, incorporando successivamente, anche la Cantina Sociale dei Colli di Acquaviva Picena grazie all'atto di fusione per incorporazione del 30\06\2000 ed infine, il 7 dicembre 2004, la cooperativa si qualifica come società cooperativa a mutualità prevalente, modificando la denominazione sociale in Terre Cortesi Moncaro Società Cooperativa Agricola, e lo statuto sociale al fine di adeguarlo alle nuove disposizione del diritto societario. [...]
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Il ruolo delle istituzioni e delle imprese nello sviluppo del settore vitivinicolo. Il caso Moncaro
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Informazioni tesi
Autore: | Filippo Animali |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Università degli Studi di Ancona |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Francesco Galioto |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 37 |
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