La poetica del “Nightmare” nel rapporto Burton Elfman

«The Nightmare Before Christmas è innanzitutto un classico musical, con dieci canzoni originali e brani strumentali, una vera e propria opera inventata, scritta e orchestrata dal fedele Danny Elfman».
Non a caso Monteleone utilizza il termine “opera” per descrivere il film. La struttura dell’opera sette-ottocentesca italiana si suddivide essenzialmente in due momenti contrastanti che si possono chiamare recitativi e arie. Ai primi sono associati i momenti d’azione, dove avviene la narrazione delle vicende. Nei secondi, invece, si da spazio alle emozioni, ai sentimenti dei personaggi: l’azione si ferma, e il protagonista, cantando, da sfogo al suo stato d’animo. “The Nightmare Before Christmas”, in quanto musical, trae le sue origini dall’opera. Si avverte perciò anche in esso il medesimo meccanismo: l’alternarsi tra momenti di azione e altri di riflessione.
Si pensi ad esempio alla scena in cui Jack esprime la sua frustrazione per la routine che lo fa sentire vuoto o, ancora, al suo arrivo a Christmastown, dove cantando manifesta tutto lo stupore che prova imbattendosi in cose che neanche immaginava esistessero. Lo stesso avviene per Sally quando canterà la preoccupazione che sente per la pericolosa impresa di Jack. In tutti questi casi ci troviamo di fronte a un’aria.
Un’aria può manifestarsi anche in una scena di duetto; nel descrivere questo caso si può rintracciare un esempio alla fine del film, quando Sally e Jack si ritrovano nella collinetta del cimitero per esprimere il reciproco desiderio di un destino comune.
Le musiche del film si fondono con la narrazione al punto di riuscire a trasportare lo spettatore all’interno del meraviglioso mondo rappresentato. Sono capaci di integrarsi perfettamente con i personaggi e di arricchire gli stessi delle emozioni che provano durante il percorso che separa i tre mondi immaginati da Burton: Halloweentown, Christmastown e il mondo reale.
Elfman racconta che dalle musiche che si accingeva a creare voleva una sonorità atemporale, senza uno stile ben preciso al quale adeguarsi. Burton ed Elfman erano soliti incontrarsi per definire la colonna sonora; il regista descriveva i personaggi al compositore che a sua volta tentava, basandosi sulle indicazioni ricevute, di estrarne l’anima per convertirla in note. Ne risulta una ricca variabilità sonora che muove dalla musica orchestrale, prevalente in quasi tutto il film, al jazz-swing stile anni ’50 con il quale ci è presentato Oogie Boogie.
Molte delle colonne sonore che Elfman ha composto nella sua carriera sono registrate da grandi orchestre di circa cento musicisti. Così succede ad esempio in “Edward Mani di Forbice” o in “Batman”. La sua passione per le composizioni orchestrali nasce ascoltando le musiche dei più grandi compositori che egli ammira: Bernard Herrmann, Alfred Newmann e Miklos Rozsa. In “The Nightmare Before Christmas” il compositore sfrutta un’orchestra ridotta, che conta circa cinquanta o sessanta componenti, per dare un suono più incisivo e più “all’antica”, «come se i brani fossero registrati nel 1951».
Oltre a comporre le musiche e i testi delle canzoni, Elfman presterà la sua voce ad alcuni personaggi del film: a Jack Skellington quando canta, allo scheletrico Barrel del trio “Lock, Shock e Barrel” (i tre ragazzini mascherati per il “trick or treat”, ovvero l’italiano “dolcetto o scherzetto”), e al Clown dall’Incredibile Faccia (The Clown with the Tear Away Face). Nella versione italiana la voce di Jack è resa in modo superlativo da un Renato Zero in versione “melodrammatica”.
Non potendo, in questa ristretta sede, prestare attenzione a tutti i brani composti da Danny Elfman per il film, cercherò di focalizzare la mia analisi su quelli che ritengo siano i più significativi, con particolare considerazione ai leitmotiv dedicati ai personaggi centrali: Jack e Sally.