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L'ultimo degli esistenzialisti - Ingmar Bergman e le filosofie del dubbio

L'ultima fase: Ingmar Bergman romanziere della memoria

Dopo il suo ultimo film girato in Germania dal titolo Aus dem leben der marionetten (Una vita di marionette), Bergman stava per dare l'addio al grande schermo ma ciò non sarebbe successo se non in grande stile, producendo un'opera monumentale, summa dell'opus bergmaniano e di tutti i temi che più lo avevano visto impegnato nel corso di quasi quattro decadi: Fanny och alexander.
Il film è l'affresco alla Dickens di una nobile e prosperosa famiglia svedese di inizio ventesimo secolo, intessuta di numerosissimi riferimenti autobiografici dell'infanzia del regista svedese. Il racconto del proprio passato, l'esercizio di scrittura come strumento grazie al quale è possibile rivivere i ricordi dell'infanzia amalgamandoli e confondendoli con fatti reali, presunti tali o eventi frutto della fantasia, il passaggio dal sogno alla veglia e dalla veglia ad altre forme di realtà in cui i morti non sono più tali e i vivi rassomigliano a fantasmi erranti caratterizzerà l'ultima fase creativa di Bergman, già ravvisata nel film dell'addio.
Nonostante ciò Bergman non smetterà mai di realizzare opere cinematografiche per la televisione e l'amore per il teatro, il palcoscenico e gli attori gli permetteranno di mettere in scena numerosi drammi, sia suoi sia per conto di terzi. Nel 1981 sarà l'anno del progetto teatrale più ambizioso di sempre, la trilogia composta da Casa di Bambola di Ibsen (Nora nella versione tedesca curata da Bergman), La signorina Julie di Strindberg e l'adattamento teatrale di Scener ur ett äktenskap.
La prima assoluta si tenne al Residentztheater di Monaco il 31 aprile del 1981 durante l'esilio autoimposto dal regista e il lavoro passò alla storia come il "Bergman's Project". Nora/Julia/Marianne; tre eroine in lotta contro l'opprimente identità di classe borghese, maschilista e classista, desiderose altresì di conquistare una libertà autonoma (ma non attraverso la via del suicidio come nell'Hedda Gabler di Ibsen curata da Bergman e messa in scena nel 1979 sempre a Monaco) rinunciando al vetusto canovaccio dei ruoli di mogli.
Solo due anni dopo dal suo presunto congedo dirigerà il parapsicologico Efter repetitionen, opera che esplora il ruolo del drammaturgo, il suo rapporto con gli attori e le fondamenta dell'attività creativa. Per Bergman, affinché si riveli la potenza dell'illusione teatrale, è necessario che il pubblico partecipi attivamente alla performance dell'attore vedendo in esso il personaggio a cui presta il suo corpo e la sua voce. Da una parte vi è l'essere umano in carne e ossa e dall'altra quell'entità che si manifesta solo a condizione che lo spettatore decida di farsi suggestionare dal testo portato in scena. La de-materializzazione dello scenario e il rifiuto del naturalismo è forse l'elemento più proprio dell'arte teatrale di Bergman e di cui il Vogler di Efter repetitionen si fa portavoce. [...]

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L'ultimo degli esistenzialisti - Ingmar Bergman e le filosofie del dubbio

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Informazioni tesi

  Autore: Roberto Antoniello
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Enrico  Giannetto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 188

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