L'industria Italiana tra potere statale e impresa privata. Il divario Nord-Sud e le cattedrali nel deserto
L'importanza della Cassa per il Mezzogiorno e la Svimez
In questi anni, nonostante il fatto che l'Italia fosse diventata la settima potenza industriale del mondo, la sua economia continuava a presentare due volti differenti: il Sud arretrato e povero, con un'agricoltura ancora in gran parte latifondistica, senza infrastrutture non in grado di consentire l'insediamento d'industrie, che invece rimasero concentrate al Nord nel "Triangolo industriale" Milano-Torino-Genova. Infatti, un imponente flusso migratorio portò molti lavoratori dalle aree agricole del Mezzogiorno verso le regioni e le città industrializzate dell'Italia del Nord che potevano garantire posti di lavoro nelle loro fabbriche. In questa situazione i "meridionalisti industrialisti", Menichella, Saraceno, Mattioli, Morandi, puntarono sulla disponibilità della politica americana per gli aiuti alla ricostruzione dell'Europa e delle aree depresse del mondo, che fu la base e la scommessa per la futura ripresa dell'economia italiana e permise al nostro paese di relazionarsi in veste di paese con gli stessi diritti dei paesi cobelligeranti. Il rapporto sull'IRI che Menichella consegnò agli americani nel 1943 spiegava perchè esso avesse il controllo della maggior parte delle industrie italiane, nonostante sollecitasse la partecipazione di capitale privato, e un controllo quasi totale delle banche descrivendo l'Italia come il paese dei salvataggi bancari e delineando gli aspetti di quell'intreccio tra banche ed imprese. Menichella sottolineava anche la necessità, per l'Italia, di avere un'organizzazione migliore ed un codice bancario molto più rigoroso di quello emanato nel 1936.
"… il disordine monetario ed economico che si verificherà in Italia nei prossimi anni, e quello non meno grave che si avrà nei quadri della burocrazia finanziaria fino a quando lo stato non si sarà ricostituito nelle sue istituzioni e nei suoi strumenti di azione economica, rendono illusorio qualunque esperimento di controllo bancario estrinseco, così come illusorio è risultato quando il nostro paese viveva nell'ordine. D'altra parte sarebbero fonti di gravi inconvenienti, un ritorno puro e semplice alle grandi banche nell'ambito privatistico prima che lo stato abbia definito quali rapporti debbano intercorrere tra esso e la grande industria, ciò che non si potrà fare fino a quando, con la liberazione dell'Italia settentrionale, non si sia potuto constatare che cosa sia rimasto e che cosa possa rimanere della grande industria, sia di quella appartenente all'IRI, e soprattutto non si potrà fare prima che si sia deliberata la Costituente".
Ad accaparrarsi il consenso degli alleati contribuì anche la missione inviata dal governo italiano a Washington nel 1944 affidata a Raffaele Mattioli, il quale definì i poteri dell'unicità della Banca d'Italia quale unico istituto avente potere di emissione e controllo della circolazione monetaria in Italia. Con gli aiuti ottenuti dagli americani per la ricostruzione, nacque nel 1947 l'Associazione per lo Sviluppo dell'Industria del Mezzogiorno (SVIMEZ), a cui aderirono quasi tutte le forze economiche e sociali importanti come la Banca d'Italia, Confindustria, la Fiat, la Montecatini, la Breda, la Pirelli, la Olivetti ecc…
L'associazione fu presentata come un organo fuori da ogni finalità e controllo politico avente carattere di modernità e efficienza fuori dalle lungaggini burocratiche e con propria capacità di azione e investimento. Scopo principale dell'associazione sin dall'inizio fu lo studio dell'economia dell'Italia meridionale per promuovere, attraverso l'approfondimento delle ragioni del divario economico tra nord e sud, programmi di sviluppo delle Regioni meridionali, arrivando così a realizzare "l'unificazione anche economica dell'Italia".
Il lei motiv dell'Associazione è "industrializzare" il Mezzogiorno, cioè promuovere lo sviluppo con l'applicazione delle logiche industriali a tutti i settori dell'economia, servizi e turismo compresi. Non è il libero mercato lasciato a se stesso in grado di risolvere la "questione meridionale", ma lo Stato, che deve promuovere la crescita del Sud con un insieme coordinato di azioni pubbliche e di interventi "straordinari". Straordinari per tre motivi:
. creare una convenienza all'investimento in un'area che da sola non attirerebbe imprenditori esterni;
. sostenere grandi opere, infrastrutturali e non solo, che richiedono quantità di risorse impossibili per i privati;
. affiancare l'attività delle amministrazioni ordinarie, limitate e inefficaci.
"Quando si dice industria, non si vuole intendere il trapianto di unità isolate o una vegetazione forzata di iniziative, ma un complesso di attività trasformatrici che abbia vitalità naturale e vigore creativo. Se per vincere certi svantaggi di partenza può essere necessario che lo stato accordi compensi e facilitazioni, non possono però essere questi i puntelli capaci di reggere un edificio che manchi di fondamenta. Si tratta di promuovere industrie che abbiano ragione economica di sorgere e possibilità di svilupparsi. Per corrispondere a questo scopo non è propriamente atta la legge e neanche idoneo lo stato se la selezione non avviene per cura di altri organi che siano espressi dagli stessi fautori della produzione".
Tra il 1948 e il 1950 vennero elaborati due documenti importanti dalla SVIMEZ, uno era il programma elaborato da Pasquale Saraceno, "L'economia italiana di fronte al piano Marshall", il quale divenne il documento ufficiale del governo italiano presso l'Organizzazione Europea per la cooperazione economica, l'altro, elaborato da Francesco Giordano, "Financing of the economie Development of Southern Italy", presentato nel 1949 alla BIRS (Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo), fu alla base delle decisioni dell'organismo internazionale e del governo italiano a favore del piano straordinario di investimenti pubblici e privati nel Mezzogiorno.
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L'industria Italiana tra potere statale e impresa privata. Il divario Nord-Sud e le cattedrali nel deserto
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Informazioni tesi
Autore: | Pietro Depascale |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della Comunicazione |
Relatore: | Matteo Pasetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 59 |
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