Platone e il mito
L'attacco ai poeti di Platone nella Repubblica
Proprio dalla questione della giustizia prende le mosse la Repubblica. Nel primo libro Socrate ospite nella casa di Cefalo, padre di Polemarco, è impegnato a sostenere la superiorità della giustizia sull'ingiustizia e di come questa sia un vizio e quella una virtù, contro le tesi di Trasimaco che vogliono la giustizia frutto di una debolezza, della paura di subire ingiustizie o dell'incapacità di commetterle.
La discussione si conclude a favore di Socrate ma altri due ospiti della casa restano insoddisfatti e chiedono un ulteriore approfondimento dell'argomento. Il secondo libro si apre infatti con l'invito da parte di Glaucone ed Adimanto ad una più precisa e forte difesa della giustizia nei confronti di quello che comunemente si pensa.
Infatti l'autore utilizza proprio l'invito di Adimanto, oltre che per ribadire le obiezioni di Trasimaco, per anticipare alcuni punti che gli stanno particolarmente a cuore, per sottolineare l'empietà e la falsità del sapere dei poeti, di come il sapere dei più sia formato dai poeti stessi (“la conoscenza che ne abbiamo non ci viene da altro se non dalla tradizione orale o dalle leggende e dai poeti autori di genealogie”) e alla fine di questo Socrate propone di cercare la giustizia in un ambito più grande in modo che sia più semplice rintracciarla e ponendo l'analogia tra l'anima e la polis dare il via a quella che è la vera e propria costituzione della repubblica. Inoltre con Adimanto chiede un elogio della giustizia per sé stessa e non per la buona reputazione e i vantaggi che essa comporta, esortazione proprio ad abbandonare il divenire ,pieno di quelli che poi Aristotele definirà accidenti, alla ricerca più fruttuosa dell'eidos puro “ nessuno mai biasimò l'ingiustizia né lodò la giustizia per ragioni diverse dalla reputazione, dagli onori e dai doni che ne conseguono.
Ma nessuno mai, né in poesia né in prosa, ha indagato abbastanza qual è l'effetto della giustizia e dell'ingiustizia, ciascuna considerata per sé e per il suo potere, dentro l'anima di chi la possiede, nascosta agli dèi e agli uomini; né ha dimostrato con il suo discorso che l'ingiustizia è il maggiore di tutti i mali dell'anima, la giustizia invece il massimo bene.”. A questo punto comincia la costruzione “ideale” della polis e di come dovrebbe essere, e questo escamotage si rivela molto utile in quanto nel giro di poche pagine si arriva alla tematica principale di tutta l'opera: l'educazione.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Platone e il mito
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Informazioni tesi
Autore: | Fedele Colasanto |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Siena - sede di Arezzo |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Paolo Gualtieri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 36 |
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