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Origine ed evoluzione dell'Iconografia della Morte nel Medioevo in Italia. L'incontro dei tre Vivi e dei tre Morti, il Trionfo della Morte e la Danza Macabra

L’inizio della rappresentazione della morte

Per quanto possa sembrare inadeguato considerare la morte come un’invenzione, bisogna prendere in considerazione il fatto che la sua raffigurazione non sia stata sempre specifica e precisa: essa può essere considerata come una delle creazioni che hanno caratterizzato il Medioevo, nonostante fin dall’epoca preistorica l’uomo abbia avuto contatti con il concetto di morte tanto da elaborarne rituali e culti.
Fino al XII secolo la morte non era intesa unicamente come un’unità a sé stante: si pensava che fosse legata ai casi di mortalità e che non fosse possibile individuare una figura che fosse provvista di caratteristiche e connotati fisici delineabili nell’immaginario collettivo.
Essa non veniva immaginata come una figura che cercasse le vittime da mietere o che inseguisse i predestinati, esisteva semplicemente senza una rappresentazione che ne circoscrivesse l’essenza.
Una rivoluzione si ebbe solo in questo secolo a partire dai testi che fino ad allora venivano considerati come massime autorità e che iniziarono ad essere giudicati oggettivamente piuttosto che soggettivamente.
Grazie alla riscoperta e alla traduzione dal greco al latino dei testi di Aristotele vi fu una imponente circolazione di visioni differenti rispetto a quelle Europee che precedentemente venivano ignorate, ciò comportò un ampliamento degli studi di medicina e diritto nelle università e la nascita di grandi scuole urbane che si opponevano a quelle monastiche, in maniera tale che i monaci non fossero più gli unici e soli detentori del sapere74.
Di conseguenza, prese posto una cultura laica che senza dubbio rivalutò i valori terreni come i piaceri della vita, la passione, il denaro ed altri temi che vennero riscoperti ed apprezzati dopo essere stati avviliti dal cristianesimo; tuttavia, fu proprio a causa della riscoperta di queste tematiche legate alla passione per la vita che il mondo ecclesiastico reagì con forza, cercando di riportare l’uomo verso la via della redenzione: più aumentava l’ostentazione, più il clero puntava all’ ascetismo e al controllo delle pulsioni75.
E’ importante attenzionare il substrato culturale entro il quale nasce il tema del macabro e il senso della morte, che si configurano come novità assolute nel pensiero dell’uomo medievale, a partire dalle condizioni di vita nelle quali versava la popolazione medievale: le loro vite erano caratterizzate da situazioni di povertà, di precarietà e da un basso livello di istruzione, di conseguenza affidavano le proprie vite alla preghiera e alla religione cristiana, attraverso la quale si era sviluppata la credenza che al termine della propria esistenza li aspettasse un destino salvifico.
Durante il Basso Medioevo, il sistema dei valori iniziò ad avviarsi verso la strada del cambiamento, in quanto la popolazione avvertiva la necessità di produrre opere letterarie e artistiche che mettessero l’uomo in guardia dalla loro inevitabile fine.
Non fu solo la fragilità dell’animo umano in quel periodo a contribuire ad un mutamento della visione della morte verso una versione più macabra, ma qualcosa di molto peggio e di molto più concreto, che colpì direttamente l’uomo e che lo spinse a mutare la concezione della morte assunta fino ad allora: la Peste.
È questa la causa che lo costringe a rivalutare l’idea che fino ad allora aveva avuto della morte, rendendola un flagello che sarà il punto centrale delle Danze Macabre, secondo le quali non esiste nessuno che possa sopravvivere76.
Per quanto riguarda la nascita di un’iconografia che le renda giustizia, gli artisti medievali si scontrarono con la difficoltà di rappresentare la Morte: ebbero bisogno di effettuare un enorme sforzo di immaginazione, poiché la figurazione dell’immagine era inedita e non si sviluppò prima del XV secolo.

Prima di questo momento, infatti, non è reperibile alcuna informazione sul corredo di immagini legate alla morte e al destino del corpo.
La stessa arte cristiana, dal punto di vista iconografico, in principio evitò le rappresentazioni della Morte, preferendogli di contro immagini di resurrezione o dell’ascesa dell’anima al Paradiso, come disse lo stesso Alberto Tenenti: «Durante dieci secoli il cristianesimo non ha sentito il bisogno di rappresentare la sorte del corpo: esso poteva nascere solo dall’orrore e dal rimpianto che la fede escludeva.
Bisognerà ammettere una trasformazione molto profonda nelle strutture spirituali cristiane per attribuire loro, anche solo in parte, le manifestazioni di quel senso della morte di cui l’iconografia dei secoli XV e XVI è l’espressione
»77.
Fu solo a partire dal XIII secolo che gli artisti iniziarono a ricevere commissioni da parte della chiesa per rappresentare l’atto stesso della morte, attraverso delle rappresentazioni struggenti e drammatiche, cariche di tutta la sofferenza che fossero capaci di esprimere. All’interno del precedente capitolo di questa tesi è già stato appurato che la Chiesa iniziò a servirsi delle rappresentazioni macabre per incutere timore nei confronti dei fedeli che sembravano aver scordato la presenza di un aldilà per concentrare tutti i propri sforzi e le proprie energie per concentrarsi sui beni terreni dell’aldiquà.
Da una parte, infatti, cercò di arginare nella mente dei fedeli il pensiero della positività dell’ esistenza del Purgatorio, inculcando l’idea che le pene a cui le anime fossero sottoposte all’interno di questo luogo fossero addirittura peggiori rispetto a qualsiasi altra pena terrena e che il tempo necessario affinché i peccati venissero cancellati fosse incredibilmente più lungo rispetto a quello necessario sulla terra; dall’altra parte non rinunciò all’iconografia macabra, servendosene per promuovere una didattica del terrore attraverso la quale indurre i fedeli a perseguire la strada dei propri scopi.
Considerando che ormai il Purgatorio aveva distrutto l’Inferno, ebbe la necessità di cercare un nuovo capro espiatorio per condurre i fedeli alla redenzione e lo trovò all’interno di un argomento che non aveva nulla di cristiano, ovvero quello della sorte del corpo, del quale gli uomini non avrebbero più dovuto preoccuparsi se fossero stati attenti unicamente alla salvezza dell’anima78.
In conclusione, la motivazione che indusse la Chiesa a servirsi dei temi macabri fu quello di cercare di convincere i cristiani della caducità dei beni terreni e facendo leva sulla macabra rappresentazione degli scheletri, dei cadaveri, della decomposizione della carne e del conseguente destino del corpo dopo la morte, riuscì a rinsaldare il legame con i suoi fedeli, permettendo che questi temi si ritagliassero uno spazio all’interno dell’iconografia medievale79.



74 S. RENDA, L’invenzione della morte: Danze Macabre, Collana Artgothique, Hermatena Mutus Liber, Universal Book - Rende (CS), 2015, pp. 11 - 13.
75 Ivi, p. 14.
76 Ivi, pp. 16 – 17.
77 Cfr. A. TENENTI, Il senso della morte...,1957, p. 430.
78 CH. FRUGONI, Senza misericordia, il Trionfo della Morte e la Danza macabra a Clusone, Einaudi, Verona,2016, pp. 8 – 10.
79 RENDA, L’invenzione della morte ..., 2015, pp. 17-18.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Origine ed evoluzione dell'Iconografia della Morte nel Medioevo in Italia. L'incontro dei tre Vivi e dei tre Morti, il Trionfo della Morte e la Danza Macabra

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Informazioni tesi

  Autore: Elisa Pischedda
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Dipartimento di Culture e Società
  Corso: Storia dell'arte
  Relatore: Giovanni Travagliato
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 148

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Parole chiave

storia
arte
morte
medioevo
iconografia
macabro
trionfo della morte
danza macabra
incontro dei tre vivi e dei tre morti

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