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Disruptive Innovation: impatto del cambiamento digitale. Il caso Netflix

L’impatto della distruzione digitale

Un grande obiettivo per molte startup, investitori e imprenditori è creare il prossimo Netflix, Amazon, Uber o Airbnb, cioè essere un distruttore digitale. Prendiamo proprio ad esempio Netflix, la sua piattaforma digitale è riuscita a conquistare il modello analogico e fisico di Blockbuster portando un livello digitale su misura per i clienti, i film e anche i posizionamenti dei marchi. Prima di Netflix, Blockbuster era il canale mediatico di preferenza. È morto piuttosto rapidamente quando i media e il loro consumo sono diventati digitali.

Una ricerca realizzata da IDC e SAP (International Data Corporation, Systemanalyse Programmentwicklung, 2018, p. 4) nel 2018, ha intervistato 600 digital leader IT e non, per analizzare quanto il tema dell’innovazione e della trasformazione ha inciso e qual è la propensione all’investimento delle imprese operanti in Italia. Dalla ricerca è emersa una grande consapevolezza da parte delle aziende sulla necessità di trasformare le proprie strategie e i propri modelli di business per far fronte alla rivoluzione digitale. Dai dati viene segnalato infatti che il 70% delle aziende italiane è consapevole che il proprio settore sia esposto a processi di innovazione e Disruption digitale. Ne consegue dunque che il 48% di esse punta a interventi mirati a limitato impatto sul modello di business mentre il 42% avvierà strategie progressive di innovazione del modello di business. Il 10% è infine tendente a iniziative disruptive a forte impatto sul modello di business. Dallo studio condotto viene evidenziato inoltre che c’è una forte incidenza pure sugli investimenti: il 37% prevede di incrementare la spesa in innovazione tecnologica e digitale, percentuale un po’ bassa perché c’è timore nel non riuscire ad implementare un progetto digital sull’intera azienda e alla presenza o meno di risorse dedicate all’innovazione aziendale. Il 56% delle aziende intervistate inoltre ha al suo interno un team di ricerca, sviluppo e innovazione stabile e strutturato, dedicato ad avviare progetti di trasformazione digitale, il 24% non presenta team di innovazione strutturati, ma li crea ad hoc in base ai progetti ed il 20% infine non presenta né team strutturati né ad hoc, ma l’innovazione viene portata avanti da singole figure (International Data Corporation, Systemanalyse Programmentwicklung, 2018).

Un altro studio condotto da McKinsey (Bughin et al., 2017) riporta che nonostante l’emergere di nuovi mercati e le nuove tecnologie digitali sempre più insistenti nella nostra vita quotidiana portano a far supporre che la digitalizzazione dell’economia sia già molto avanzata, in realtà le industrie digitalizzate sono meno del 40%. Secondo tale ricerca, viene inoltre mostrato come mentre la digitalizzazione penetra sempre di più, c’è una parte di imprese capace di catturare la maggior parte dei profitti, e una restante parte che non riesce a realizzare investimenti al di sopra del costo del capitale. Strategie digitali audaci e strettamente integrate saranno il più grande fattore di differenziazione tra le aziende che vincono e quelle che non vincono, e i maggiori guadagni andranno naturalmente a quelle che iniziano le distruzioni digitali. Le aziende che seguono velocemente, con eccellenza operativa e agilità nell’adeguarsi alle innovazioni introdotte sul mercato, seppur non posizionandosi al livello della promotrice di digital disruptor, non saranno poi molto indietro. I risultati della ricerca condotta, presi insieme, equivalgono a un chiaro mandato ad agire con decisione, sia attraverso la creazione di nuovi business digitali, sia reinventando gli approcci strategici già oggi per fronteggiare questa sfida. Dalla ricerca emerge che le strategie digitali delle imprese si concentrano maggiormente tra i canali di distribuzione e nel marketing, per quanto riguarda invece le supply chains (processi di produzione e distribuzione), ritenute secondo lo studio come opportunità emergenti, sono prese in considerazione solo dal 2% del campione studiato.

Attualmente emerge dunque che l’impatto della Digital Disruption lo troviamo presente in tutti i settori, nel mondo della fotografia, sui navigatori, nel settore videogame e perfino nel mondo della Salute e della Sanità, non solo, la trasformazione digitale ha avuto anche un forte impatto su come ci interfacciamo ai prodotti ed i servizi e sulle nostre interazioni con le aziende. Inoltre ancora più visibile è l’impatto che il fenomeno della distruzione digitale ha avuto sulla capitalizzazione delle imprese. Le leader del mercato sono proprio quelle aziende che hanno capito come fare business in questo nuovo scenario digitale, gestendo nel migliore dei modi i
dati e le tecnologie digitali, tra queste: Apple (926,9 bilioni di dollari di capitalizzazione), Amazon (777.8 bilioni di dollari di capitalizzazione), Alphabet (766.4 bilioni di dollari di capitalizzazione), Microsoft (750.6 bilioni di dollari di capitalizzazione), Facebook (541.5 bilioni di dollari di capitalizzazione) e Alibaba (499.4 bilioni di dollari di capitalizzazione).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Disruptive Innovation: impatto del cambiamento digitale. Il caso Netflix

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Nunaj
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Serena Cubico
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 43

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