Il giornalismo italiano come watchdog: le carte deontologiche disattese
L’etica della comunicazione
La parola etica deriva dal greco éthos e ha due significati. Il primo è la riflessione sul nostro agire, il secondo è l’enumerazione dei criteri e principi che guidano la condotta del singolo e della comunità.
Questi due significati si traducono, nel senso comune, in etica e morale. Sui molteplici problemi derivanti dall’etica, ovvero cos’è da considerare buono o cattivo nella condotta umana, si sono interrogati tutti i filosofi antichi e moderni sino a chiedersi, in ultima analisi, quale sia il senso dell’agire.
Ognuno di loro ha dato risposte differenti a questo problema filosofico. Scrive in proposito, per una definizione semplice ed immediata, il giornalista Vittorio Roidi: “L’etica è il dover essere di ciascuno di noi, a seconda di chi siamo e in che rapporto ci troviamo con gli altri. Può discendere da una religione, da un contratto sociale, da un lavoro, da una professione.
Indica l’azione umana e poi, di conseguenza, il giusto rispetto allo sbagliato, il corretto rispetto allo scorretto, il bene rispetto al male. Il termine stesso, etica, ha una doppia accezione: i valori alla base dell’agire e le regole che consentono la realizzazione di quei valori”.
Il compito del filosofo contemporaneo è forse più arduo: ci troviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci permette cose che fino a pochi decenni fa sarebbero state inimmaginabili. Dall’avvento della radio e della televisione tutto si è sviluppato ad una velocità strabiliante.
Oggi il potenziamento umano arriva al paradosso: si può intervenire sempre più invasivamente sulla natura rischiando di distaccarcene completamente, plasmandola a nostro piacimento.
La tecnica ha raggiunto una propria autonomia grazie alla quale un determinato processo può avere un proprio sviluppo senza poter più essere controllato da coloro che lo hanno innescato. È da queste considerazioni sullo sviluppo umano che prendono le mosse le etiche applicate. Le vecchie domande vengono riproposte nell’ottica dell’agire nuovo proprio dell’età della tecnica.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il giornalismo italiano come watchdog: le carte deontologiche disattese
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Informazioni tesi
Autore: | Lara Dal Monte |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Comunicazione Pubblica, Sociale e d'Impresa |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Adriano Fabris |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 64 |
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