Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione come opportunità per l’inclusione dei disabili – Il Digital divide e il ruolo delle tecnologie assistive
L’empowerment delle persone con disabilità
Il concetto di empowerment delle persone con disabilità viene descritto come la percezione che la persona ha rispetto al suo ruolo ricoperto nella società. In Italia come nel mondo le persone anzichè sentirsi inadeguate, incapaci, malate, arrivano a percepirsi come discriminate, senza pari opportunità e con ostacoli e barriere che incontrano tutti i giorni: un percorso che dovrebbe stare alla base di tutte le azioni di empowerment indirizzate alle persone con disabilità nei vari ambiti. La Convenzione ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità sottolinea che i servizi dovrebbero offrire riabilitazione e abilitazione non solo in campo sanitario ma anche in quello educativo, lavorativo, in quello dei servizi sociali, consentendo la conduzione di una vita indipendente, attività che dovrebbero stare all’attenzione della persona con la trasformazione del modello medico in un modello basato sui diritti umani.
Se si prendono come esempio i modelli di intervento dei Servizi di Inserimento Lavorativo si può notare che sono centrati sulla persona, e la loro consapevolezza deve essere sostenuta e valorizzata, attraverso l’acquisizione di competenze professionali, ausili e tecnologie adeguate, l’identificazione e l’acquisizione di adeguate mansioni. Nei paesi con scarsità di risorse l’accesso al lavoro e garantito solo al 10% della popolazione potenziale, le differenze di trattamento nel godimento di beni e servizi sono ancora la norma, e se si guardano i dati europei si scopre che alla negazione dei diritti (alla mobilita, al lavoro) si sommano le discriminazioni. Tutt’oggi le persone con disabilita sono socialmente dimenticate: la segregazione e l’approccio medicalizzante causa l’invisibilita di chi ha una disabilità, privandola dei diritti di cittadinanza e impoverendola sia socialmente che individualmente. E’ evidente che queste necessitano di interventi che trasformino la percezione che hanno di se stesse e del mondo che le circonda, accentrando le loro azioni di tutela dei diritti umani sull’empowerment. Dare una definizione univoca del termine è un’impresa ardua, Rappaport (1981) lo definisce come un processo che permette agli individui, i gruppi e le comunità di accrescere le capacità di controllare la propria vita, anche se il controllo è una condizione centrale ma non sufficiente per definire tale processo, infatti si deve aggiungere la consapevolezza e la critica, riferite al contesto socio-politico e alle strutture di potere, l’azione collettiva, riferita ai processi di partecipazione che mobilitano le risorse per il raggiungimento degli obiettivi comuni. Kiefer (1982) lo definì individualmente come il raggiungimento di abilità politiche, di competenze, di informazioni. E’ potente chi è in grado di controllare la propria vita partecipando attivamente ad associazioni e organizzazioni, diventa powerful aumentando il proprio grado di consapevolezza politica e auto-percezione della propria competenza; un processo tridimensionale che comprende:
- uno sviluppo maggiore del sé in rapporto con il mondo;
- una comprensione più critica delle forze politiche e sociali che impattano nel mondo quotidiano;
- l’elaborazione di strategie funzionali e reperimento di risorse per raggiungere scopi personali e obiettivi socio-politici.
Per Zimmerman (1990a) si tratta di un prodotto del processo che porta dalla learned helplessness (senso di sfiducia e sconforto nell’affrontare e risolvere i problemi) alla learned hopefulness (acquisizione e utilizzo di abilità di problem solving e conseguimento del controllo percepito) attraverso il raggiungimento della fiducia nelle proprie capacità derivante dal dominio degli eventi. I numerosi utilizzi da parte dei diversi autori del concetto di empowerment, sottolinea la sua multidimensionalità distinguendo:
- l’empowerment psicologico individuale relativo alla persona nel suo rapporto con gli oggetti esterni;
- l’empowerment organizzativo relativo alle variabili organizzative le quali promuovono coinvolgimento e responsabilità nelle persone che vi partecipano;
- l’empowerment di comunità relativo al grado di facilitazione nell’ambiente di riferimento rispetto ai processi di crescita ed emancipazione.
L’empowerment è un termine con due significati (superando.it 2015): il primo riguarda il rafforzamento delle capacità e competenze della persona; il secondo e legato all’acquisizione di potere attraverso la partecipazione alla vita della comunità, di ambedue i sostegni hanno bisogno, in quanto insieme producono il rafforzamento delle capacità individuali, permettendo l’acquisizione di maggior potere per farsi includere nella società. L’obiettivo dell’empowerment è quello di trasformare quel senso di inadeguatezza provato da queste persone nella consapevolezza della discriminazione, e dell’oppressione causate dall’inadeguata organizzazione della società.
La RIDS ha individuato nell’empowerment la miglior strategia per tutelare i diritti umani e generare un cambiamento, possibile non solo attraverso l’azione consapevole delle associazioni, ma anche attraverso l’azione di ogni singola persona disabile, trasformando l’ambiente in cui vive nella visione culturale e sociale della disabilità. La società, come diceva Antonio Gramsci, si cambia molecolarmente, e ognuno apporta il suo contributo al superamento di pregiudizi e miti discriminatori; nel concetto di empowerment lo Stato e le organizzazioni che si occupano di cooperazione allo sviluppo, includono tutti nei processi di decisione e di sviluppo, offrendo a ognuno l’opportunità di accrescere le proprie capacità e la propria consapevolezza. Lo sviluppo inclusivo e partecipazione diretta alle decisioni da parte delle persone, sono elementi essenziali per le società che tutelano i diritti umani. Esso è uno strumento efficace per qualsiasi battaglia di emancipazione e rispetto dei diritti umani, perché è centrato sulla crescita di consapevolezza e di competenze delle persone: è dunque questo il contributo che le persone con disabilità possono offrire alla crescita, alla democrazia e alla realizzazione di società aperte e rispettose dei diritti umani.
L’empowerment indica l’insieme di conoscenze, competenze, modalità relazionali che permette ad individui, con l’utilizzo di risorse esistenti, di elaborare delle strategie per raggiungerle. Alcuni studiosi evidenziano che questo concetto è presente in diverse aree come quella politica, pedagogica, medica, aziendale, psicologica. L’empowerment politico è la capacità di pensare a varie dimensioni della vita sociale, stimolando l’impegno attivo delle persone e ampliando le possibilita di influenzamento sulle decisioni, un’azione informativa e formativa per favorire l’accesso alle risorse da parte delle fasce deboli della popolazione, l’aumento di competenze e partecipazione alla vita della comunità.
In pedagogia si fa riferimento alla formazione permanente che aumenta la capacità di costruire continuamente la propria cultura, di saper elaborare e valorizzare la propria professionalità. Nel settore medico ci si riferisce allo sviluppo della relazione medico-paziente, fondata sulla promozione di autocontrollo e della responsabilita nella gestione della cronicità e dei decorsi post-operatori e nell’incentivazione di stili di vita sani. In quello aziendale si individuano concetti come partecipazione, responsabilizzazione, coinvolgimento, autostima, leadership empowering, in modo che ogni collaboratore sia piu consapevole e piu autonomo. In un quadro psicologico per Francescato (2002)
l’empowerment è un concetto ponte fra privato e pubblico; non è un concetto globale ma è un cammino che contribuisce ad alimentare la speranza nel futuro, percepire se stesso come persona che può riuscire nei suoi obiettivi e arricchiresempre il proprio empowerment. L’individuo empowered si prefigge scopi e obiettivi e si impegna a realizzarli, ha fiducia nelle proprie possibilità, non teme i cambiamenti ma li gestisce: è un concetto che sollecita individui e gruppi a non delegare ad altri il proprio destino, considerare gli insuccessi come momento di apprendimento insomma: un valore individuale e sociale.
Questo brano è tratto dalla tesi:
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Informazioni tesi
Autore: | Gianmario Piredda |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Università degli Studi di Sassari |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della Comunicazione |
Relatore: | Fiorenza Gamba |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 203 |
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