Elena di Troia: l’immagine della bellezza attraverso i secoli. Studio iconografico sul mito tra XV e XVI secolo.
L’elegia di Elena e Paride
Un’attenzione particolare all’aspetto psicologico di Elena, le era già stata riservata da Ovidio nelle sue Eroidi, opera che, attraverso la forma epistolare, più si prestava ad analizzare e scandagliare l’io della protagonista, il cui mondo interiore viene messo in primo piano senza lasciare possibilità di partecipazione e intromissione ad altre voci, che potrebbero manifestare punti di vista differenti delle medesime vicende. Ne risulta un’inevitabile distorsione della materia mitica, vissuta esclusivamente attraverso gli occhi e la penna dell’eroina, che propone una propria interpretazione di sé e dei fatti.
La forma epistolare, inoltre, riduce drasticamente il tempo della storia, poiché costituisce una pausa narrativa, bloccando gli avvenimenti in un momento cruciale del loro accadere, e concentrando la narrazione su quel dato momento, che diventa, così, emblematico dell’intera vicenda del personaggio. L’istante temporale entro il quale si collocano le due lettere di Paride e di Elena è quello immediatamente precedente la loro fuga da Sparta, resa possibile dalla partenza di Menelao, ed è significativo che l’attenzione posta sul momento culminante della seduzione consacrerà nei secoli a venire la figura di Elena a immagine della donna sedotta, associandola d’ora in avanti a rappresentazioni di rapimento o fuga.
Le due epistole scritte da Elena e da Paride appartengono al gruppo ridotto delle sei lettere articolate in coppie, costituendo l’una la risposta all’altra: questa costruzione offre la possibilità di mettere in scena un dialogo amoroso che si sviluppa attorno al motivo della persuasione, e consente ad Elena, ancora una volta, di portare avanti una sorta di scontro dialettico durante il quale ella replica alle motivazioni addotte da Paride per convincerla a seguirlo, opponendo alle ragioni d’amore quelle del buon senso e della morale.
Come accade con le altre protagoniste dell’opera, tutte eroine del mito, messe in scena da Ovidio, la personalità di Elena finisce però con l’essere messa in ombra dall’utilizzo di formule convenzionali legate al mondo elegiaco e alla poesia di soggetto erotico in generale. La rievocazione delle proprie vicende personali viene così costruita secondo uno schema abbastanza prestabilito, che fa ricorso ad alcune situazioni stereotipate che scandiscono le varie fasi del sentimento nascente: il riferimento a situazioni analoghe appartenenti ad altri miti, i tentativi di persuasione dell’amante cui corrisponde la resistenza dell’amata, l’appello all’intervento divino, la descrizione degli effetti fisici dell’innamoramento, le remore morali della protagonista preoccupata del biasimo che il suo adulterio attirerebbe su di lei, i tentativi vani di opporre resistenza al desiderio che, come tutti già sanno, avrà alla fine la meglio.
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Elena di Troia: l’immagine della bellezza attraverso i secoli. Studio iconografico sul mito tra XV e XVI secolo.
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Informazioni tesi
Autore: | Susanna Del Lungo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Storia dell'arte |
Relatore: | Vincenzo Farinella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 325 |
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