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Le fonti iconografiche della porta bronzea del Filarete nella Basilica di San Pietro in Vaticano

L’autore: Antonio Averulino o Averlino detto il Filarete

Scultore e architetto formatosi probabilmente nella bottega fiorentina del Ghiberti, il Filarete svolse la sua prima attività a Roma, dove eseguì la porta bronzea di San Pietro su commissione di Eugenio IV. In seguito fu a Firenze e a Venezia, finché nel 1451, raccomandato da Piero de’ Medici, venne chiamato a Milano da Francesco Sforza, dove rimase fino al 1465. A Milano fu attivo in tutte le principali fabbriche cittadine: tra il 1451 e il 1455 lavorò al tiburio del duomo e al palazzo Sforzesco, ma l’opera più importante resta l’ospedale Maggiore (1456-65), che rimase un modello indiscusso fino al Settecento, benché sia stato realizzato solo in parte. Tra il 1461 e il 1464 scrisse il Trattato di architettura, in venticinque libri, nel quale affrontò il tema della città ideale: delineò così "Sforzinda", città ideale dedicata al duca di Milano Francesco Sforza, partendo da uno schema geometrico stellare con impianto stradale radiocentrico.

Come si legge nell’iscrizione della Porta "OPUS ANTONII PETRI DE FLORENTIA", Antonio Averlino è fiorentino, e il suo padre si chiama Pietro. Il nome di famiglia Averlino, che sappiamo dalle lettere e dalla dedica del Trattato di architettura, è un nome di origine toscana. L’appellativo di Filarete ("amante della virtù" in greco), gli fu proprio negli ultimi anni. Nella dedica del Trattato per Piero de’ Medici, scrive: "Come si sia pigliarla, non come da Vetruvio e dalli altri degli architetti, ma come dal tuo filareto architetto Antonio Averlino Fiorentino...". Secondo il Vasari il Filarete è morto all’età di 69 anni; e dal fatto che le sue ultime notizie documentate sono del 1465 si può presumere che sia nato circa il 1400. Si sa che il Filarete è a Roma a partire dal 1433, e prima di quell’anno a Firenze il Ghiberti stava lavorando per la prima porta del Battistero di San Giovanni. Probabilmente Filarete faceva parte del cantiere del Ghiberti e Eugenio IV, come dice il Vasari, vedendo quella porta, chiamò Filarete a Roma per l’esecuzione della porta a San Pietro.

Mentre Leon Battista Alberti, amico del Filarete che nel Trattato lo chiama affettuosamente "el mio Baptista Alberti", ricorda nella sua Descriptio Urbis Romae il Filarete intento a fondere per San Pietro la sua porta, sgangherata, ma fondamentale per lo sviluppo del gusto per l’antico, il Vasari stigmatizzò l’opera del Filarete come "sciagurata maniera", e gli studiosi posteriori continuavano a dargli i giudizi negativi, finché nel 1908 il Lazzaroni e il Muñoz pubblicarono "Filarete, scultore e architetto del XV", e ora piuttosto "se un secolo più tardi la maniera del Filarete potrà sembrare sciagurata al Vasari, a quelle date doveva rappresentare una straordinaria novità nel panorama figurativo della città eterna e apparire come il primo risultato di uno scultore moderno, a Roma, pensato come una vera e propria sfida rivolta all’arte dei grandi maestri antichi" e "tali scelte formali e citazioni derivano in parte dall’interesse archeologico allora nascente, in parte dalla volontà programmatica di stabilire una continuità tra la Roma antica e la Roma cristiana in senso salvifico".

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Le fonti iconografiche della porta bronzea del Filarete nella Basilica di San Pietro in Vaticano

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Informazioni tesi

  Autore: Kaori Sakai
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Scienze dei beni culturali
  Relatore: Alessandra Themelly
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 60

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Parole chiave

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