Aspetti linguistici e storici del romanzo "Padri e Figli" di Ivan Turgenev

Il terreno su cui il romanzo russo cresce negli anni Sessanta [dell‘800, n.d.r.] è caratterizzato dal radicalizzarsi della situazione politico-intellettuale all’interno dell’ intelligencija e dal peso preponderante che vi assunse l’intellettuale plebeo (raznočinec) rispetto a quello di origine nobiliare.

In questi anni la giovane letteratura russa moderna è quanto mai radicata nella realtà e opera liberamente nella lotta etico-intellettuale, oltre che politica nel senso ristretto del termine, che si scatena e si accentua nel paese. Lo scrittore capisce, o sente, che in gioco non è l’arte in quanto tale, ma l’intera libertà spirituale come organico centro di una totalità di valori, intorno ai quali si svolge una lotta decisiva.

Nel 1860 Ivan Turgenev tenne una conferenza su Amleto e don Chisciotte. Non si tratta di una dicotomia tra “uomo debole” o “superfluo” e “uomo integro” o “nuovo”. Questa coppia mantiene sempre il suo valore, naturalmente, perché era nata dal conflitto intellettuale di fondo della realtà russa del tempo, ma su di essa Turgenev proietta due figure puramente letterarie, quelle di Amleto e di don Chisciotte, elevando così a un nuovo livello quell’opposizione di tipi spirituali.

Secondo Turgenev, don Chisciotte incarna la fede incrollabile in un valore eterno, trascendente l’individuo, e la più assoluta dedizione ad esso, fino al sacrificio d’ogni personale interesse; rappresenta la forza di un entusiasmo capace di un’abnegazione tale da giungere a mettere a repentaglio lo stesso io. Amleto, invece, tutto immerso in un’analisi infinita, è incapace di uscire dal cerchio magico dell’introversione e di riversarsi nello slancio generoso dell’agire; rappresenta l’egoismo e l’incredulità. Se don Chisciotte non sa, Amleto sa troppo, e un eccesso di coscienza toglie la possibilità di quel supremo atto di dedizione che è l’amore.

Naturalmente, Turgenev delinea due “tipi ideali” che nella realtà non si trovano allo stato puro, ma sempre in infiniti gradi e modi di commistione: negli Amleto c’è, in varia misura, un momento chisciottesco, che li apre al mondo e agli altri, così come nel don Chisciotte c’è un qualche elemento amletico, che li porta a curvarsi su se stessi. E’ il caso di Padri e figli.

Bazarov è uno scettico come Amleto, non crede e non riconosce nulla, ma nello stesso tempo ha la forza, la rabbia e l’entusiasmo di Don Chisciotte nell’affermare le sue idee, o meglio nel negare quelle già esistenti. La noia, che è propria del soggetto “amletiano” e la rabbia, che rimanda a Don Chisciotte, sono le due nature di Bazarov che si sovrappongono e tentano di vincersi a vicenda. L’illusione di Bazarov di essere un “gigante” in potenza e la sua energica determinazione nel far valere le sue convinzioni, periranno in breve. L’entusiasmo del Don Chisciotte infatti si smorza una volta che il protagonista si ritroverà a fare i conti con un sentimento del tutto inaspettato: l’amore.