La volontà del volontario. Scegliere il volontariato al tempo della crisi economica nella provincia di Rimini
Il volontario
Rimanendo in tema di dati numerici, l'indagine ISTAT pare confermare in gran parte i dati di numerose ricerche compiute negli Stati Uniti (Gallup Organisation, 1998; Pearce, 1994; Stoll, 2001; Wilson, 2000: in Marta e Scabini, 2003, e in Marta e Pozzi, 2007) che correlano positivamente la partecipazione allo status socio-economico, al grado di istruzione ed al prestigio lavorativo. Anche in tali ricerche si era vista confermata la fase della mezza età adulta come quella di maggior impegno. In parte vi è discordanza sul genere prevalente: in alcuni paesi pare esserci una prevalenza di donne, in altri di uomini. Come abbiamo visto, la rilevazione ISTAT del 2013 conta nel complesso dei volontari italiani in maggioranza volontari maschi, anche se per poco (13,3 % contro 11,9 % delle donne, a causa del maggior numero di uomini impegnati in attività organizzate).
Il "genere" appare invece come una scriminante dell'impegno profuso nell'attività. Le indagini estere ci dicono che "mentre le donne sono impegnate soprattutto nella cura, nella relazione faccia-a-faccia, gli uomini dedicano le loro risorse soprattutto all'attività politica, [alla vita] pubblica o a impegni in qualche modo complementari al loro lavoro quotidiano. Le donne sembrano considerare la propria attività di volontariato come un'estensione dei ruoli di madre e moglie ai quali sono state socializzate e scelgono ambiti in cui devono e possono prendersi cura dei bisogni emotivi e personali degli altri, mentre gli uomini, solitamente, volgono l'attenzione ad ambiti in cui possono soddisfare bisogni strumentali" (Raskoff e Sundeen, 1994, in Marta e Pozzi, 2007: p.16). Anche l'indagine ISTAT 2013 osserva che le donne(assieme agli anziani) si impegnano con un numero di ore maggiore, in special modo nel volontariato non organizzato, e in maggioranza sono le donne (29,7 %) ad essere attive in gruppi/organizzazioni con finalità religiose. Le ricerche statunitensi sono confermate in Italia nei ruoli di genere considerando che su 100 volontari con un ruolo di dirigenza nelle organizzazioni 73 sono uomini, mentre nello svolgimento di attività volontarie riconducibili al settore del commercio e dei servizi, come quelle connesse alla cura di bambini, anziani e malati (assistenti sociosanitari, babysitter, badanti) e quelle tipiche della ristorazione (cuochi e camerieri), le donne sono in netta maggioranza, sia che le attività vengano prestate in modo organizzato (57,9 %) sia in modo individuale (64,6 %).
Numerose sono le attività di volontariato svolte dagli anziani. Essi vengono coinvolti in molteplici ambiti anche dalle istituzioni locali, che usufruiscono del loro impegno gratuito per servizi di pubblica utilità (ad esempio la sorveglianza e l'aiuto sugli autobus scolastici o agli attraversamenti pedonali nei pressi delle scuole, la cura dei parchi e dei giardini, le funzioni burocratiche di ausilio amministrativo, etc.). Anche se con il termine "anziano" non si può definire un'età precisa, considerando l'aumento della vita media degli ultimi decenni e l'allungamento dell'età lavorativa, inseriamo nella categoria gli over 65, tendenzialmente pensionati, con figli adulti e che compongono nucleo familiare a sé. Tale immagine, pur stereotipata, ci permette di valutare alcune condizioni che intervengono nell'anziano e che possono essere alla base della spinta all'attività di volontariato. La riduzione delle relazioni intervenuta con l'uscita dal mondo del lavoro, ad esempio, comporta il rischio di conferire alla vita dell'anziano un senso di "esclusione sociale" e di "inutilità". Dimostrare alla società di essere ancora utili a qualcosa, sfruttando le conoscenze apprese durante il corso della propria vita significa anche continuare a "dare un senso alla propria esistenza". A volte ciò pare diventare quasi un "obbligo morale" nei confronti della comunità di appartenenza, una nuova responsabilità sociale ritrovata nello spirito della solidarietà anziché nel ruolo ascritto nel quale hanno vissuto. Questo tipo di impegno nel volontariato permette all'anziano di godere il beneficio di una maggiore salute fisica, minore stress psicologico e maggior soddisfazione della propria vita rispetto ai coetanei che non vivono una tale esperienza aggregativa e simbolicamente produttiva. Oltre a ciò, essi sviluppano un maggior attaccamento alla comunità di appartenenza e creano un nuovo ruolo riconosciuto nelle reti sociali che hanno contribuito a costruire.
Dai risultati delle ricerche che hanno posto l'attenzione sul comportamento dei giovani volontari (Amerio, 2000; Marta e Pozzi, 2007) traspare il desiderio di socializzazione e di ampliare le proprie relazioni, inserendosi in un gruppo socialmente accettato ed emotivamente appagante. Un secondo fattore che spinge i più giovani ad avvicinarsi al volontariato è quello di poter aumentare le possibilità di inserimento nel mondo del lavoro. I giovani alla ricerca di una occupazione lavorativa possono mettere in pratica nel volontariato le capacità e le conoscenze acquisite nella propria carriera scolastica o con le proprie esperienze di vita. In Terzo luogo può emergere nei giovani il voler attenuare i sensi di "colpa derivanti dall'acquisizione di consapevolezza della propria fortuna rispetto ad altre persone in condizione di deprivazione e svantaggio sociale". Non bisogna tralasciare l'influenza della famiglie di origine che, per quanto riguarda quelle dei giovani volontari, hanno sicuramente saputo trasmettere loro nel processo di socializzazione i valori e i sentimenti di cura, solidarietà, empatia, senso di comunità, promuovendo "comportamenti prosociali nei figli e [permettendo] alle giovani generazioni di servirsi dei benefici derivanti dal capitale sociale presente nella comunità e di crearne di nuovo, adottando una prospettiva comunitaria e intergenerazionale nei rapporti con la comunità di appartenenza" (Marta e Pozzi,2007: pp.70;77). La famiglia infatti, secondo Boccacin (2002), è accomunata all'organizzazione di volontariato da "dono, reciprocità e fiducia". I giovani educati con tali principi risulterebbero più inclini all'impegno nel volontariato, anche quando i propri familiari non si dedicano a simili attività. All'interno delle organizzazioni di volontariato i giovani possono fare esperienza di socializzazione, mettendo in pratica anche un interscambio generazionale utile alla creazione dell'identità adulta. Il solidarismo è massimo: la reciprocità in senso motivazionale non può che contemplare i bisogni di entrambe le parti" (Bramanti, 1989, in Marta e Scabini, 2003: p.77).
Queste motivazioni "egoistiche" sono una componente da non sottovalutare, specialmente considerando che la loro soddisfazione potrebbe aumentare la continuità del soggetto nell'attività di volontariato. Spinte altruistiche e spinte egoistiche possono coesistere, e proprio coloro che riescono a superare il dualismo tra "orientamento al sé"(motivazioni self-oriented) e "orientamento agli altri" (motivazioni other-oriented) paiono essere coloro che mostrano una percezione più completa del proprio agire sociale mettendo in pratica reciprocità e solidarismo in forma di "gratuità imperfetta".
Marta e Pozzi (2007: p.22) ci dicono che in letteratura gli autori distinguono tra "motivazioni autocentrate (self-oriented) o strumentali, ossia volte a soddisfare istanze o bisogni personali, e motivazioni eterocentrate (other-oriented) o valoriali (espressive) ossia volte a soddisfare istanze o bisogni altruistici, prosociali e solidaristici". Per studiare meglio il posizionamento mediano del comportamento individuale in una scala egoismo-altruismo, vari autori hanno teorizzato la coesistenza di più variabili motivazionali. Omoto e Snyder (1995, 2000), propongono l'utilizzo dell'approccio funzionalista allo studio degli atteggiamenti per la comprensione delle motivazioni al volontariato, individuando un elenco di funzioni che vengono assolte con il particolare comportamento della persona impegnata quale soggetto attivo orientato al raggiungimento di un obiettivo. […]
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Informazioni tesi
Autore: | Simone Gabrlele Fiore |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Urbino |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Yuri Kazepov |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 176 |
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