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Il venture capital e gli strumenti giuridici a disposizione del venture capitalist e dell'impresa

Il venture capital in Italia: alcuni riferimenti normativi

In Italia l'attività di venture capital appare relativamente giovane e, a tutt'oggi, risulta essere poco sviluppata. Storicamente, tale attività è stata rallentata da due ordini di fattori principali: a) il divieto per le banche di investire in capitale di rischio di imprese private e b) l'assenza di una normativa specifica relativa alla gestione di portafogli di investimento da parte di fondi chiusi.
Inoltre, l'introduzione dell'attività di investimento nel capitale di rischio delle imprese nel sistema finanziario italiano ha seguito percorsi inconsueti rispetto ad altri paesi: sebbene l'investimento informale in capitale di rischio, ossia non gestito da investitori istituzionali specializzati, abbia radici lontane (AIFI, 1997, pag.65), tale attività è stata sollecitata più che dal mercato e dalla crescita della cultura finanziaria, dal legislatore e dall'autorità di vigilanza. Infatti, l'iter legislativo inizia proprio nei primi anni Ottanta e porta poi, già nella seconda metà dello stesso decennio, alla formazione di un vero e proprio settore di operatori professionali e specializzati, quando alcune finanziarie private e di emanazione bancaria danno vita all'associazione di categoria, AIFI.
Il primo atto legislativo di una serie, che risulterà essere il "trampolino di lancio" per le operazioni di venture capital è la delibera del Cicr del 23 gennaio del 1981 sulle partecipazioni detenibili dalle aziende di credito. Tale delibera concederà a quest'ultime di assumere interessenze anche in società finanziarie di partecipazione costituite tra banche, imprese e associazioni imprenditoriali, al fine di promuovere lo sviluppo di attività produttive di piccole e medie imprese. Tuttavia, escludeva qualsiasi intervento diretto da parte delle banche nel capitale delle imprese; l'effetto concreto di tale disposizione fu di spingere le banche a costituire società di leasing e factoring, piuttosto che finanziarie di partecipazione o merchant bank. Nello stesso anno, il Cicr, ai sensi del disposto dell'art.14 della legge del 10 febbraio n.23 del 1981, che rimuoveva i vincoli imposti alle aziende di credito circa la limitazione nell'assunzione di partecipazioni, e del contenuto del decreto di attuazione emanato dal ministro del tesoro il 22 novembre del 1982, rivolge una specifica raccomandazione agli istituti di credito speciali operanti nel comparto mobiliare affinché, nell'espletamento dell'attività oggetto della delibera del Cicr del 23 gennaio del 1981 si attengano ai principi in essa contenuti e alle istruzioni applicative che verranno emanate dalla Banca d'Italia, in merito alla concentrazione dei rischi.
Inoltre, il ministro del Tesoro fissa un limite quantitativo, nella misura del patrimonio di vigilanza della banca all'investimento in immobili e partecipazioni, e impone l'inserimento negli statuti di norme volte a evitare l'assunzione di partecipazioni non in armonia con la specializzazione funzionale e le finalità perseguite da ciascuna banca. Le istruzioni di vigilanza emanate dalla Banca d'Italia precisano che gli istituti e le sezioni di credito mobiliare possono assumere partecipazioni esclusivamente in organismi con finalità strumentali, rispetto all'attività degli istituti, e in altri enti o società la cui attività è correlata alle caratteristiche istituzionali degli stessi.
Con la legge del n.23 del 1981 e le istruzioni della Banca d'Italia, se da un lato si lasciava ai singoli istituti la responsabilità delle scelte gestionali, dall'altro non si dava loro la possibilità di poter diversificare l'offerta di prodotti, in modo da rendere più elastico il rapporto con la clientela.
La delibera del Cicr del 23 gennaio del 1981, la legge n.23 del 10 febbraio del 1981, il decreto di attuazione emanato dal Ministero del Tesoro il 22 novembre del 1982 e le diverse istruzioni della Banca d'Italia emanate nei primi anni Ottanta hanno consentito un primo passo verso il superamento della situazione esistente, nella direzione di un nuovo modello di intermediazione creditizia più adeguato alle nuove esigenze che si andavano affermando.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il venture capital e gli strumenti giuridici a disposizione del venture capitalist e dell'impresa

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Alessandro Aloisi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia
  Relatore: Maria Alessandra Stefanelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 183

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