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La Treviso Ottocentesca nei dipinti di Luigi Serena

Il Sile nei dipinti di Serena

Tra i temi maggiormente raffigurati da Serena nei suoi quadri vi fu proprio la rappresentazione delle limpide acque del fiume Sile che lambiscono ancora oggi la città di Treviso e che colpirono tanto anche lo scultore Arturo Martini che le ricorda nelle sue memorie. Il pittore, come afferma Stefani, prima di affrontare questo soggetto singolarmente, aveva sempre percepito e utilizzato il paesaggio trevigiano come puro sfondo alle scene, come ambiente nel quale inserire e far interagire i propri personaggi al fine di creare nuove atmosfere cromatiche e innovativi ritmi spaziali.

Fra i primi lavori dedicati dall’artista a questo tema vi fu l’opera Paesaggio lungo il Sile (Treviso, collezione privata. Fig.8) dove Serena ha rappresentato, per la prima volta, il fiume nelle vicinanze di Treviso. Anche in questo caso il pittore ha realizzato la veduta del fiume trevigiano cogliendolo da un preciso luogo della città: il ponte di S. Martino, famoso soprattutto per i suoi mulini. Attraversando tale ponte si entra, ancora oggi, nel cuore del centro urbano.

L’opera mostra l’arrivo del fiume in città: a destra, oltre il muricciolo, vi è la casa Simeoni, oggi fatiscente, che oscura il paesaggio dietro di lei mentre a sinistra la sponda del Sile è ricoperta dalla folta vegetazione che continuava lontano (oggi, invece, c’è il Lungosile Mattei) fino al Viale Trento Trieste dove chiudeva l’orizzonte. Una fotografia dell’Archivio Storico Trevigiano (Fig.9), più o meno coeva agli anni in cui Serena ha realizzato il suo dipinto, ritrae proprio il fiume Sile dal ponte di S. Martino, prova ulteriore della veridicità e della scrupolosità con cui l’artista trevigiano costruiva le proprie scene. Pur dando, infatti, libero sfogo alla propria creatività nella composizione della veduta e utilizzando rapide pennellate di colore per definire la casa Simeoni, tuttavia, Serena ha saputo anche in questo caso ricostruire uno scorcio di Treviso con assoluta attendibilità rispetto alla realtà, come testimonia anche il raffronto con la documentazione fotografica che ritrae la scena dallo stesso punto di vista del dipinto.

E sempre l’interesse per questo angolo della città portò Serena qualche anno più tardi alla realizzazione di Case presso la riviera del Sile (San Martino) (Treviso, Musei Civici. Galleria Comunale d’Arte Moderna. Fig.10), bozzetto dal taglio verticale che presenta uno scorcio della riviera del Sile, a valle del ponte di S. Martino. In questo caso, l’artista ha focalizzato il suo dipinto su un gruppo di case che si staglia a valle del ponte verso il campanile romanico della chiesa di S. Martino, il quale svetta tra gli edifici anche in un dipinto anonimo dei primi del Novecento (Fig. 11).

Il pittore ha realizzato la veduta con rapide pennellate di colore non definendo nel dettaglio le case che si affastellano attorno al campanile ma fermando sulla tela l’impressione del momento come se si trattasse di un dipinto impressionista. L’uso dei toni bruni e dorati e l’attenzione alla resa degli effetti luminosi fanno supporre, presumibilmente, che Serena volesse rappresentare la scena all’ora del tramonto. Se, come ha giustamente riscontrato Basso, le luci e le ombre in tutti i dipinti di Serena sono state composte e finite nello studio, partendo dai bozzetti in disegno annotati dal vero, tuttavia, come mostra proprio Case presso la riviera del Sile (San Martino), anche le ricerche sulla luce portate avanti dal pittore nella seconda metà degli anni Ottanta, hanno contribuito ancor di più a rendere il quadro verosimile come se fosse stato dipinto en plein air.

Quest’opera risulta essere molto interessante anche per quanto riguarda le vicende legate alla chiesa e alla piazza di San Martino in quanto quello che si vede rappresentato nel dipinto di Serena restituisce l’immagine di una Treviso ottocentesca oggi scomparsa. Le case addossate al campanile di San Martino, raffigurate nell’opera, sono andate, infatti, distrutte nel bombardamento del 7 aprile 1944 che colpì l’intera città portando alla distruzione anche della chiesa, le cui origini risalivano alla metà del VI secolo. Della contrada e della piazza di San Martino è sopravvissuta solo la torre campanaria di stile romanico, costruita tra la fine dell’XI secolo e gli inizi del XII secolo, nell’aspetto che già presentava nel dipinto di Serena.

Oggi il campanile ê ancora visibile nel sua fattura originaria mentre la chiesa di epoca alto-medioevale è stata ricostruita in stile contemporaneo dall’architetto Tramontini negli anni Sessanta del Novecento, in linea con la riedificazione dell’intero complesso a seguito del bombardamento subito durante la seconda guerra mondiale.

Degli stessi anni del dipinto precedente ê anche l’opera Case sul Siletto (Treviso, Musei Civici. Galleria Comunale d’Arte Moderna. Fig. 12). In questo quadro Serena ha presentato un’altra immagine delle acque trevigiane mentre si incanalano tra due schiere di edifici dai toni scuri, illuminati da un cielo dalle tinte dorate. Le case che si specchiano sull’acqua, disposte in fila compatta sulla sponda sinistra, non trovano sempre rispondenza negli edifici della sponda opposta dove invece appare anche della vegetazione, come mostra una foto d’epoca di quegli anni (Fig. 13). La veduta è ripresa dal ponte sul Siletto, situato dopo il ponte di S. Martino, nel percorso che conduceva i forestieri arrivati a Treviso verso il cuore del centro urbano ovvero Piazza dei Signori.

Come è noto storicamente, la zona attraversata dalla Roggia-Siletto non aveva quel carattere commerciale che caratterizzava i Buranelli bensì mantenne per diverso tempo qualche traccia di quella che fu la sua funzione di “vallum” a difesa del primitivo nucleo urbano.
Oggi il ponte sul Siletto ê appena percepibile a causa dell’allargamento della strada e dell’invadenza degli edifici che hanno trasformato quel luminoso scorcio di città in una zona cupa e indecorosa. Interessante in quest’opera ê anche il modo con cui l’artista ha raffigurato il movimento delle acque del fiume e lo specchiarsi del tramonto sulle facciate delle case, reso attraverso minute pennellate che richiamano ancora una volta la tecnica impressionista.

Va notato, infine, come ha suggerito correttamente anche Basso nella sua analisi, che Serena nella sua narrazione del Sile ha scelto di rappresentare gli scorci più intimi e nascosti nei quali si manifestano le acque del fiume trevigiano. Egli, infatti, ha dipinto il Sile mentre si arresta alle porte della città nell’immagine trasognata che se ne ricava dal ponte di San Martino e nello scorcio subito a ridosso, rinunciando alle vedute della riviera sulle quali, invece, si era soffermato oltre un secolo prima il vedutista Medoro Coghetto.

Tale scelta trova spiegazione molto probabilmente nel fatto che Serena, forse presagendo l’invasione dei fili elettrici e delle automobili in città, avesse voluto imprimere sulla tela quegli scorci di Treviso dove questa invasione non avrebbe potuto trovare molto spazio finendo per restituire un’immagine del capoluogo trevigiano che ancor oggi può essere, anche se non nel dettaglio, ammirata.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Treviso Ottocentesca nei dipinti di Luigi Serena

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Saggio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Udine
  Facoltà: Conservazione dei Beni Culturali
  Corso: Scienze dei beni culturali
  Relatore: Alessandro  Del Puppo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 89

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