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La comunicazione del sistema moda: dai linguaggi tradizionali al fashion film

Il rapporto tra il cinema e la moda

Il cinema è considerato come uno dei principali sistemi e linguaggi comunicativi di massa. «Quale grande depositario e motore dell’immaginario sociale, le narrazioni che il cinema ci presenta sono parte integrante della vita quotidiana». Possiamo considerare che fin dai suoi albori il cinema sia stato strettamente connesso con il sistema moda. Calefato ci suggerisce di pensare al cinema in costume ma soprattutto al concetto che, nel sistema di costruzione del senso che è il cinema, la moda «rappresenta un’ulteriore macchina significante che esprime il senso del corpo del personaggio». Cinema e moda quindi si incontrano molto presto, possiamo pensare già agli inizi del Novecento, e portano avanti un connubio che si rafforza sempre di più. Una tappa fondamentale è la nascita, dagli anni Trenta, del sistema cinematografico hollywoodiano. Con la nascita dello star system, dei divi e dei film diventati di culto, si compone il nostro immaginario collettivo e il cinema esercita il maggiore influsso sulla moda, fino a imporsi come diffusore di stili e tendenze. In quegli anni nasce anche la figura del costumista:
«soltanto a partire dal 1948 venne istituito il premio Oscar per i costumi: alle origini del cinema, infatti, le attrici provvedevano personalmente al loro guardaroba oppure, per i film in costume, ricorrevano alle sartorie teatrali».
Calefato ci ricorda che il ruolo dello stilista e quello del costumista cinematografico differiscono tra loro, anche se abbiamo casi in cui lo stilista non firma solo gli abiti utilizzati ma lavora anche sulla funzione dell’abito come «unità semiotica essenziale al film».Un caso celebre citato dall’autrice è quello del lavoro svolto da Jean-Paul Gaultier per il film Il quinto elemento (Luc Besson, 1995), dove lo stilista crea abiti visionari, utilizzando tele e gomme, passando dal minimal all’esagerazione, per accrescere il senso futuristico del film. Un’opera recente che riteniamo interessante menzionare è quello de Il cigno nero (Darren Aronofsky, 2010), per il quale Laura e Kate Mulleavy del marchio Rodarte hanno disegnato e curato i costumi, in linea con il loro personale stile gotico. Riprendendo in considerazione il rapporto tra abiti e costumi di scena, Volli osserva che quando ci troviamo di fronte ai prodotti della moda all’interno di opere cinematografiche, sono le leggi dello spettacolo a regolarne il funzionamento. Non quelle classiche della moda. L’autore afferma che:
«l’apparato cinematografico li trasforma inevitabilmente in “costumi”, cioè in un genere particolare di accessori scenici, che devono rispondere ai criteri generali di tutti gli oggetti in scena».
L’autore continua proponendoci un interessante quesito: cosa accade quando il costume cinematografico diventa moda? La risposta che troviamonel suo saggio Block Modes verte sulla creazione di una cosiddetta “moda seconda”, ovvero «una regola di comportamento messa in gioco da apparati narrativi e non dalla moda stessa, e sull’esempio dello stile casual, nato da un certo cinema e diventato poi, una volta radicato, uno dei fondamentali stili della moda moderna».
Abbiamo fino ad ora osservato come sia la moda che si offre come strumento, di produzione di senso, al cinema. Inoltre, serve al cinema, in quanto «codice costitutivo nella struttura dell’immagine filmica» e come «dispositivo di accentuazione dei caratteri dei personaggi». Secondo Volli, il cinema in genere non la nomina, come questa non lo cita quasi mai. Il loro, però è un «rapporto saldo, intimo e complesso». Un «rapporto simbiotico». Perché la moda, dal canto suo, trova giovamento in questo connubio, in quanto il cinema «diventa un apparato di produzione delle mode di grande efficacia e capacità inventiva». Per Calefato, è riconosciuto al cinema di essere una «macchina generatrice di senso in grado di produrre sensazioni, desideri, sentimenti».

Questo brano è tratto dalla tesi:

La comunicazione del sistema moda: dai linguaggi tradizionali al fashion film

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Informazioni tesi

  Autore: Alex Magnani
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Pubblicità, Editoria e Creatività d'Impresa
  Relatore: Vanni Codeluppi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 127

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Parole chiave

comunicazione
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