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Norbert Elias: dal processo di civilizzazione alla nascita dello sport

Il processo di civilizzazione

Quest’opera si profila come il grande capolavoro dell’attività di sociologo di Norbert Elias. Fu pubblicata per la prima volta nel 1939, quando Elias – già quarantaduenne – non aveva ancora raggiunto una posizione privilegiata nel panorama accademico europeo.
L’opera fu il risultato sia del materiale di natura storica accumulato durante i precedenti lavori – in particolare riguardo la società cortese della Francia di Antico Regime e la cacciata degli Ugonotti in seguito alla revoca dell’editto di Nantes – sia di indagini infaticabili sostenute con ritmi notevoli all’interno della biblioteca del British Museum di Bloomsbury29. Questa massa di dati di archivio consentì ad Elias di giustificare una presa di posizione netta riguardo l’esistenza di un certo processo di lungo periodo verificatosi nei paesi più civili d’Europa: l’acuirsi del contenimento della sfera delle mozioni e degli affetti. Si tratta dunque di un processo che Elias ascrive alle cosiddette “strutture individuali”. Egli intende spiegare questo fenomeno nel primo volume di quest’opera – la Civiltà delle buone maniere30 – in cui per l’appunto sono forniti dati empirici esemplari, parte dei quali verrà esaminata nel corso di questa trattazione.
Tuttavia l’interesse di Elias non si limita all’esposizioni di meri dati storici, ma vuole individuare quel senso che dietro di essi e insieme ad essi si cela. L’autore intende dunque fornire una teoria della “civilizzazione” dove appunto il termine civilizzazione si configura come quel processo costituito da fenomeni comportamentali ed orizzonti culturali che consentirono agli europei di definire civili sé stessi e barbari gli altri. Per adempiere a questo scopo, Elias sostiene la necessità di individuare quelle strutture “sociali” – forme di associazione politica e assoggettamento, stati di organizzazione delle prassi sociali etc. etc. – che si sono manifestate contestualmente ai mutamenti delle strutture individuali. Questa operazione è compiuta all’interno del secondo volume del Processo di civilizzazione: Potere e civiltà31.
A questo punto era finalmente possibile elaborare una “teoria della civilizzazione”, che secondo Elias fungesse da «modello dei nessi possibili tra il mutamento a lunga scadenza delle strutture individuali verso un rafforzamento e una differenziazione dei controlli affettivi, da un lato, e dall’altro il mutamento a lunga scadenza delle formazioni create congiuntamente dagli uomini verso […] un rafforzamento dei controlli statali»32.
Un simile progetto riflette la concezione dell’autore riguardo i concetti di società e individuo. Questi non possono essere affatto separati: l’individuo non è un’isola o una monade, non può rimanere circoscritto in sé stesso né concepirsi semplicemente come un interno. Al contrario, l’individuo è già sempre esteriorizzato, immerso in prassi sociali che egli contribuisce poi a riprodurre, riformare, rivoluzionare o annichilire. Nella sociologia di Elias non c’è spazio per quell’ homo clausus33, che i filosofi moderni hanno individuato come l’immagine rappresentativa della natura umana. Egli, invece, propone una visione in virtù della quale è possibile interessarsi a fenomeni di lungo periodo di natura processuale – procedendo in direzione contraria a quella di illustri colleghi. La sociologia sottintesa nel Processo di civilizzazione – che permea l’intera produzione di Elias – è stata per lo più definita “sociologia dei processi” o “sociologia delle configurazioni”34.



29 Cfr. S. Mennell, J. Goudsblom, The Norbert Elias Reader, Blackwell, Oxford, 1998; trad. it. di V. Camporesi, R. Martini, G. Panzieri Et alii, Norbert Elias. Tappe di una ricerca, il Mulino, Bologna 2001, p. 59.
30 N. Elias, Über den Prozess der Zivilisation. I. Wandlungen des Verhaltens in den Weltlichen Oberschichten des Abenlandes, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1969; trad. di G. Panzieri, La civiltà delle buone maniere, il Mulino, Bologna 2010.
31 N. Elias, Über den Prozess der Zivilisation. II. Wandlungen der Gesellschaft. Entwurf zu einer Theorie der Zivilisation, Suhrkamp Frankfurt a.M. 1980; trad. it. di G. Panzieri, Potere e civiltà, il Mulino, Bologna 2010.
32 Ivi, p. 47.
33 Ivi, p. 79. Qui Elias si sta riferendo al precipitato della riflessione di filosofi diversi – da Kant a Cartesio – secondo cui l’individuo sarebbe un’isola, una monade e un singolo soggetto chiuso in sé stesso e separato dalla realtà esterna: letteralmente chiuso. Tra le sue varietà Elias cita l’homo philosophicus, l’homo oeconomicus, l’homo psycologicus, l’homo historicus e infine l’homo sociologicus. Infatti questa visione antropologica ha influenzato le modalità attraverso le quali le diverse discipline hanno indagato l’uomo.
34 R.V. Krieken, Norbert Elias and figurational sociology, in B.S. Turner, C. Kyung-Sup, C.F. Epstein, Et alii (eds.), The Wiley-Blackwell Encyclopedia of Social Theory, vol. IV, John Wiley & Sons Oxford, pp. 1644-7.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Norbert Elias: dal processo di civilizzazione alla nascita dello sport

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Soviero
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Filosofia
  Corso: Filosofia e scienze dell'educazione
  Relatore: Oreste Tolone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 63

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