La legge elettorale della Regione Puglia ed il Principio della Parità di Genere: un necessario e corretto utilizzo del Potere Sostitutivo?

Diverse sono le disposizioni che, all'interno della Carta costituzionale, mirano a promuovere l'uguaglianza di genere in diversi ambiti della vita sociale: in ambito lavorativo (art. 37), all'interno del matrimonio (art. 29) e anche con riguardo agli uffici pubblici e alle cariche elettive (art. 51).
La disposizione da cui prendere qui le mosse è proprio l'art. 51, ai sensi del quale: "tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini".
Ratio di tale articolo è garantite l'eguale accesso ai pubblici uffici ed alle cariche elettive come espressione del generale principio di uguaglianza di cui all'art. 3 Cost., cardine del nostro ordinamento democratico-sociale, il quale afferma al comma 1 il principio di eguaglianza formale secondo cui "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
L'art. 3 Cost. continua poi enunciando, al comma 2, il principio di eguaglianza in senso sostanziale con la previsione che: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale".
Sebbene sia quindi compito di ogni organo dello Stato promuovere strumenti volti alla rimozione di tali ostacoli, è solo nel 2003 con la legge costituzionale n. 1 del 30 maggio 2003, che viene aggiunto un periodo all'art. 51 co. 1 Cost. attraverso il quale si pone l'obbligo nei confronti di tutti gli organi di promuovere, con appositi provvedimenti, le pari opportunità tra donne e uomini.
Ad onor del vero, già con la riforma del Titolo V della Costituzione, avvenuta nel 200112, il legislatore aveva provveduto ad inserire una disposizione che vincola le Regioni a promuovere gli strumenti volti a garantire la parità di genere, laddove nell'art. 117 co. 7 Cost. si afferma: "Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive".
La modifica dell'art. 117 mirava quindi a sollecitare le Regioni, nel quadro delle competenze connesse alla rinnovata autonomia legislativa, a provvedere con proprie leggi regionali alla rimozione degli ostacoli capaci di impedire un'effettiva parità di genere nella vita sociale, economica e culturale dei territori regionali e, in particolare, a promuovere strumenti che agevolino il realizzarsi di un'effettiva parità di accesso alle cariche elettive. [...]