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Il linguaggio figurato: come e quando si sviluppa. Teorie a confronto

Il linguaggio figurato nei racconti per bambini

Nei racconti per bambini spesso si usa una forma di narrazione che va oltre il significato letterale delle parole. Questa forma di comunicazione si basa sull’evocazione di immagini mentali e sull’effetto che generano. Le immagini vengono utilizzate per il loro significato simbolico ed emotivo, capace di suscitare nuove associazioni di idee e di indurre riflessioni. Nei racconti per bambini si fa un grande uso della metafora. All’interno di una strategia narrativa la sostituzione di un termine con un altro, che apparentemente sembra improprio, rafforza le caratteristiche di ciò che si sta descrivendo. Stimola l’immaginazione e accompagna il lettore verso interpretazioni “parallele” e creative (Cortese, 2019). Il linguaggio metaforico consente di trasferire il significato di un concetto ad un altro; allo stesso modo il racconto permette di muovere significati, trasportando in un mondo in cui si è aperti a nuovi punti di vista e prospettive. La favola e la fiaba offrono alla persona che la sta leggendo nuove possibilità, nuovi modi di guardare i problemi, e sono in grado di stimolare una serie di esperienze, credenze e idee che ci attivano verso il cambiamento.

I racconti per bambini sono carichi di linguaggio simbolico, rappresentando un vero e proprio ponte, un mediatore, tra eventi della narrazione e vita reale, tra il bambino e la sua sfera emotiva, tra il mondo dell’adulto e quello del bambino (Santoro, 2023). Un esempio in cui tutto questo si fa molto chiaro è la fiaba danese del “Brutto anatroccolo”. La storia racconta di un anatroccolo, emarginato da tutti per il suo aspetto, decisamente diverso da quello degli altri suoi fratelli, considerato da tutti una brutta creatura. Dopo diverse peripezie e dopo essere scampato ai pericoli dei cacciatori e del gelido inverno, l’anatroccolo ormai adulto scopre di essere un cigno, il più bello e giovane del laghetto in cui trova dimora. La fiaba ha un evidente significato simbolico, le difficoltà che il cigno affronta, le angosce e le paure non sono altro che una metafora della crescita, del passaggio dall’infanzia all’età adulta, passando per il periodo burrascoso dell’adolescenza. Questa fiaba racconta la crescita, mentale, fisica e personale.
La letteratura per l’infanzia da sempre sfrutta le capacità del linguaggio simbolico e figurato per narrare di temi di ogni genere, anche quelli considerati più delicati e spinosi, che riguardano ogni sfera dell’esistenza. La nota fiaba di “Cappuccetto Rosso” ha origine nella seconda metà del 1600 e racconta in maniera fortemente simbolica di una serie di temi ad oggi ancora presenti, sopravvissuti alle innumerevoli mutazioni culturali. Narra dell’allontanamento dalla casa materna, dell’incontro con lo strano lupo, della deviazione dalla strada da seguire, dell’avventurarsi nel bosco, della paura di essere divorati, della rinascita simbolica dal corpo dell’animalità, e di tanto altro. Bernardi (2022) parla di metafore estremamente complesse, polisemiche, rappresentate in parole e immagini
densissime di rimandi di significato. Temi universali e difficili a nominarsi assumono una forma in rappresentazioni simboliche facilmente “guardabili”, perché tradotti nel linguaggio metaforico e trasformativo della finzione narrativa che li libera da quella paura di parlarne che spesso, in un mondo adulto, genera smarrimento, disorientamento, sensazioni non traducibili in parole: lo fanno, invece, le narrazioni, tracciando finalmente una forma di rappresentazione. La metafora colma la distanza tra la parola “negata” e quella espressa. Si apre il discorso a “temi difficili”, trasmessi dal sapere adulto all’ingenuità bambina (Bernardi, 2022).

Nella narrazione l’utilizzo del linguaggio metaforico permette di non trarre delle semplici conclusioni, esso le induce, lasciando comunque spazio a molteplici interpretazioni e riletture. Il fascino dell’utilizzo del linguaggio figurato è proprio questo: permettere la libertà, evitare di proporre soluzioni preconfezionate, rigide, offrendo invece l’opportunità di rappresentare una realtà intuitiva, mai statica (Fachini, 2002). In una fiaba, scrive Fachini (2002), ciò che è importante non sono i “come” ma i “perché”. Non è necessario spiegare ai bambini perché una bambola di pezza improvvisamente può parlare, lo fa e basta. Come ci riesce non si sa e non interessa. L’universo infantile è basato su una percezione della realtà che non ha confini predefiniti. Ciò che nella vita reale non è spiegabile, nella fiaba assume un senso preciso in funzione dell’obiettivo che si intende raggiungere. Questo avviene tramite un linguaggio intraducibile nel nostro parlato ordinario, la narrazione della favola e della fiaba è intrisa di significati simbolici e poliedrici, di magie ed eroi che il bambino può far propri. Un significato simbolico è presente sin dalle prime narrazioni conosciute. La raccolta araba di novelle “Mille e una notte”, considerata la più antica, raccoglie una serie di racconti di importante rilievo in questo ambito, come la storia di Aladino, o di Ali Babà e i quaranta ladroni. Entrambe narrazioni ricche di simbolismi e significati figurati. Aladino è un giovane ragazzo ribelle che rappresenta l’ingenuità infantile, la sua volontà di fuggire da casa, di disobbedire, tipica della prima adolescenza. La storia di Aladino parla di crescita e di consapevolezza, acquisite grazie agli affetti e personaggi importanti come il “Genio”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il linguaggio figurato: come e quando si sviluppa. Teorie a confronto

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Lanza
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Macerata
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Ramona Bongelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 57

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