Domus Aurea, il palazzo del Sole

All’interno del vestibolo si innalzava il Colosso bronzeo, opera del greco Zenodoro. Era alto fra i 30 e i 35 metri, senza contare basamento, anch’esso con rivestimento bronzeo, con altezza di circa 11 metri (sembra che il colosso di Rodi ne fosse alto 32).

«Qui, dove un colosso stellato vede più da vicino gli astri
E dove altissime macchine sceniche ingombrano la via
Si irradiavano gli atri odiosi di un re crudele
Quando una sola casa occupava tutta la città», scrive Marziale.

Svetonio non ne da una descrizione dettagliata, scrivendo solo che «per dare un’idea della sua estensione e del suo splendore [della Domus Aurea], sarà sufficiente dire questo: aveva un vestibolo in cui era stato eretto un colosso a sua sembianza di Nerone»

E’ dunque incerto se abbia avuto la corona radiata sin dall’inizio o se sia stata aggiunta in occasione della consacrazione al Sole sotto Vespasiano.

Considerando però altre immagini di Nerone con la corona radiata, come quelle nella monetazione, è altamente probabile che il restauro di Vespasiano abbia riguardato solamente le fattezze fisionomiche.
In seguito Adriano spostò il Colosso per far posto al Tempio di Venere e Roma e per l’impresa pare che impiegò ben 24 elefanti. Della statua abbiamo raffigurazioni monetali dell’epoca di Alessandro Severo e Gordiano.

Non si sa con certezza che fine abbia fatto: potrebbe essere andato distrutto nel sacco di Roma del 410, oppure caduto in un terremoto che Roma subì nel V secolo, ed il suo metallo riutilizzato.