Biblioteche carcerarie tra cultura e reinserimento: la biblioteca della casa circondariale di Lecco
Il bibliotecario carcerario: verso una nuova professione?
I convegni e i lavori all’interno delle biblioteche carcerarie hanno fatto emergere sempre più la consapevolezza che occorre delineare in modo specifico la figura professionale del bibliotecario carcerario, individuandone specifiche competenze, ruolo e funzioni.
Per le biblioteche carcerarie, è prevista la figura del bibliotecario detenuto che, dopo uno specifico percorso di formazione, si occupa delle raccolte e della gestione dei prestiti.
Il detenuto bibliotecario riceve uno stipendio per il suo lavoro, ma come semplice conseguenza del lavoro da lui svolto come scrivano, ossia colui che si occupa di aiutare gli altri detenuti a scrivere le proprie richieste o domande, in modo da poter migliorare il loro stato detentivo, come per esempio richieste di arresti domiciliari, riduzione della pena per buona condotta, richieste di lavoro esterno.
A questo punto ci si chiede se sia facile o meno trovare in un carcere personale detenuto da impiegare nella biblioteca: la risposta è affermativa. Tra i tanti detenuti, soprattutto quelli con pene medio-lunghe, non è difficile, soprattutto perché così si ha il tempo per prepararli adeguatamente.
La situazione è un po' diversa per le Case Circondariali, nelle quali si trovano detenuti in attesa di giudizio oppure con condanne brevi o alla fine del loro percorso detentivo, in questo caso non si ha il tempo necessario per istruirli e per avere quindi un buon collaboratore.
Questa opportunità offerta ai detenuti è molto importante e sottolinea i progressi importantissimi che si sono fatti per un miglioramento delle biblioteche carcerarie, dove inizialmente era addirittura il libro che raggiungeva il detenuto nella cella e non il detenuto a recarsi in biblioteca, e per altro in alcuni casi è ancora così.
Ora si sta cercando di andare verso un sistema che prevede maggiore spazio di movimento per il detenuto, uno spazio che consente l’accesso diretto alla biblioteca, con una frequenza più assidua, un uso più strutturato.
È in quest’ottica che la biblioteca diviene una sorta di “centro culturale”, all’interno della quale i detenuti possono assumere un ruolo centrale e dove possono essere i protagonisti.
La possibilità per un detenuto di diventare bibliotecario, quindi impegnarsi in qualcosa di culturalmente significativo, va in questa direzione, nella voglia di responsabilizzare il detenuto, non più visto solo come il destinatario di interventi scelti sulla base di riflessioni di persone esterne o attraverso la compilazione di questionari, ma visto ora come protagonista, che prende parte in prima persona alla scelta delle iniziative, degli eventi culturali. Questo coinvolgimento attivo del detenuto non fa che stimolarlo sempre più, anche a far si che arrivino più libri secondo i desideri e le richieste dei ristretti che in questo modo si fanno sentire maggiormente.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Biblioteche carcerarie tra cultura e reinserimento: la biblioteca della casa circondariale di Lecco
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Informazioni tesi
Autore: | Carlotta Sandionigi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze dei beni culturali |
Relatore: | Giorgio Montecchi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 111 |
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