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I nuovi rapporti Italia - Libia secondo la stampa libica e italiana

I media occidentali così guardano il mondo arabo e viceversa

Per chi ha avuto occasione e fortuna di studiare la storia dei vari paesi arabi, si sarà sicuramente reso conto che ciascun paese ha un passato diverso dagli altri, e che, nella maggior parte dei casi, ha avuto a che fare con scontri, colonizzazioni, guerre, o alleanze, con i paesi occidentali, influenzando in questo modo anche la cultura.
L’esempio lampante è proprio il rapporto tra la Libia e l’Italia, che ha raggiunto l’apice nel 1911, con la colonizzazione.
Prima di questa data la Libia non esisteva, nel senso che in quel territorio c’erano solo province ottomane popolate da tribù, piccole comunità ebraiche, artigiani, suq, contadini, pastori, mendicanti specializzati nella tratta degli schiavi e discendenti dei pirati berberi che insidiavano le navi europee lungo le coste dell’Africa Settentrionale. Ecco perché viene facile dire che la vera Libia nacque al momento della conquista italiana.
Da lì ad oggi molte cose sono cambiate e l’attuale amicizia italo-libica, così come viene anche raccontata nei libri di storia, nei quotidiani, ci fa notare un’Italia che vede la Libia al di fuori delle correnti fondamentaliste dell’Islām e viceversa una Libia quasi del tutto convinta che l’Italia non abbia mai del tutto condiviso i propositi punitivi di alcuni paesi contro il regime di Gheddafi, affermando più volte che l’Italia di oggi, attuale, non è la stessa di allora, l’Italia del colonialismo.
Dai quotidiani arabi si evince una volontà e un bisogno di Gheddafi a voler ricordare un’ Italia crudele, non potendo fare a meno del rancore anti- italiano; l’Italia in cuor suo, ci parla invece di un colonialismo diverso, bonario e umano, con un’autoritratto quasi benevolo.

In sostanza sono due verità che si scontrano e che potrebbero far pensare a dei pessimi rapporti tra i due paesi. Ma questi pensieri vengono offuscati dal Trattato di amicizia firmato nell’Agosto del 2008 che a parer di molti, sia arabi che occidentali, è sembrato una semi-copertura a delle verità nascoste o ancor di più un mettere da parte dignità, rancori, rispetto da e verso entrambi, solamente per fini economici, commerciali e di “convenienza”.
Molto spesso l’ostilità viene incrementata dai mezzi di comunicazione che veicolano delle immagini stereotipate sia dell’Occidente che dell’Islām mobilitando le masse contro i propri avversari. Da qui il pregiudizio, e la mancanza di dialogo tra Occidente e mondo arabo. La gran parte dei mezzi di comunicazione arabi spesso si rifanno alle parole del proprio governo, e le ripetono come fossero “pappagalli”. Ad esempio si potrebbe pensare che se la stampa siriana offre un’immagine positiva dell’Italia è forse perché i rapporti tra Roma e Damasco sono eccellenti, mentre parlerebbe male della Francia per le divergenze che ci sono tra i due paesi sulle vicende del Libano. Quindi, appunto per la storia passata di ogni paese arabo, viene difficile essere obiettivi quando si parla dell’Occidente, anche se come abbiamo visto negli articoli libici, oltre ai sentimenti di rancore che sono del tutto espliciti, non ci sono molti elementi che rimandano ad una vera e propria polemica contro l’Occidente e in questo caso l’Italia. Al contrario in Occidente abbiamo riscontrato come, per un motivo o per un altro, è stata criticata la visita del colonnello Gheddafi a Roma, con termini dispregiativi, ironie, metafore, similitudini, non soffermandosi invece su quelle che sono le vere ragioni della sua visita, sul perché del Trattato di Amicizia, sul colonialismo. Ecco perché non bisognerebbe limitarsi a quella che è l’informazione mediatica che ci arriva perché non sempre può essere corretta o comunque può essere imparziale. Chi legge un quotidiano italiano non avrà chiaro quali sono i numerosi punti di contatto che ci sono tra le due sponde del Mediterraneo, un libico lo sa. I libici sanno molte più cose di quelle che l’Italia conosce su di loro, forse perché in seguito alla colonizzazione essi hanno dovuto usare la nostra lingua, e hanno conosciuto più a fondo la mentalità occidentale. In Europa c’è pochissima conoscenza al riguardo, e anche mancanza di interesse, e ciò è ancora più grave per gli italiani di oggi visto il loro passato coloniale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I nuovi rapporti Italia - Libia secondo la stampa libica e italiana

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Cieri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Giuliano Mion
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 113

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