Crisis Management: la crisi finanziaria e la comunicazione delle banche

Per essere in grado di analizzare le cause, le dinamiche e gli effetti di simili fenomeni si è sviluppato un filone di studi denominato crisis management, che ha come obiettivo ultimo quello di fornire metodologie e tecniche atte a prevedere e fronteggiare tali eventi con rapidità e efficacia, cioè nei tempi più brevi e con i minori danni possibili. Per crisis management si intende «l’insieme delle attività che abbracciano la predisposizione e l’attuazione delle procedure e degli strumenti utili nella fase di contenimento dei danni di un evento calamitoso e in quella di rapido ripristino dello stato di quo ante». Il crisis management sta emergendo come un sistema di intervento incentrato primariamente sul preparare i responsabili aziendali a gestire crisi improvvise «più dal punto di vista manageriale che tecnologico» (Lagadec, 2002; p. 54). Non solo prevenzione tecnica di incidenti potenziali e pericolosi, ma diagnosi delle carenze organizzative, creazione di un team di pronto intervento e soprattutto superamento del tipico atteggiamento relativo ad una crisi del tipo “se e quando si dovesse verificare una crisi penseremo a come gestirla”. In passato questa cultura si traduceva inevitabilmente in una tardiva azione di public relation tesa, essenzialmente, a minimizzare, nascondere o scaricare altrove la responsabilità della crisi. «Il crisis management è un processo di medio-lungo periodo che comprende tutte le attività da porre in atto prima, durante e dopo la manifestazione dell’evento scatenante» (Guerra, Ferrario, 2000; p. 123). Tale processo è scomponibile in alcune fasi fondamentali, l’una conseguente dall’altra: a) l’analisi dei rischi;b) la rilevazione dei segnali deboli;c) la preparazione e la prevenzione;d) il fronteggiamento dell’emergenza;e) il ritorno alla normalità e l’apprendimento.