Talidomide: un esempio di drug repurposing

È importante conoscere bene gli effetti collaterali di un farmaco, in modo da evitare spiacevoli inconvenienti, in seguito alla sua somministrazione. In questo capitolo tratteremo gli effetti collaterali più comuni della talidomide, e le strategie preventive che possono essere utilizzate.

Teratogenicità

La teratogenicità è la più grave tossicità della talidomide. Essa, infatti, è classificata nella categoria X, che include i farmaci che hanno un rischio elevato di causare danni permanenti al feto e che non dovrebbero essere usati in gravidanza e nelle donne in età fertile. La talidomide è liposolubile ed attraversa rapidamente la placenta. Anche una capsula da 50 mg può causare danni alla nascita. Il rischio di sviluppare teratogenicità è più alto durante il periodo critico, cioè a 20-40 giorni di gestazione. Il rischio di ulteriori danni, dovuti all'assunzione di talidomide al di fuori del periodo critico è sconosciuto, ma può essere significativo. Perciò, questo farmaco non va assolutamente somministrato durante la gravidanza, o nelle donne in età fertile, a meno che non stiano usando almeno un mezzo efficace di contraccezione. Le principali anomalie fetali che si verificano in seguito alla somministrazione di talidomide in gravidanza comprendono: amelia (assenza degli arti), focomelia (arti corti), ipoplasticità delle ossa, anomalie dell'orecchio esterno, paralisi facciale, anomalie oculari, e difetti cardiaci congeniti. Sono state documentate, poi, malformazioni del tubo digerente, delle vie urinarie e dei genitali. Circa il 40% dei feti rischia di morire alla nascita, o poco dopo, a causa dell'atresia intestinale. […]