Ventitré secondi. I riflessi di una catastrofe naturale sul linguaggio di una comunità locale
Dopo il 6 aprile 2009
La Protezione Civile ha giocato un ruolo importante nell’immediato post-sisma gestendo gran parte dell’emergenza attraverso operazioni di ricerca e soccorso, allestendo le Tendopoli per accogliere gli sfollati e garantendo la disponibilità di alloggio negli alberghi della costa e della provincia abruzzese. La notte del sisma un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per il territorio della provincia de L’Aquila e dei comuni della regione, terminato nel 2012, e ha nominato commissario delegato il Capo della Protezione Civile. Nelle prime 48 ore sono state soccorse 28mila persone dalla Protezione Civile, raggiungendo poi il picco totale di 67.500 persone tra aprile e maggio. Decine di volontari sono accorsi da tutta Italia, rimanendo per molto tempo nelle tendopoli.
I mesi successivi sono trascorsi tra sopralluoghi degli edifici, persone che man mano hanno abbandonato i loro alloggi temporanei per rientrare nelle case classificate agibili o per accedere alle abitazione del “Progetto C.A.S.E.” La rabbia divenne il sentimento comune dei cittadini, che continuavano a vedere le macerie abbandonate nella città, soprattutto nel Centro Storico, simbolo di una ricostruzione allora inesistente. L’indignazione fu il sentimento che accompagnava la rabbia degli aquilani quando ebbero l’impressione che si stesse facendo della tragedia un’operazione mediatica, e questa ipotesi si fondava anche sulla scelta di trasferire l’ambientazione del G8 di quell’anno da la Maddalena a L’Aquila. Molti furono i Capi di Stato e di Governo che in quella occasione visitarono la città, tra i quali la Cancelliera tedesca Merkel ed il Presidente USA Obama. Proprio la presenza di quest’ultimo ispirò lo slogan di protesta degli aquilani “Yes we camp”, ovvero “Sì, siamo accampati” mutuato dallo slogan “Yes we can” della campagna elettorale dello stesso Presidente Obama, frase che è rimasta nella memoria degli aquilani e che spesso viene rievocata per sottolineare ironicamente le lungaggini burocratiche della ricostruzione.
Forse, è proprio da questo momento che si può parlare dell’introduzione di un nuovo lessico a L’Aquila, proprio quando i sentimenti del vissuto quotidiano cambiano in base agli eventi in città, a partire dalle 3:32 del 6 aprile 2009.
Una volta spenti i riflettori sulla città, la vita scorre diversa e piena di difficoltà, accompagnando l’inizio dei lavori di ricostruzione partiti nel 2013, quando per i cittadini si apre un piccolo spiraglio di luce, ci sono nuovi problemi da affrontare e una nuova realtà con cui rapportarsi. I risultati riportati di seguito andranno dunque a mettere in luce questo aspetto.
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Ventitré secondi. I riflessi di una catastrofe naturale sul linguaggio di una comunità locale
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Informazioni tesi
Autore: | Federica Loddi |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Scuola Superiore per mediatori linguistici |
Facoltà: | Interpretariato e Traduzione |
Corso: | Mediazione linguistica |
Relatore: | Carlo Nofri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 72 |
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