Violenza e infermità mentale: il caso di Billy Milligan
Disturbo Dissociativo D’identità (Did)
Come emerso dalla storia di Billy Milligan, egli soffriva di disturbo dissociativo d’identità (DID), o più volgarmente “disturbo di personalità multipla”. Disturbo sviluppatosi a seguito di profondi traumi, di vario tipo, durante l’infanzia.
Il DID rientra infatti nelle conseguenze derivanti dall’abuso all’infanzia già precedentemente introdotte, essendo una delle tipologie di disturbo dissociativo. Non a caso, perfino il DSM-5, mette vicini i disturbi dissociativi e quelli da Trauma.
I suoi sintomi possono intaccare quasi ogni area del funzionamento psicologico come, già menzionati, «integrazione di coscienza, memoria, identità, emozione, percezione, rappresentazione del corpo e comportamento».
In questo capitolo andremo però a trattare solo il DID, essendo questo il disturbo di cui ha sofferto Milligan, il quale
si caratterizza per la presenza di due o più identità o stati di personalità distinti (ciascuno con i suoi modi di percepire, relazionarsi, e pensare nei confronti di sé stesso e dell’ambiente). Almeno due di queste identità o stati di personalità assumono in modo ricorrente il controllo del comportamento della persona e ognuna di esse, quando presente, non ha assolutamente coscienza dell’altra.
Ognuna di queste personalità, o “alter”, è ben distinta e diversa dalle altre, per sesso, età, immagine di sé, carattere... Si differenziano anche per desideri, interessi, visione del mondo, ricordi…
«Questo comporta una forte compromissione della continuità del senso di Sé, accompagnata da alterazioni negli affetti, nei comportamenti, nella coscienza, nella memoria, nella percezione, nella cognizione e nelle funzioni senso-motorie», ciò significa che il soggetto sentirà di non avere controllo del proprio corpo, sui propri atteggiamenti, comportamenti o emozioni che potrebbe anche non riconoscere come propri.
Porterà a dimenticanze riguardo elementi della vita quotidiana del soggetto, quali informazioni personali importanti e/o eventi traumatici, e si connota come uno dei sintomi principali del DID e si chiama amnesia dissociativa. Può intaccare ricordi inerenti anche ad abilità e legate al loro lavoro, potrebbero scoprire di azioni che hanno fatto nei giorni prima ma che non ricordano...
I sintomi derivanti da questo disturbo possono essere auto-riferiti o riportati da terzi. E secondo i criteri del DSM-5, «causano disagio clinicamente significativo o compromissione sociale, lavorativa o di altre importanti aree di funzionamento», e riportano inoltre che «i sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di un’altra condizione medica».
Riguardo al disturbo dissociativo d’identità diciamo che, a causa della sua cronicità e gravità, porta a situazioni di disabilità, invalidità e ricorrenti tentativi di suicidio, come si è evinto anche dalla storia di Milligan, perché molte volte si associa a disturbi depressivi e borderline.
Da aggiungere anche il fatto che è una condizione clinica che interessa sia il sesso maschile che femminile, nonostante sono riconosciuti maggiormente casi di donne. Ma questo solo perché l’uomo è più incline a negare i suoi sintomi così come i suoi traumi che l’hanno condotto in questa situazione. Il modo in cui, il disturbo, si manifesta nelle donne e negli uomini è leggermente differente. Nel primo caso si caratterizza per stati dissociativi acuti e più frequenti. Nel secondo caso, invece, tendenzialmente vengono messi in atto comportamenti di stampo criminale e violento.
Parlando di cause legate al DID la più riconosciuta è quella del trauma: «un evento di qualsiasi tipo, sia nella vita del bambino che dell’adulto, che determina un profondo senso d’impotenza e di fragilità e che interrompe lo scorrere della vita psichica normale dell’individuo».
Il trauma stesso poi si differenzia in due tipologie. Esiste quello semplice che riguarda eventi avvenuti singolarmente come lo potrebbero essere incidenti stradali o catastrofi naturali. Altrimenti si parla di trauma complesso che si ripete nel tempo, e coinvolge altri soggetti di fronte alla quale ci si sente impotenti, questi possono essere appunto maltrattamenti e abusi.
Un trauma diventerà causa di un Disturbo Dissociativo d’Identità nel momento in cui questo diviene cumulativo, quindi si parla di trauma complesso, ma soprattutto quando si presenta nella prima infanzia della vita di una persona (magari prima dei 5 anni), caso maggiormente correlato allo sviluppo di DID.
Si pensa che il rapporto causa-effetto tra disturbo e trauma sia «il risultato dell’incapacità di molti bambini traumatizzati a sviluppare un senso unitario di sé», che porterà appunto alla disgregazione dell’identità.
Per quanto concerne il Disturbo Dissociativo d’Identità, per quanto grave che sia, può essere trattato con la psicoterapia. Prevede un lungo percorso in cui il terapeuta, come avvenuto con Milligan, tenta di far comunicare tra loro i vari “alter” presenti nel paziente,
«accettandosi come parti legittime del Sé e negoziando per risolvere i loro conflitti. L'obiettivo ultimo è quello di permettergli di svolgere una vita con una sorta di equilibrio dato dall’integrazione delle varie identità.
Oltre alla psicoterapia esistono anche altri trattamenti, più specifici e mirati in base alle particolari condizioni del paziente:
• terapia dialettico-comportamentale (DBT, di Marsha Linehan): è un approccio consigliato per coloro che hanno tendenze suicide o autolesive, perché punta ad un miglioramento, solitamente, della regolazione delle emozioni negative del paziente, o più in generale delle abilità in cui esso non eccede. Questo aiuterà il soggetto a ridurre i comportamenti pericolosi per sé o per gli altri come lo possono essere le relazioni violente per esempio.
• desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (Eye Movement Desensitization and reprocessing, EMDR): permette alla persona in cura di entrare in contatto con il proprio dolore con atteggiamento esplorativo. Si rivela così «utile nel modificare le distorsioni nella rappresentazione del Sé, facilitando l’integrazione».
• psicoterapia sensomotoria: «aiuta il paziente a recuperare la capacità di regolare quegli stati incontrollati del corpo che contribuiscono alla dissociazione».
• terapia di gruppo: può accostarsi alla terapia individuale per rafforzarne gli obiettivi, ma per un tempo rigorosamente limitato. Mette il paziente nella condizione di comprendere di non essere il solo a vivere una situazione come quella da lui esperita. In questo modo potrà, inoltre, «sviluppare competenze sul trauma, sulla dissociazione»
La farmacoterapia non rientra nelle possibili cure al DID essendo che non esistono farmaci in grado di ridurne i sintomi. Semmai «Il ricorso alla terapia farmacologica è giustificato per ridurre la sintomatologia ansioso-depressiva, l’irritabilità, l’impulsività, l’insonnia, con il fine di raggiungere una stabilizzazione emotiva».
Questi sono i modi per trattare il sopra citato disturbo, nei casi più critici si dovrà ricorrere al ricovero psichiatrico della persona.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Violenza e infermità mentale: il caso di Billy Milligan
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Informazioni tesi
Autore: | Gaia De Lorenzi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Relazioni pubbliche e comunicazione d'impresa |
Relatore: | Carmelo Dambone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 46 |
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