Stereotipi e Pregiudizi nel Linguaggio dei Social Media: Studio di un Corpus sull'Immigrazione

Come anticipato prima, esiste una parte di questo fenomeno che è legata alla parola. Di seguito vengono elencati i principali tipi di violenza verbale inclusi nel cyberbullismo secondo Cyberbullismo.com (https://www.cyberbullismo.com/cyberbullismo/tipologie/):

• Flaming: ovvero messaggi online, aggressivi e volgari, che hanno lo scopo di alimentare “battaglie” verbali online, anche dette “flame war”, coinvolgendo due o più persone, che si confrontano senza che ci sia necessariamente una vittima. È necessario, però, tenere a mente che una flame war potrebbe essere un segnale di un’imminente violenza nella vita reale.

• Harassment: equivalente inglese dell’italiano “molestia”, si tratta del continuo invio di messaggi offensivi da parte di una o più persone, sia attraverso chat sia attraverso chiamate. La vittima, a volte, risponde anche in modo aggressivo a questi messaggi, ma solo con l’intento di scoraggiare il cyberbullo.

• Cyberstalking: la versione ancora più aggravata dell’harassment, con talvolta presente anche la pubblicazione di contenuti privati online contro la volontà della vittima. La persona perseguitata, in questi casi, è anche preoccupata per la propria sicurezza. Questo accade sovente quando la vittima è o è stata coinvolta in rapporti (di qualsiasi tipo) ricchi di conflitto.

• Denigration: a differenza del cyberstalking, il cyberbullo, in questo caso, può diffondere contenuti privati e/o materiali offensivi online una sola volta, perché il suo intento non è la persecuzione, ma il danneggiamento della reputazione della vittima. In questo senso, il carnefice può anche modificare tali contenuti, al fine di ridicolizzare la persona che subisce la violenza. Questi materiali, essendo pubblicati online, verranno visti non solo dalla vittima, ma anche da spettatori, che potranno aggravare la situazione diffondendo ulteriormente questi contenuti offensivi.