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Pratiche Traduttive e comunicazione interculturale nel settore turistico

Caratteri distintivi della traduzione turistica

L’innovazione nel settore turistico non è però soltanto limitata alle tematiche della responsabilità sociale d’impresa, né tantomeno è relegata esclusivamente al servizio dell’incremento dei fatturati.
Essa investe anche l’aspetto più propriamente linguistico e lessicale, in quanto è innegabile che il turismo rappresenti un’ottima fonte di operatività per i traduttori – tant’è vero che il “linguaggio” (ovvero l’insieme di registri e sottocodici) che lo caratterizza necessita da un punto di vista culturale ampie competenze; è a queste ultime, così, che dobbiamo la cura relativa dell’aspetto linguistico di testi turistici traslati in un’altra lingua.

Il turista riesce ad entrare in contatto con i diversi luoghi da visitare per lo più attraverso la traduzione, e infatti proprio il processo traduttivo si interpone come un’interfaccia ineliminabile e inaggirabile tra sistemi linguistici e culturali diversi.
L’industria del turismo è cresciuta moltissimo negli ultimi anni, e ha subito radicali trasformazioni. In Europa, soprattutto, l’abbattimento delle frontiere, la moneta unica, la comparsa sul mercato delle compagnie aeree low cost, il boom di internet e la facilità delle prenotazioni online hanno profondamente cambiato il settore turistico.
Recarsi presso un’agenzia di viaggio per chiedere informazioni o prenotare biglietti è una pratica che ormai appartiene al passato, o quasi.

Moltissimi turisti oggigiorno utilizzano internet per reperire le informazioni sui paesi che hanno in programma di visitare e prenotare i servizi desiderati prima della partenza.
E’ facile immaginare il fatto che i consumatori sono più propensi a fare affari se possono informarsi e comunicare nella loro lingua.
Per questo motivo tutti gli operatori turistici dovrebbero essere in grado di fornire ai potenziali clienti le informazioni di cui necessitano nella loro lingua, e la possibilità di prenotare online. 
Data la presenza di una forte funzione persuasiva-conativa caratteristica dei testi turistici, l’oggetto della promozione dovrà essere presentato e descritto in modo tale da risultare attraente gli occhi dei destinatari, nonché al fine di dare maggiore efficacia al testo stesso.

La traduzione di un testo turistico è, quindi, strettamente collegata con l’attività di marketing: da un punto di vista linguistico, cioè, il traduttore deve sempre chiedersi se le scelte del pubblicitario – come l’uso della terminologia, delle rime, delle allitterazioni e delle metafore – hanno un equivalente nella lingua di destinazione o se è necessario far ricorso una soluzione alternativa.   

I testi turistici tradotti vengono pubblicati di solito su brochure, opuscoli, giornali, presentazioni, menù, magazine, coupon e, soprattutto, siti internet che oggi rappresentano il modo più veloce per comunicare promozioni in tempo reale a milioni di utenti. 

La base di partenza privilegiata dalle indagini – comunque abbastanza recenti – condotte da molti studiosi è rappresentata proprio dall’analisi delle discrepanze interculturali; queste ultime, spesso, si manifestano a livello linguistico, concretizzando il grande sforzo del traduttore che si realizza nel momento in cui cerca di rendere, nel testo turistico di arrivo, i termini che nella cultura e nel testo di partenza hanno una valenza culturale specifica.
Il significato del testo di partenza non è quindi soltanto un significato linguistico, ma un significato più ricco e culturalmente complesso determinato dall’uso che si è fatto o si fa del testo stesso.

La totale congruenza, intesa come riproduzione univoca e tendenziale messa in opera dal processo traduttivo, risulta essere insomma un concetto sempre troppo forte per descrivere la relazione tra due testi (un testo-fonte e la sua traduzione); l’equivalenza parziale, invece, è considerata una relazione più debole ma senza dubbio imprescindibile (soprattutto in contesti informativo-conativi).
Il traduttore mira dunque a realizzare una equivalenza referenziale ottimale tra testo di partenza e testo d’arrivo; si tratta tuttavia di un risultato che, oltre all’equivalenza verbale strictu sensu, chiama in causa anche tutti gli altri fenomeni culturali che il testo porta con sé (in termini di enciclopedia, conoscenze di sfondo ecc.).

La traduzione diventa in questo senso trasferimento culturale, e il traduttore deve quindi conoscere la cultura di partenza e quella d’arrivo ed essere “bi-culturale”.
La traduzione ‘interlinguale’ è, quindi, qualcosa di più della ricerca di una mera corrispondenza a livello di strutture linguistiche: essa è una forma particolare di trasposizione culturale (Kulturtransfer).
Inoltre la diversità traduttiva è riconducibile anche alla stratificazione del pubblico cui un testo si rivolge in quanto la stessa parola, ad esempio, può essere tradotta in modo leggermente diverso se è indirizzata a un pubblico giovane piuttosto che a un pubblico più adulto.

L’obiettivo, in ogni caso, è sempre quello di creare una relazione di empatia con il segmento di pubblico individuato cercando, anche con un adeguato uso del lessico, di avvicinarsi al modo di essere e vivere che caratterizza il destinatario di riferimento.
Infatti una buona traduzione è indice di serietà e non può che avere influssi benefici in termini di immagine sul prodotto pubblicizzato, ma anche sull’autore o editore coinvolto in quanto “la parola, quando è ben calibrata e scelta con cognizione di causa, può davvero amplificare l’efficacia comunicativa del messaggio promozionale”.

I turisti provengono da diverse parti del globo e, di conseguenza, non è possibile immaginare o pretendere che tutti abbiano una conoscenza omologabile e condivisa della geografia, piuttosto del clima o del folclore locale caratteristico di una particolare destinazione.
Per tale ragione comunicare gli aspetti e le caratteristiche “locali” dei più diversi e disparati territori in tutto il mondo può risultare un’operazione davvero difficile.
Gina Poncini si è concentrata proprio sull’importanza della creazione di un “common ground”, costruito grazie all’apparato iconografico e alle soluzioni lessicali messe a punto dai redattori dei materiali turistici promozionali che hanno il duplice ruolo di comunicare le attrazioni offerte da una determinata area turistica e, allo stesso tempo, costruire una conoscenza condivisa mediante la quale tali località possano essere apprezzate e desiderate.
In ogni caso è possibile affermare che per il linguaggio turistico non si può fissare un unico dominio extralinguistico di riferimento, ma occorre rifarsi a un’intera serie di domini: “Tale multidisciplinarietà contraddistingue il discorso turistico che vede proprio nell’inafferrabilità e ibridismo settoriale una delle sue caratteristiche principali”.

La comunicazione del prodotto turistico rivolta al consumatore, avviene attraverso l’uso di pieghevoli, brochure, manifesti turistici, guide turistiche e siti web.
Nella comunicazione con il viaggiatore troviamo inoltre una costante occorrenza delle cosiddette parole chiave della promozione turistica, come “via, avventura, sogno, piacere, relax, indimenticabile” le quali, pur provenendo dal linguaggio comune, acquisiscono nel discorso turistico una vera e propria funzione tecnica di promozione.
Altra caratteristica è l’uso di parole straniere, che trasmettono un’aria folcloristica ed invitano a familiarizzare con “il diverso”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Pratiche Traduttive e comunicazione interculturale nel settore turistico

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Informazioni tesi

  Autore: Salvatore Palella
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
  Facoltà: Lingue straniere per la comunicazione internazionale
  Corso: Lingue straniere per la comunicazione internazionale
  Relatore: Antonio Perri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 126

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