Globalizzazione, cosmopolitismo, diritti umani
Assimilazione o riconoscimento: dal Melting pot al salad bowl
La complessa questione dell’integrazione va vista sempre meno come un problema o uno ostacolo, ma piuttosto come una possibilità di arricchimento culturale e sociale sia per chi si integra, sia per chi viene “integrato”. Proprio in quest’ottica all’iconografia classica del melting pot (“crogiolo”) si è andata sostituendo quella della salad bow (“insalatiera”) riproposto di recente dallo stesso consiglio di Europa. Il termine melting pot fu inventato da un drammaturgo americano nel 1908, si trattava del mito secondo cui gli immigrati (in particolare russi, polacchi, serbi, greci, italiani ed ebrei dell’Europa orientale) giunti negli Stati uniti si liberavano dalle proprie radici e si americanizzavano fondendosi in una sorta di razza mista. La scuola di Chicago negli anni ‘20 aveva stabilito quattro processi principali di relazioni tra culture e gruppi diversi, il processo di amalgamazione, quello di accomodamento, quello di assimilazione, infine quello di acculturazione. L’insieme di questi processi portava ad una sorta di convergenza con differenze tra loro sul piano sociale e religioso in un'unica grande cultura il cui fenomeno veniva definito appunto con la metafora del “melting pot” un enorme contenitore che racchiudeva in se svariati tipi di cultura confuse tra loro come in un minestrone. Il “melting pot” è dunque quel processo attraverso il quale la cultura di una comunità o di una nazione è trasmessa ad un cittadino adottivo e nel quale i gruppi e gli individui vengono incorporati in una comune vita sociale e culturale. Più avanti, intuendo che il fenomeno immigratorio non dovesse necessariamente portare a una generale assimilazione ma, magari a una maggiore ridefinizione dei propri confini culturali e sociali distintivi, si passò dal concetto di melting pot all’efficace metafora della salad bow, in cui ogni differenza sociale etnica, religiosa convive con le altre, difendendo e differenziando nei tratti essenziali la propria identità e specialità in una convivenza comune. Si tratta di una visione in cui le differenti componenti mantengono la propria identità proprio come in una insalatiera. Il melting pot, che avrebbe dovuto dar vita ad una superiore identità americana, fu un mito durato almeno un cinquantennio, ebbe una straordinaria fortuna ma era per molti versi una ideologia mistificante, utile ad occultare una realtà fatta di pesanti discriminazioni razziali, di segregazione, di aspri conflitti “etnici” . A distruggere il mito del melting pot provvidero le rivolte nei ghetti neri delle grandi città, il radicalismo black e i movimenti per i diritti civili negli anni sessanta che resero possibile lo sviluppo di una molteplicità di altri movimenti di rivendicazione etnica in particolare fra i nativi americani e fra gli ispanici. Ciò si rispecchiò, a livello scientifico, nell’affermazione di una teoria pluralistica che valorizzava la “nuova etnicità”: l’accento era spostato sulla dimensione soggettiva delle etnicità, che era concepita come una scelta identitaria strategica, ritenuta particolarmente appropriata, nella società moderna, a dare forma alle esigenze di mobilitazione politica e alla rivendicazione di risorse e di potere. Tramontata la grande stagione dei movimenti, l’etnicità si ripresenta come ideologia delle classi medie che soprattutto negli ambienti accademici aspirano alle promozione sociale; o nella forma della disseminazione di rivendicazione e conflitti, spesso privo di reale antagonismo sociale e di progettualità politica; ovvero nella varietà edulcorata di “etnico è bello”, cioè di un pluralismo culturale all’acqua di rose che ancora una volta maschera la gerarchizzazione sociale, l’accesso ineguale alle risorse e al potere, la virulenza del razzismo soprattutto contro i neri e gli ispanici.
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Globalizzazione, cosmopolitismo, diritti umani
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Informazioni tesi
Autore: | Enrica Cocimano |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Filosofia |
Corso: | Storia della filosofia |
Relatore: | Gaetano Vittone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 258 |
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