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SARS-CoV-2: analisi retorica dei discorsi di Giuseppe Conte durante il lockdown

Articolazione del discorso

Già secondo gli autori antichi e medievali, il discorso si articola in quattro parti principali, a loro volta suddivisibili in sezioni. La prima è il proóimion, che in greco significa proemio; esso è l’inizio del discorso, come nella poesia è il prologo e nella flautistica il preludio. Segue la diégēsis, in latino narratio, cioè l’esposizione dei fatti. Essa a sua volta si articola in digressio, digressione; propositio, proposizione e partitio, partizione. Terza parte è la pístis, in latino argumentatio, cioè l’argomentazione; qui si distinguono confirmatio/probatio, cioè conferma/dimostrazione/prova, e refutatio/confutatio/reprehensio, cioè confutazione. Ultimo è l’epílogos, cioè l’epilogo, la conclusione.

L’esordio
L’esordio è l’inizio del discorso. Nei poemi cavallereschi si compone della pròtasi, cioè l’esposizione dell’argomento, e l’invocazione alla Musa, ai Celesti o al committente o dedicatario dell’opera. Nell’oratoria politica e giudiziaria lo scopo dell’esordio è di rendere benevolo, attento e arrendevole il lettore (benevolum, attentum, docilem). Questo è ben evidente nei discorsi 1, 3, 4 e 6.
Il primo inizia senza saluti, direttamente con la frase: «Non è la prima volta che il nostro Paese si trova ad affrontare emergenze nazionali. Ma…». Questa congiunzione avversativa introduce la vera frase di conquista del pubblico: «Ma siamo un paese forte, un paese che non si arrende: è nel nostro DNA». E continua:
«…è una sfida che va vinta con l’impegno di tutti: cittadini e Istituzioni… l’Italia, tutta, è chiamata a fare la propria parte». Quello del 4 marzo è un discorso che inizia in modo deciso e convincente, facendo leva sullo spirito di unione e di resistenza dell’uditorio, il popolo italiano, e richiamando l’attenzione sulla necessità che ogni ascoltatore si senta chiamato in causa per fare la sua parte.
Il terzo discorso, come il primo, inizia senza saluti. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, infatti, apre ringraziando i medici, gli operatori sanitari e tutti coloro che combattono negli ospedali contro la pandemia. È dopo questa frase introduttiva che arriva il vero richiamo al pubblico: «Il mio grazie va anche a tutti voi. […] Vi ringrazio perché…». Con questa anafora, sottolineando il sentimento di gratitudine delle autorità verso i cittadini, ne richiama l’attenzione e, allo stesso tempo, ne risveglia la bontà, facendoli sentire preziosi per la battaglia comune contro Covid- 19.
Il quarto discorso inizia con un saluto a tutti, per continuare in prima persona: «Ho scelto la linea della trasparenza, della condivisione; ho scelto di non minimizzare. Ho scelto di rendervi partecipi…». Con questa precisa scelta linguistica dell’uso della prima persona singolare, unitamente all’anafora del verbo scegliere, il Presidente Conte richiama l’attenzione dell’uditorio facendo leva non sulla sua bontà o capacità di rispettare le regole, ma stimolandone la curiosità. Con un inizio così, infatti, il cittadino si sente parte di un gruppo di eletti, selezionati per sapere quasi in esclusiva le scelte del Presidente e del governo. Questo esordio prende quasi le forme di una confessione, senza però cadere nell’ammissione di inadeguatezza, tecnica che Conte ha riservato per altri discorsi.
Il sesto discorso è un’informativa alla Camera dei Deputati, motivo per cui inizia con un saluto molto formale. Seguono frasi di ammissione della situazione tragica in cui si trova l’Italia in quei momenti: «Sono giorni terribili per la nostra comunità nazionale», «La nostra comunità, che perde i più fragili e vulnerabili…». Questi riferimenti alla dura realtà con cui ogni deputato, ma anche ogni cittadino, si scontra quotidianamente diventano il giusto appiglio con cui conquistare l’attenzione del pubblico, proprio perché fanno leva su una dimensione affettiva dalla quale non si può prescindere.
La retorica fornisce anche un altro accorgimento per attirare a sé l’ascoltatore: il tópos dell’affettazione di modestia. Questo consiste nell’ammissione, da parte dell’oratore, della propria inadeguatezza. È molto diffuso in tutte le letterature e si ritiene psicologicamente efficace, perché risveglia un primitivo sentimento di simpatia per chi si trova in una qualche difficoltà. L’affettazione di modestia, o dichiarazione di inadeguatezza, può situarsi all’inizio del discorso, quindi nell’esordio, ma anche nel pieno dell’argomentazione o addirittura alla fine. Un esordio con questa tecnica è quello del discorso 7 in cui, dopo i consueti saluti e il punto della situazione, cita: «Non siamo nella condizione […] di poter allentare le misure restrittive, […] di poter alleviare i disagi e i sacrifici a cui siamo sottoposti». Con questa frase, il Presidente Conte ammette di non poter far altro che perpetrare le restrizioni già presenti e di non aver altro strumento se non quello per cercare di arginare le sofferenze già diffuse sull’intero territorio italiano. Altro esordio che usa la tecnica dell’affettazione di modestia è quello che apre il discorso 9, in cui l’oratore ammette esplicitamente: «Ci sono stati dei momenti in cui l’epidemia ci sembrava sfuggire da ogni controllo». Con queste ammissioni, l’oratore si fa piccolo davanti al suo pubblico, diventandone parte anch’egli. Risveglia così sentimenti benevoli e di compassione nei confronti di un uomo che ammette di star facendo tutto il possibile e, forse consapevolmente, mai abbastanza di fronte a un virus così letale.
Nei casi in cui la situazione sia così urgente da obbligare l’oratore a iniziare il discorso all’improvviso, o nei casi in cui il tema da trattare sia teso e articolato, l’esordio può anche mancare e l’oratore può procedere con l’esposizione dei fatti. Sono di questo tipo i discorsi 8, 10 e 11 in cui, dopo il consueto saluto, il Presidente Conte inizia subito a delineare l’argomento centrale della questione.
Caso unico e particolare nel corpus di discorsi trattati è quello del discorso 2, che inizia con un informale «Eccoci» per proseguire con una vera e propria accusa verso un sistema dell’informazione cha ha diffuso prematuramente una bozza, non definitiva, di un Decreto del Presidente del Consiglio. Questo esordio è unico nel suo genere in quanto concorre anch’esso a conquistare l’attenzione del pubblico ma non risvegliandone la benevolenza, bensì mettendo in primo piano espressioni come «cosa inaccettabile», «ne va della correttezza dell’operato del governo», «non lo possiamo accettare». Queste catturano l’ascoltatore per la loro forza espressiva ed evocativa e per essere totalmente distanti dallo stile sobrio ed educato a cui l’oratore ha abituato il suo pubblico.

Questo brano è tratto dalla tesi:

SARS-CoV-2: analisi retorica dei discorsi di Giuseppe Conte durante il lockdown

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Belotti
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Comunicazione, Informazione, Editoria
  Relatore: Marco Sirtori
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 154

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Parole chiave

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