Analisi per immagini del processo di Verona

Il mattino dell’8 gennaio 1944 nella Sala della Musica di Castelvecchio in Verona si apre il procedimento giudiziario
passato alla storia come “Processo di Verona”.
Non è scopo di questa tesi individuarne le caratteristiche giuridiche o le conseguenze politiche, bensì approfondirne il
lato iconografico e documentale attraverso una morale per immagini, siano esse in movimento o statiche.
Il corredo iconografico di questa tesi consta quindi di immagini particolarmente dure e di difficile gestione: è sempre
un gesto sofferto accettare la visione e il confronto continuo con degli scatti autentici di condanne a morte, e il debito più difficile da gestire è il proporre ad altri la visione e l’analisi di queste immagini, costringere altri ad accettare la spoglia crudeltà di questi scatti per poterli investire di volta in volta di luci differenti, più materialmente aderenti alla carne piuttosto che tendenti ad evidenziare le implicazioni etiche di queste immagini che rappresentano di volta in volta dei gesti, degli atti, dei documenti, delle luci, delle prove, delle volontà ma soprattutto degli scarti,dei resti.
Ciò che resta di queste immagini è pertanto oggetto di questa indagine: lo scarto tra la violenza politica e la violenza fisica, lo scarto tra la grazia e l’eliminazione, lo scarto tra l’otturatore dell’arma da fuoco e l’otturatore dell’apparecchio fotografico. Il silenzioso motore di tutta la vicenda è la ritualità, un contratto segreto stabilito con la forza di coloro che sentivano il diritto di giudicare e la sottomissione di coloro che si sono trovati a doversi difendere: il PFR curò ogni dettaglio di questo processo, se ne assunse la piena paternità dall’istruttoria all’esecuzione della sentenza.
Un primo confronto con l’immagine e con l’esperienza segreta del resto si può riscontrare nell’osservazione di due scatti presi durante il dibattimento processuale in cui è chiaramente visibile l’aspetto rituale e in qualche modo religioso della vicenda: la studiata scelta dell’arredamento, dell’illuminazione e dei colori contribuisce a creare nell’aula un effetto lugubre e per molti versi macabro.
L’esperienza per immagini che è possibile fare attraverso questi scatti costituisce una dialettica del resto che si
concretizza di volta in volta nell’appropriazione del gesto da parte dell’atto, e nella scissione dell’atto da parte del gesto. Le immagini proposte in questa tesi sono dei gesti d’aria, degli scarti di materia volatile e inafferrabile: l’aria contenuta in questa prima immagine è aria immobile, aria pesante, che non riesce a fuoriuscire come respiro ma si cristallizza condensandosi sugli attori e sugli spettatori di questa vicenda, togliendo loro di fatto il respiro nello stesso momento in cui si accingono a compiere il gesto della respirazione, privi di aria in movimento.