Il "De miseria humane conditionis" di Lotario di Segni: un "Giobbe" medievale?
Ad reformationem universalis Ecclesiae
L'11 novembre 1215 Innocenzo raggiunse un altro obiettivo propostosi fin dall'inizio del suo pontificato: un nuovo concilio ecumenico.
Il IV Concilio Lateranense tenne impegnati fino al 30 novembre 71 patriarchi e metropoliti, 412 vescovi e 900 abati e priori, oltre a delegati dei patriarchi di Antiochia e Alessandria e, per la prima volta, rappresentanti di diversi monarchi, quali Federico II, Enrico imperatore latino di Costantinopoli, i re di Francia, Inghilterra, Aragona, Ungheria, Cipro e Gerusalemme, e altri.
Dopo il sermone inaugurale del papa, furono discussi – per meglio dire, furono approvati – i 70 capitoli già preparati dal papa stesso. Gli argomenti erano disparati, ma l'obiettivo generale era già stato indicato da Innocenzo nella lettera del 19 aprile 1213, con la quale convocava i vari partecipanti: ad recuperationem videlicet terrae sanctae ac reformationem universalis Ecclesiae.
Dopo il fallimento della Quarta Crociata, Innocenzo non aveva dunque abbandonato il progetto, e si preparava a bandirne un'altra, ma prima bisognava riformare la Chiesa, cominciando dalla lotta alle eresie.
Il concilio si apriva, dunque, all'insegna della continuità. Il concilio di Nicea (325), presieduto dall’imperatore Costantino (306-337), aveva, infatti, introdotto il credo detto, appunto, niceno, in cui si affermava la dottrina trinitaria, scomunicando, di conseguenza, Ario (256-336), il quale la negava subordinando il Figlio al Padre.
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Informazioni tesi
Autore: | Alfonso Sgambato |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze dei beni culturali |
Relatore: | Antonietta Iacono |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 65 |
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