L'impatto della crisi finanziaria 2008-2009 sul mercato automobilistico globale
2009, l'anno degli incentivi
La parabola discendente del mercato auto americano prosegue con l'inizio del nuovo anno. Il 2009 che era stato annunciato come l'anno del riscatto da politici ed analisti del settore comincia con il piede sbagliato facendo segnare un ulteriore record negativo, stavolta imbattuto dal dicembre del 1981. A gennaio infatti le vendite risultano in passivo del 37,3% rispetto allo stesso mese del 2008, le autovetture vendute scendono a 653.215 unità tra auto e truck. Disastroso l'andamento delle "big three" con General Motors in flessione del 50,9%, Ford del 41,3 % e Chrysler del 56,5%. Non vanno molto meglio Toyota (-34,4%), Honda (-30,7%) e Nissan (-32,4%). Bene soltanto Hyundai (+9,9%) e Subaru (+3,9%). La posizione più scomoda in questo scenario è quella della Casa Bianca, che nel più breve tempo possibile deve decidere se stanziare finanziamenti verso le case costruttrici targate USA, la cui ripresa è tutt'altro che prevedibile, o decretarne il fallimento implicando scenari occupazionali disastrosi e quindi compromettere l'intera economia del Paese. Nello stesso mese la GM ha annunciato il ritiro dal mercato, entro il 2013, del marchio SATURN, che resterà in commercio ancora per quattro anni solo per smaltire la vendita dei modelli già in produzione, per poi sparire a poco più di vent'anni dal lancio in grande stile di quello che doveva essere “l'asso nella manica” per battere i giapponesi nelle fasce più basse del mercato. Anche i marchi Potniac e Hummer sono in bilico tra il fallimento e la vendita, ma sembra sempre più difficile trovare degli acquirenti. A febbraio, le vendite di auto e truck sono crollate ancora una volta, in questo caso del 41,5% a 685.397 unità. Una caduta libera inarrestabile che prosegue ormai da un anno e che coinvolge praticamente tutte le Case, a eccezione di Hyundai, Kia e Subaru.
A marzo la General Motors non esclude di avviare la procedura di bancarotta, ricorrendo al cosiddetto "capitolo 11" (equivalente per molti versi alla nostra amministrazione controllata). Anche ai massimi dirigenti si riducono gli stipendi, l'amministratore delegato, Rick Wagoner, dovrà "accontentarsi" di 5,4 milioni di dollari contro i 14,1 milioni intascati nel 2007. Wagoner stesso verrà licenziato da Barack Obama. La task force della Casa Bianca incaricata di studiare un piano di salvataggio per l'industria automobilistica ha richiesto le dimissioni del top manager, presidente di General Motors dal 2000, che è stato subito sostituito da Fritz Henderson, capo delle operazioni finanziarie, e da Kent Kresa nel ruolo di presidente con incarichi non esecutivi.
Il 29 marzo il Governo americano pone un termine di 60 giorni a GM e Chrysler per presentare un nuovo piano, altrimenti dallo Stato (che ha già concesso a GM e Chrysler aiuti per 17,4 miliardi di euro) non arriverà nemmeno un dollaro: le due Case attendono rispettivamente 16,6 e 5 miliardi di dollari.
La maggior parte degli analisti ritiene che la crisi del mercato dell'auto negli Usa abbia già raggiunto il suo apice, ciononostante non si riesce a invertire il trend negativo che continua ormai da 18 mesi consecutivi.
In aprile, infatti, si è registrato un calo del 34,3%, la leader General Motors è calata del 33,2%, seguita da Ford (-31,3%) che ha scavalcato Toyota. È crollata, invece, Chrysler (-48,1%), ormai costantemente alle spalle anche di Honda. Nessun costruttore è riuscito a realizzare un risultato al rialzo, e solo Subaru è riuscita a limitare i danni (-6,7%).
A maggio il mercato è arrivato al diciannovesimo mese consuntivo in rosso, con un passivo di 33,7% sullo stesso mese del 2008, ma la flessione di maggio è stata la meno pesante dallo scorso ottobre. GM e Ford hanno realizzato i risultati migliori dalla scorsa estate, segno di una rinnovata fiducia da parte dei consumatori, anche se stiamo sempre parlando di cifre al negativo.
In giugno il mercato ha perso il 27,7% rispetto all'analogo mese del 2008 fermandosi a 856.670 unità tra auto e truck . Analisti e costruttori sono convinti che il peggio sia passato, sebbene anche a giugno il settore sia sceso sotto la soglia dei 900 mila veicoli e nessuna Casa sia riuscita a evitare il segno meno. L'unica delle "big three" a non aver avuto bisogno del sostegno governativo, la Ford, ha limitato il calo di giugno al 14,8% e sta conservando saldamente una seconda posizione che nei mesi scorsi aveva più volte ceduto a Toyota.
Ed eccoci al bimestre luglio/agosto dove entra in vigore il già citato piano "cash for clunkers" (contanti in cambio di vecchie carrette) che prevede sconti fino a 4.500 dollari per chi rottama un vecchio veicolo per acquistare un'auto nuova. Il venditore concede lo sconto al cliente, dopodiché fa domanda di rimborso al Governo. Il programma d'incentivi è stato un successo che ha superato qualsiasi aspettativa. Quando l'amministrazione di Barack Obama lo approvò a giugno, gli esperti della Casa Bianca avevano previsto che il miliardo di dollari messo a disposizione sarebbe durato fino al 1° novembre. Invece prima della fine di agosto sono già esauriti anche i due miliardi di dollari supplementari stanziati soltanto un mese fa.
Dopo un agosto di gloria i concessionari americani -ora che il programma federale d'incentivi è terminato -si trovano a fronteggiare i saloni vuoti e una corsa contro il tempo per ottenere dal Governo i rimborsi degli sconti praticati ai clienti nell'ambito del programma "cash for clunkers". I piani della Casa Bianca avevano sottostimato tutto: l'impegno finanziario pubblico, inizialmente preventivato in un miliardo di dollari e poi lievitato a tre miliardi; la durata dei fondi, che sarebbero dovuti bastare fino a novembre e sono stati bruciati prima della fine di agosto; infine, l'impatto sul mercato. Infatti a Washington si aspettavano 250 mila nuove immatricolazioni. Invece sono state ben 635 mila le auto vendute sotto l'ombrello del piano di incentivi.
Non a tutti, però, è andata ugualmente bene. Si sperava che gli incentivi agevolassero le case made in usa, ma i risultati sottolineano una controtendenza nel quale risulta che siano andate meglio le marche di importazione. Al top delle vendite, infatti, c'è la Toyota Corolla.
Grazie agli incentivi di agosto per la prima volta si registra un bilancio in attivo dall'ottobre 2007. In agosto il settore risulta in attivo dell'1 % e per la prima volta nel 2009 viene superata la soglia mensile di vendite di 1 milione di vetture. Da sottolineare come già accaduto in luglio, l'ottimo risultato di Ford, cresciuta del 17,2% a oltre 180.000 unità, mentre il leader General Motors e Chrysler hanno incassato flessioni del 20,1 e 15,4% (rispettivamente a 245.000 e 93.000 esemplari).
La fine del programma di incentivi "cash for clunkers" ha fatto ripiombare nel baratro il mercato dell'auto statunitense. A settembre si è subito registrato una flessione complessiva del 25,8% a 742.099 unità tra auto (.19,3%) e truck (-32,6%) sullo stesso mese dell'anno scorso.
Ottobre ha invece segnato una nuova inversione di tendenza, grazie anche ai risultati positivi ottenuti dalle Case coreane (una conferma) e alla sorprendente ripresa della risorta General Motors. Complessivamente sono stati immatricolati 834.517 esemplari, fra auto (+1,6%) e truck (-1,7%), circa 250 in più rispetto allo stesso mese del 2008. GM ha registrato in ottobre il primo risultato in attivo dal gennaio 2009, seppur limitato a un risicato +1% (le vendite sarebbero però aumentate del 4%). Ford ha incassato un lievissimo calo (meno 0,9%), più pesante il decremento di Chrysler (meno 32,9%).
La fine degli incentivi governativi ha fatto pensare a un periodo difficile per il mercato USA, ma il mese di ottobre non è stata “una voce fuori dal coro”. Anche novembre a sorpresa si è chiuso all'insegna di una sostanziale stabilità. Per la verità, a crescere sono state soltanto le auto, che, con 388.452 consegne (+5,7%), ha compensato la contrazione di volume dei truck (354.473, -5,6%). Tra le Case locali, da segnalare l'importante balzo in avanti di GM, che ha guadagnato il 6,8% mentre l'incremento realizzato da Ford , +8,6%, è la conferma del ritrovato stato di salute del marchio di Dearborn. Ancora in flessione Chrysler (63.560 consegne, -19%). Tra le straniere, da segnalare soprattutto il ritorno all'attivo di Toyota, +11,5%, e i buoni risultati di Honda, +5,5%, Nissan, +31,3%, Hyundai, +58,6%, BMW, +0,5%, Kia, +28,5%, Subaru, + 34,7%, Mercedes, +29,5%, Volkswagen, +23,6% e Mazda, +9,6%.
A dicembre il risultato è stato ancora una volta positivo, chiudendo l'anno con un attivo del 14,9% a 1.013.968 unità vendute.
In totale nel 2009 sono stati 10.254.128 i veicoli immatricolati, il 21,4% in meno rispetto al bilancio precedente. Un anno che lascia un segno indelebile nella storia del settore auto americano segnato da una profonda recessione economica. Un 2009 che sarà ricordato come l'anno del fallimento di GM e Chrysler e del sorpasso della Cina che si aggiudica lo scettro di primo mercato al mondo.
Questo brano è tratto dalla tesi:
L'impatto della crisi finanziaria 2008-2009 sul mercato automobilistico globale
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Informazioni tesi
Autore: | Roberto Salerno |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | carlo antonio ricciardi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 101 |
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