La centrale termoelettrica di San Paolo a Roma. Dall'archivio alla ricognizione: luoghi, forma e riuso dell'officina che non c'è più.
La Centrale Termoelettrica di San Paolo, demolita nel 1961 a causa dei costi di mantenimento troppo onerosi, era di proprietà della Società Anglo Romana, che ha detenuto il monopolio della fornitura dell’energia elettrica a Roma fino alla municipalizzazione del servizio nel 1910. La scelta dell’area per la costruzione degli stabilimenti venne a ricadere sul quartiere Ostiense, individuato già dal 1864, sotto il pontificato di Pio IX, come il più adatto ad ospitare “l’esercizio di quelle arti che per fetore e sudiciume addivengono incomode e perniciose al vicinato” in quanto “opportunamente segregato dal resto della città”, e in posizione ottimale, soprattutto, sia per l’approvvigionamento delle materie prime, che la sua vicinanza col fiume Tevere e col torrente dell’Almone che servivano da fonte per l’acqua di alimentazione della Centrale.
La progettazione dell’Officina elettrica, risalente al 1908, venne affidata all’Ing. Bencivenga Ulderico, personalità nota a Roma per le sue realizzazioni sia per l’edilizia residenziale che industriale. Egli nel progetto dovette attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dall’Ispettorato Edilizio del Comune di Roma: l’unica concessione che gli fu permessa era quella dello studio della migliore distribuzione degli spazi, per individuare il percorso più veloce per la trasformazione del carbone in energia.
La Centrale, stilisticamente, riprendeva le tipologie architettoniche tradizionali utilizzando un linguaggio di derivazione neoclassica: elementi ricorrenti erano le capriate per le coperture, la decorazione in bugnato e le cornici di stucco alle finestre. Strutturalmente si componeva di 3 grandi fabbricati: la sala dei turbo alternatori, che presentava un avancorpo per il quadro dei comandi e i locali ausiliari e due sale caldaie. All’estremità delle sale caldaie c’erano 4 grandi camini in cemento armato. Completavano l’Officina: un grande magazzino per il carbone, un magazzino per i materiali d’uso, un fabbricato per la stazione di pompaggio costruito in riva al Tevere, e fabbricati per l’abitazione del direttore e per il personale dell’officina. L’investimento iniziale per avviare gli impianti fu di ? 4.297.076.
Per quanto riguarda gli allestimenti la Centrale venne dotata dei più moderni macchinari per la produzione dell’energia elettrica, come le innovative caldaie Clarke-Chapman che raggiungevano rapidamente il regime e producevano una grande quantità di vapore con un ingombro relativamente piccolo.
In tutti i suoi 53 anni di attività la Centrale venne continuamente adeguata sia a far fronte alla sempre maggiore richiesta di energia sia per rimanere all’altezza della vicina e concorrente Azienda Elettrica Municipale: nel 1928 vennero ammodernate le caldaie e venne costruita una nuova stazione di pompaggio sul Tevere. Al ventennio fascista risale la realizzazione di un imponete edificio d’ingresso che ancora oggi caratterizza la prospettiva della via Ostiense.
L’intervento che maggiormente si distingue per grandezza e novità è quello del 1948 a firma dell’Ing. Riccardo Morandi, progettista molto famoso di Roma, il cui lavoro si distingue per la ricerca di sempre nuovi materiali e per l’innovazione tecnologica. La costruzione da lui progettata è stata eseguita in calcestruzzo con cemento armato tramite barre di acciaio saldate elettricamente ad alta resistenza, da lui stesso brevettato in quell’anno. La nuova sala caldaie ospitava tre caldaie Tosi.
Oggi l’area è di proprietà dell’Immobiliare Progetto Ostiense S.p.A. Per il recupero si potrebbe pensare di collegare gli ampi spazi vuoti a quelli della vicina Centrale Montemartini, di proprietà comunale, e creare un collegamento di questi con via di Riva Ostiense riqualificando l’area e restituendo al quartiere, che oggi versa in gravi condizioni di degrado, una parte importante della sua storia.
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Informazioni tesi
Autore: | Veronica Guglielmo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi della Tuscia |
Facoltà: | Beni culturali |
Corso: | Conservazione dei Beni Culturali |
Relatore: | Enrica Torelli Landini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 171 |
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