INTRODUZIONE.
Il presente lavoro nasce dall’idea di restituire, attraverso la ricerca archivistica,
bibliografica e fotografica, le vicende costruttive della Centrale Termoelettrica di
San Paolo a Roma di proprietà della Società Anglo Romana, dall’edificazione nel
1908 alla demolizione avvenuta nel 1961, valutandone l’impatto nel quartiere
Ostiense, sia nel momento della sua costruzione sia oggi che ne rimangono poche
testimonianze visibili.
L’elaborato segue un carattere cronologico in tutti i capitoli: questo per evidenti
motivi di ricostruzione e per permettere a chi legge di poter confrontare in
qualunque momento ciò che avveniva a Roma, con particolare riguardo al
quartiere Ostiense, così come all’interno delle mura che ospitavano gli
stabilimenti. Una sorta di percorso che tende a partire dal generale, per passare
gradualmente al particolare, inteso quest’ultimo come materiale costruttivo o
singolo macchinario all’interno degli edifici in relazione al complesso in cui
erano inseriti.
Il lavoro è partito dalla ricerca archivistica.
In primis presso l’Archivio Storico Capitolino in cui la ricerca è stata indirizzata
a cercare tra le carte i progetti originali che sono serviti da base all’intero lavoro:
attraverso la loro attenta analisi si sono potute ricavare le misure reali delle
costruzioni, la cronologia delle realizzazioni e il loro stile.
Solo in un secondo momento della ricerca si sono riuscite a stabilire le tecniche
costruttive e i materiali utilizzati.
Otre ai progetti, nella Biblioteca dell’archivio è stato possibile consultare i testi
editi dalla stessa Società Anglo Romana, nei quali ho trovato una prima
sommaria descrizione dell’allestimento degli stabilimenti: è stato in questo
momento che la Centrale ha iniziato a prendere forma e quelle che prima erano
delle semplici linee sul foglio adesso iniziavano ad assumere un loro volume, una
loro consistenza.
Dai progetti si è potuti anche risalire all’Ingegnere che ha progettato gli
stabilimenti, Bencivenga Ulderico al quale si è voluto dedicare un capitolo a
parte essendo la sua una figura molto complessa da ricostruire in quanto ci sono
poche notizie sulla sua vita: per questo motivo si è reso necessario analizzare a
fondo il suo lavoro su Roma cercando di determinarne così i caratteri salienti in
rapporto con le particolari vicende architettoniche della nuova Roma, Capitale
del Regno.
Sempre all’Archivio Storico Capitolino, attraverso le carte dei Atti del Consiglio
Comunale, si sono potuti ritracciare i motivi della necessità di impiantare in
Roma un quartiere industriale opportunamente segregato dal resto della città.
Analisi questa che è servita per collocare gli stabilimenti all’interno di un
insieme e capirne anche le scelte architettoniche e distributive.
Terminata la ricostruzione dei primi 22 anni di vita della Centrale, altre ricerche
sono state svolte presso l’Archivio Centrale dello Stato, nel fondo dell’Enel che
ha acquisito nel 1962 la Società Romana di Elettricità (già Società Anglo
Romana): qui è stato possibile rintracciare i contratti di compravendita dei
terreni, poche le notizie sugli interventi agli stabilimenti, e un inventario
patrimoniale utile per confrontare le notizie raccolte in quel momento e iniziare a
fare delle ipotesi sulle vicende della Centrale.
Sempre in questo Archivio sono state condotte le ricerche nel fondo
dell’Ingegnere Riccardo Morandi, intervenuto nel 1948 nella progettazione e
nella costruzione di una nuova sala caldaie. Anche per questa figura si è pensato
di inserire un capitolo di approfondimento, essendo un progettista molto
affermato e famoso, il lavoro del quale negli anni è stato approfonditamente
studiato.
Decisiva per la completezza del lavoro è stata la ricerca nell’Archivio Storico
dell’Enel: qui, attraverso un’accurata, e a volte anche fortunata, ricerca sono
riuscita a trovare documenti importanti per la ricostruzione dell’investimento
economico per la costruzione della Centrale, degli impianti tecnologici, nonché
dei metodi costruttivi, dei materiali impiegati, dei danni subiti durante la seconda
guerra mondiale e delle ricostruzioni con le relative spese.
Determinanti per il lavoro anche le fotografie qui ritrovate, che hanno permesso
il confronto e spesso sono servite a documentare vicende a cui non si è potuti
risalire tramite documentazione d’archivio, né tantomeno bibliografica.
Contestualmente alle ricerche d’archivio è stata condotta la ricerca bibliografica,
che ha interessato principalmente i capitoli riguardanti l’evoluzione della Società
Anglo romana e dell’industria elettrica nonché la genesi del quartiere Ostiense e
il piano di recupero che lo riguarda. Pochissime le notizie bibliografiche
riguardanti la Centrale termoelettrica in questione.
Determinate così le vicende che hanno visto il nascere e il trasformarsi degli
stabilimenti, si è reso necessario un sopralluogo nel terreno su cui sorgevano e in
cui sono rimaste poche testimonianze a ricordo del sudore degli operai, dei
roboanti mulini che macinavano il carbone, del fumo che usciva dagli alti camini,
del calore che emanavano le potenti caldaie, che con molta probabilità verranno
abbattute per lasciare il passo a più utili e veloci collegamenti stradali.
Infine si cercato di capire se e cosa sarebbe potuto sopravvivere alle demolizioni
del 1961, nonché in che modo si potrebbe intervenire per evitare ulteriori gravi
perdite delle poche testimonianze dell’inizio dell’industrializzazione a Roma.
CAPITOLO 1
FORMA URBIS: IL QUARTIERE OSTIENSE.
1.1 IERI. NASCITA DEL QUARTIERE DALLA VOCAZIONE
INDUSTRIALE.
La Centrale Termoelettrica di San Paolo viene edificata in quello che
ufficialmente nel 1911 nasce con il nome di quartiere Ostiense ma che in realtà
ha radici molto antiche, come testimoniano i reperti archeologici disseminati sul
territorio, tra i quali la Piramide Cestia e il Monte dei Cocci. Una porzione
dell’Agro Romano delimitata da un lato dal Tevere, dall’altro dalle Mura
aureliane, dalla via Ostiense, dalla via Aredeatina e infine dalla Basilica di San
Paolo: zona questa che fino alla metà dell’ottocento si presenta priva di
insediamenti abitativi rilevanti, caratterizzata dalla presenza di orti e vigneti, dal
pascolo, dalla diffusione di edilizia rurale e di ristoro, quali le osterie
1
.
E’ solo sul finire dell’ottocento che inizia ad assumere un’identità diversa. Nel
1864, sotto il pontificato di Pio IX
2
, a Roma viene emanato un regolamento
edilizio e di pubblico ornato
3
che tra gli altri interventi prevede la formazione di
un quartiere apposito per “l’esercizio di quelle arti che per fetore e sudiciume
addivengono incomode e perniciose al vicinato, e il cui esercizio non è permesso
1
D’Errico R., Travaglini C.M., Territorio, popolazione e proprietari, in Avarello P., d’Errico
R., Palazzo A.L., Travaglini M. ( a cura di ), Il quadrante Ostiense tra otto e novecento, Roma
moderna e contemporanea, rivista interdisciplinare di storia, anno XII, n. 1-2, gennaio - agosto
2004, Croma, Università Roma Tre, Edizioni Edimond, p.16.
2
Papa Mastai - Ferretti, Pontefice dal 16.06.1846 al 7.02.1878. Di lui si scrive che fu l’ultimo
Papa- Re. Tra il 1846 e il 1848 incarnò le prime speranze risorgimentali, per cui si può parlare
di esordio riformista ma è passato alla storia come avversario dello Stato unitario. Un mese
dopo l’elezione concesse un’amnistia generale per i reati politici e fu artefice di alcune grandi
riforme dello Stato Pontificio. Nel 1848 concesse la Costituzione e consentì al suo esercito di
partecipare alle fasi iniziali della prima guerra d’Indipendenza contro l’Austria. Lo scontro con
l’Italia giunse con la conquista di Roma a seguito della breccia di Porta Pia che pose fine alla
sovranità temporale dei Papi. La resistenza del Papa rispondeva alla duplice esigenza di
garantire alla Chiesa gli spazi minimi necessari per esercitare il suo ministero in piena libertà e
alla volontà di difendere l’integrità e la sacralità di Roma. Oltre al contrasto per il potere
temporale, la Chiesa non poteva tollerare il concetto di “libera Chiesa in libero Stato”.
3
Regolamento edilizio e di pubblico ornato, 30 aprile 1864. Il Regolamento si articolava in
dieci titoli: Titolo I: Della Deputazione speciale edilizia; Titolo II: Della costruzione e
ripartizione delle fabbriche; Titolo III: Della numerazione civica,e delle iscrizioni e pitture sulle
case e porte esterne; Titolo IV: Delle discipline relative alle strade e piazze, e alla sicurezza e
comodità di transito; Titolo V: Delle discipline relative all’incolumità ed al comodo degli
abitanti; Titolo VI: Dei pubblici giardini e passeggi; Titolo VII: Della nettezza pubblica; Titolo
VIII: Delle latrine; Titolo IX: Della competenza, della procedura, e dellemulte; Titolo X:
Disposizioni transitorie (G.B. FLORIO, Raccolta, cit., pp. 6 sgg.).
che nei quartieri meno abitati e più lontani dal centro
4
”; questo provvedimento
rientra in un vasto programma urbanistico che mira a conferire a Roma un
aspetto europeo e celebrativo dell’autorità dei papi, per cui si privilegiano i
richiami alla tradizione architettonica rinascimentale. Nell’ambito dell’opera di
ammodernamento, Pio IX fa costruire la Manifattura tabacchi a Trastevere e le
abitazioni degli operai, prevedendo anche la grande piazza che prende il suo
nome; sostiene un grande numero di restauri sui monumenti cristiani e di
interventi edilizi; dà il via alla costruzione della ferrovia della linea Roma-
Civitavecchia - Orbetello, della Roma - Orte e dalla Roma - Ceprano; avvia la
bonifica della paludi di Ostia e dell’Agro-Pontino.
Tornando alla scelta della zona in cui insediare gli esercizi industriali, la suddetta
viene demandata ai Municipi. Ed è in questa occasione che per la prima volta
viene indicata come la più idonea a soddisfare tali requisiti l’area posta sulla
sponda sinistra del Tevere, in gran parte di proprietà della Chiesa, poiché
pianeggiante, a debita distanza dalla città, e priva di insediamenti abitativi, fatta
eccezione per alcune abitazioni isolate, i cui terreni sono destinati
esclusivamente a pascolo e vigneti, come si può osservare nelle piante di Roma
conservate presso l’Archivio Storico Capitolino
5
. A parte la Basilica di San Paolo
fuori le mura, unici edifici degni di nota sono diverse chiesette e oratori, che
“formano un tessuto extra-urbano in omaggio alla sacralità della basilica
paolina
6
”; tra questi una Cappella che intorno al 1890 “sorge a mezzo miglio da
porta San Paolo, sulla destra di via Ostiense
7
… non lontano dal ponticello sulla
marrana dell’Almone che in quel punto attraversava la via per poi confluire nel
vicino Tevere”. L’edificio viene abbattuto nei primi anni del novecento per
consentire l’ampliamento della via Ostiense. Sulla stessa via nel 1975, al civico
4
Cambedda A., Il mattatoio e le grotte del monte a Testaccio, in AA.VV., Roma Capitale 1870-
1911. Architettura e urbanistica. Uso e trasformazione della città storica, Venezia 1984, p. 448.
5
Frutaz A. P.(a cura di), Le piante di Roma, Istituto di Studi Romani, Roma 1962, vol. 2, tav.
306 del 1623; vol. 3, tav. 498 del 180 e tav. 554 del 1891.
6
Torelli Landini E.(a cura di), Roma. Memorie della città industriale, Palombi Editori, Roma
2007, p.11.
7
Armellini M., Le chiese di Roma dal sec. IV al XIX, nuova edizione a cura di Cecchelli C.,
edizioni R.O.R.E. di Nicola Ruffolo, Roma 1942, tomo II, p. 1148.
106, sulla fronte del palazzo degli uffici della Centrale Termoelettrica
Montemartini è stata affissa una targa
8
a memoria della Chiesetta scomparsa.
Nel 1870, quando Roma diventa Capitale, il suo paesaggio urbano, a differenza
di quello delle altre grandi città europee, è privo di fabbriche e ciminiere, il che è
segno evidente del suo mancato sviluppo industriale.
Il concetto di “industria” infatti, nella comune coscienza civile, ancora si
confonde con quello di “artigianato”; è solo nel 1911, a seguito di un censimento
industriale, che si rende necessario puntualizzare che l’industria, per essere
ritenuta tale, deve essere costituita da appositi fabbricati
9
.
Ancora per quanto riguarda il tessuto urbano di Roma, si osserva che
l’insediamento abitativo è talmente scarso da non permettere una
contrapposizione concreta tra periferia e centro economico e commerciale. La
popolazione, di circa 200.000 abitanti contro 1.870.000 di Parigi, infatti è
concentrata essenzialmente nei rioni e risulta molto esigua nei territori
suburbani
10
.
La giunta provvisoria di Governo, presieduta dal generale Raffaele Cadorna, si
preoccupa immediatamente di costituire una Commissione di Architetti e
Ingegneri con l’incarico di studiare l’ampliamento e l’aspetto da dare alla nuova
Capitale. Ed è nella prima relazione di questa Commissione che si individua la
necessità per la città di “ avere una vasta area per le arti clamorose, fabbricati
8
Iscrizione: “Nei pressi di questo sito una devota cappellina in onore de SS.mo Crocifisso
demolita agli albori del sec. XX per l’allargamento della via Ostiense segnava il luogo dove
secondo una pia tradizione i principi degli apostoli Pietro e Paolo vennero separati nell’avvio
al glorioso martirio. L’anno del Giubileo MDCCCCLXXV. Il Comune di Roma, auspice
l’Associazione fra Romani, pose”.
9
Dominioni Caccia A., Lo sviluppo industriale, in De Paolis S., Ravaglioli A. ( a cura di), La
Terza Roma. Lo sviluppo urbanistico edilizio e tecnico di Roma Capitale, Unione Romana
Ingegneri e Architetti, Roma, Fratelli Palombo editore 1971, p. 175.
10
Olezzante S., Micheli G., Roma nei secoli. Architettura e urbanistica dalla preistoria all’età
postindustriale, Roma, Albatros editore, 2000, p.116.
per abitazioni di operai, grandi officine, magazzini particolari, depositi centrali
per vini ed altro”
11
.
Per dare un nuovo volto alla città di Roma si rende necessario adottare lo
strumento del Piano Regolatore, presentato il 19 giugno 1873 da Alessandro
Viviani al sindaco Luigi Pianciani
12
. Il progetto definitivo del lavoro inquadra
nuove zone di residenza per circa 75.000 abitanti dislocati tutti nella direzione
dei colli ad est del centro cittadino mentre nell’area Ostiense – Testaccio prevede
un quartiere interamente destinato a magazzini ed opifici: sei ettari di terreno per
soli 4.000 abitanti
13
.
La scelta di quest’area è determinata da diversi fattori; curioso, ma sicuramente
non determinante, quello della volontaria continuità ideale con il mondo romano.
L’intento è quello di mettere idealmente in relazione l’antica Roma con la
nuova, centro della politica; infatti la zona industriale viene a localizzarsi sulle
stesse aree dell’Emporium del Porticus Aemilia del 192 a.C.
14
, che si trovava
sulla sponda sinistra del Tevere, e presso il quale approdavano le navi e le zattere
cariche di ogni tipo di merce che le grandi triremi portavano a Ostia. Tale area
era, per così dire, il fulcro del commercio di Roma per il funzionamento del
11
Dalla Relazione di massima dei lavori proposta della Commissione di Architetti e Ingegneri
del 10 novembre 1870 tratto da Malizia G., Testaccio, tascabili economici Newton, Roma 1996,
p. 51.
12
Sindaco di Roma dal novembre 1872 al luglio 1874. Conte, nacque a Roma nel 1810 da
famiglia patrizia di origine spoletina legata alla curia romana. Giovane reagì alla tradizione
conservatrice dell’ambiente domestico e simpatizzò presto per la Giovine Italia di Mazzini.
Laureatosi in giurisprudenza, entrò nell’amministrazione pubblica a Roma diventando ispettore
generale delle dogane. Nel 1847 venne eletto gonfaloniere di Spoleto e promosse la prima
petizione a Pio IX volta ad ottenere l’introduzione della costituzione liberale. Nel 1849 fu
arrestato dai francesi e liberato. Esule in Francia e a Londra collaborò alle iniziative mazziniane.
Partecipò alla campagna meridionale del 1860. Nella guerra del 1866, come soldato semplice
del corpo delle Guide a cavallo in quanto la commissione militare gli rifiutò il grado di
colonnello, fu aggregato al comando della 1° brigata del Corpo Volontari Italiani del generale
Ernesto Haug e nella battaglia di Bezzecca, il 21 luglio, si comportò valorosamente, tanto che fu
insignito della croce di cavaliere dell’Ordine militare di Savoia. Fu eletto deputato al parlamento
italiano nel 1865, sindaco di Roma liberata e presidente del Consiglio provinciale dell’Umbria.
Morì a Spoleto nel 1895.
13
Cuccia G., Urbanistica, edilizia, infrastrutture di Roma capitale 1870-1990, Laterza, Bari
1990, p. 44.
14
Malizia G. Testaccio, tascabili economici Newton, Roma 1996, p. 9.
quale venivano impegnati “in un lavoro convulso schiere di schiavi e liberti, di
patrizi e plebei, di appaltatori e marinai”
15
.
Più convincente la scelta del luogo per la morfologia del territorio: una grande
area pianeggiante, attraversata dal fiume Tevere, che avrebbe garantito
l’approvvigionamento di materie prime, tra le quali carbone, verdure, bestiame,
agli stabilimenti, così come lo spurgo dei residui industriali
16
.
Inoltre non bisogna sottovalutare la presenza delle infrastrutture ereditate dallo
Stato pontificio: il porto di Ripa grande, con l’annesso arsenale, la ferrovia per
Civitavecchia e il ponte di ferro levatoio, il più lungo d’Europa ad un solo pezzo,
costituito da tre campate in lamine di ferro, delle quali quella centrale semovente,
progettato nel 1861 da Louis Hach, realizzato in Inghilterra e rimontato in situ
17
.
Tuttavia lo sviluppo dell’area, rallentato in prima istanza dalla mancanza di
ulteriori infrastrutture e collegamenti, fu ostacolato dallo stesso governo, il
quale, memore del carattere turbolento del popolo romano e dei fatti di Parigi del
1871
18
, non intendeva certamente favorire lo sviluppo industriale della città e la
conseguente costituzione di “grandi agglomerazioni operaie ”, poiché essa
doveva “soprattutto ospitare la parte direttiva ed intellettuale della nazione”
19
.
Il piano fu approvato solo dopo mesi di dibattito ma non fu mai convertito in
legge dello Stato.
Alla nascita di Roma Capitale è seguita una forte immigrazione del ceto
impiegatizio dei Ministeri e degli uffici, dei commercianti del nascente settore
terziario e degli operai, tanto che nel giro di trenta anni la sua popolazione è
quasi raddoppiata; ne è conseguito un forte ampliamento della città. Per far fronte
a questa situazione, nel 1883 viene emanato un nuovo Piano Regolatore Generale
15
Ibidem.
16
Cambedda A., Il mattatoio e le grotte del monte a Testaccio, in AA.VV., Roma Capitale
1870-1911. Architettura e urbanistica. Uso e trasformazione della città storica, Venezia 1984,
p. 448.
17
Testa L., Il ponte dell’Industria o ponte di ferro, in Torelli Landini E.(a cura di), Roma.
Memorie della città industriale, Palombi Editori, Roma 2007, p.30.
18
Il periodo di tempo ricordato come la “Settimana di sangue” (21-28 maggio 1871), durante la
quale si svolse uno scontro dai toni drammatici all’interno delle strade cittadine, tra i sostenitori
della Comune e le truppe del governo di Versailles, il cui rappresentante era Thiers.
19
Dal Discorso intorno alla Convenzione di Basilea di Quintino Sella del 27.06.1876 in
AA.VV., L’architettura di Roma Capitale, Roma 1971, p. 155.
di Roma, ancora una volta realizzato da Alessandro Viviani, che a differenza del
primo viene subito convertito in legge; tale piano, attraverso la lottizzazione
convenzionata, che prevedeva cioè per i proprietari solo la cessione gratuita delle
aree per le strade e per i servizi, prevedeva l’insediamento di circa 80.000
abitanti nelle aree dell’Esquilino, di Castro Pretorio, del Celio, del Viminale, di
Trastevere e di Ostiense - Testaccio
20
. La proprietà dei terreni del Testaccio,
dopo una serie di acquisti e convenzioni con l’Amministrazione municipale,
passa in mano alla ditta Marotti, che inizia la vendita frazionata dei lotti a banche
e privati.
Dal 1883 al 1907 il quartiere Ostiense rimane però “incompleto” a causa d una
profonda crisi del settore edilizio: su 36 isolati infatti ne erano stati costruiti
integralmente soltanto nove e sei erano ancora in fieri. Prima del 1906, anno in
cui Roma conta una popolazione di 480.000 abitanti
21
, non solo non è attestata
nel quartiere l’esistenza di scuole, né la presenza di lavoratori, i quali iniziano ad
arrivare soltanto nel 1909, ma le grandi aree non edificate, da sempre destinate
alla coltivazione della vite o al pascolo degli animali, sono in alcuni casi
addirittura diventate deposito di immondizie
22
.
Gli anni iniziali del XX secolo registrano una svolta nella concezione stessa della
struttura cittadina: si ricerca la caratterizzazione per parti, che va ad incidere
sull’assetto urbano complessivo di Roma.
Per quanto riguarda nello specifico il quartiere Ostiense va segnalato che esso fu
riconfermato come il primo grande insediamento industriale della città di Roma.
Il 10 febbraio 1909 è approvato dalla giunta comunale di Ernesto Nathan
23
, con
Regio decreto n. 81 del 29 agosto 1909, il piano regolatore dell’Ing. Edmondo
20
Olezzante S., Micheli G., Roma nei secoli. Architettura e urbanistica dalla preistoria all’età
postindustriale, Roma, Albatros editore, 2000, p.116.
21
Dominioni Caccia A., Lo sviluppo industriale, in De Paolis S., Ravaglioli A. (a cura di), La
Terza Roma. Lo sviluppo urbanistico edilizio e tecnico di Roma Capitale, Unione Romana
Ingegneri e Architetti, Fratelli Palombi, Roma 1971, p. 176.
22
Cuccia G., Urbanistica, edilizia, infrastrutture di Roma capitale 1870-1990, Laterza, Bari
1990, p. 68.
23
Sindaco di Roma dal novembre 1907 al dicembre 1913. Di formazione mazziniana, nacque a
Londra nel 1845. Dal 1887 aderisce alla massoneria e inizia le lotte anticlericali e per la
Santjust di Teulada
24
. La scelta della Giunta comunale di affidare ad un tecnico
esterno all’amministrazione l’incarico di redigere il nuovo piano regolatore della
città di Roma è dovuta all’urgenza di compiere il piano e alla volontà di
disciplinare e agevolare lo sviluppo edilizio della città ponendo a capo
dell’ufficio un “direttore speciale che si occupasse esclusivamente del
gravissimo argomento
25
”; Sanjust sembra la persona adatta a trasportare sul
piano urbanistico le intenzioni della legge Giolitti e le speranze del blocco
Nathan sulla possibilità di costituire un demanio di aree
26
e a mediare tra gli
obiettivi della Giunta e le aspettative degli intellettuali.
Inoltre, avendo avuto modo di viaggiare molto per via del suo lavoro, in quanto
gli era stato affidato il compito di acquisire e riadattare palazzi storici a sedi
diplomatiche del governo italiano, è molto aggiornato rispetto ai modelli europei
del suo tempo.
Nel nuovo piano egli introduce la differenzazione tipologica, distinguendo tra
una parte centrale della città da completare e una periferica da costruire con
regole nuove; il suo intento è quello di realizzare un ordinato e razionale sviluppo
della Capitale, evitando la monotonia della città moderna derivante
dall’impostazione a scacchiera e dalla ripetizione uniforme delle soluzioni,
seguendo il più possibile la configurazione del terreno, mantenendo la fisionomia
locale, rispettando i monumenti artistici e storici ed evitando le demolizioni,
anche di fabbricati di poca importanza specialmente laddove possano essere
moralizzazione della vita pubblica. E’ subito attratto dai temi sociali. Dal 1889 al 1895 è nel
consiglio provinciale di Pesaro. Contemporaneamente è anche consigliere comunale e assessore
a Roma, dove nel 1907 viene eletto Sindaco. I temi a lui cari erano: casa, istruzione, sanità
igiene, pubblici servizi. Muore a Roma il 9 aprile 1921.
24
1858-1936. Conte cagliaritano, cattolico, militante, deputato dal 1909 del Partito Popolare.
Figura di notevole statura che ha al suo attivo una lunga carriera sia come ingegnere, sia come
urbanista che tecnico ed esperto di problemi territoriali. Non appena laureato entra nel Genio
Civile e si occupa della progettazione e direzione dei lavori d’ampliamento del porto di Cagliari
(1882) e poi di Tortolì, Carloforte e Bosa. Nel 1896-97 è incaricato dal governo di formulare
una legge speciale per la Sardegna, cui segue la legge speciale per la Basilicata (1902-1903).
Nello stesso 1902 inizia ad occuparsi dei piani regolatori. Si trasferisce a Milano come
Ingegnere Capo del Genio Civile dove rimane fino al 1908, anno in cui viene trasferito a Roma.
Nell’ottobre presenta il piano regolatore per la città di Roma. Dal 1909 al 1921 è Deputato al
Parlamento per il collegio di Cagliari. Dal 1910 al 1920 diviene segretario ai trasporti marittimi
e ferroviari. Nel 1923 viene nominato Senatore.
25
ASC, Atti del Consiglio Comunale di Roma, verbale della seduta del 6 luglio 1908, p. 1086.
26
Insolera I., Roma moderna, Einaudi, Torino, 1976, p. 89-90.
costose. Secondo lui l’importante è servirsi di tutti gli elementi costituenti la città
attuale per ricavarne la città futura e adattarsi al precetto tecnico del massimo
effetto utile (che comprende anche l’effetto artistico) ottenuto con una spesa
minima
27
.
Il piano regolatore da lui redatto ribadisce la destinazione a zona industriale,
nell’ambito del perimetro precedentemente definito, del quartiere Ostiense,
ritenuto a Roma certamente il più favorevole per l’approvvigionamento delle
materie prime come, nel nostro specifico caso, il carbone; prevede ancora che in
loco alcuni spazi vengano adibiti a “fabbricati”, “villini” e “case giardino”
28
,
come da regolamento edilizio del 1912. In via del Commercio inoltre, nel 1909,
l’Istituto case Popolari edifica le prime case per gli operai.
La giunta Nathan approva e realizza progetti che determinano sul territorio del
quartiere in esame sostanziali trasformazioni che caratterizzano ancora oggi il
paesaggio urbano. Tra quest’ultime vale la pena ricordare il progetto
dell’Azienda Elettrica Municipale del 1912 e la costruzione dei Mercati Generali
conclusa nel 1922.
In relazione alla destinazione industriale dell’area furono risolti prima di tutto i
problemi delle comunicazioni, con la costruzione di un Nuovo Porto fluviale, con
annessa Capitaneria e Reale Dogana
29
, al quale era contraria la cittadinanza in
quanto questo provvedimento avrebbe allontanato il traffico commerciale dal più
agevole Porto di Ripa Grande; l’allargamento della via Ostiense che dava ancora
nel 1925 l’impressione “di grande strada esterna di una città di fabbricanti di
industrie di servizio pubblico”
30
e la costruzione delle stazioni ferroviarie di
27
Da Piano regolatore. Relazione. Roma 1908, p. 12, tratto da Miano G., Figure e voci per la
città Capitale, in Roma Capitale 1870-1911, Marsilio editori, 1984, p 43-44.
28
Mazzarelli C., Il primo novecento: da Nathan al fascismo, in L’area Ostiense - Testaccio, un
patimonio urbano tra memoria e progetti, Catalogo della mostra fotografica, Roma 2003, p. 8.
29
Campitelli A., Tolomeo M.G., Servizi generali e industrie private sulla via Ostiense, in
AA.VV., Roma Capitale1870-1911. Architettura e urbanistica. Uso e trasformazione della città
storica, Venezia 1984, p. 456.
30
Touring Club Italiano, Guida di Roma, I edizione, 1925.
Trastevere, di proprietà delle FS e quella Roma - Ostia, della STEFER, divenuta
poi COTRAL
31
, con stazione di arrivo a Porta San Paolo.
Grazie a questo nuovo sistema di comunicazione, al contempo veloce ed
efficiente, finalmente decolla lo sviluppo industriale dell’area Ostiense: infatti,
accanto alle realizzazioni municipali, si vanno sviluppando una serie di piccole
industrie ed opifici privati tra i quali la Società di colle e concimi (1889), gli
stabilimenti della Mira Lanza (1918), la Società ferramenta Cantini (1909), la
Società romana formaggio pecorino (1909), i Magazzini Generali (1909), e i
Mulini Biondi (1905-1907)
32
.
Il medico Domenico Orano, nel suo “Saggio demografico sul quartiere
Testaccio”
33
, attesta che nel 1911, nelle molte fabbriche e opifici che circondano
il quartiere Testaccio sono occupati 2735 operai i quali dimorano quasi tutti nel
quartiere stesso. Di questi circa la metà sono impiegati negli stabilimenti
industriali e una buona parte nel settore dell’edilizia, come nel caso degli
scalpellini o degli estrattori nelle cave situate fuori porta San Paolo. E’ necessario
menzionare anche una significativa componente di dipendenti del settore della
pubblica amministrazione e di commercianti del quartiere. Le condizioni di vita
degli abitanti di questo rione, se rapportate alle condizioni di vita della media
cittadina dell’epoca nella stessa città di Roma, appaiono drammatiche. Un dato
per tutti: la media abitativa per stanza era di 6,7 abitanti, e questo favorisce il
diffondersi di malattie infettive come tubercolosi, meningite, morbillo, enterite
che spesso portavano alla morte
34
. Unica valvola di sfogo sociale: l’osteria.
31
Insolera I., Fuori porta: una via, un quartiere, in Associazione culturale Futuro (a cura di),
Invito all’Ostiense. Un quartiere tra passato e futuro, Fratelli Palombo Editori, p. 11.
32
Campitelli A., Tolomeo M.G., Servizi generali e industrie private sulla via Ostiense, in
AA.VV., Roma Capitale1870-1911. Architettura e urbanistica. Uso e trasformazione della città
storica, Venezia 1984, p. 459.
33
Orano D., Come vive il popolo a Roma. Saggio demografico sul quartiere Testaccio, Roma
1911.
34
Cfr. Grafico n. 3: confronto tra i tassi di mortalità della zona industriale con quelli della città di
Roma.