Basilea 2: il nuovo rapporto banca-impresa e il ruolo dei confidi
A meno di anno dalla formale entrata in vigore del Nuovo Accordo di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche, dopo che la prima scadenza del gennaio 2007 è stata prolungata a causa dell’attuazione da parte delle banche della clausola di salvaguardia prevista a livello europeo, gran parte delle imprese, specialmente quelle di piccole e medie dimensioni, dimostra di non essere ancora adeguatamente preparata ad affrontare gli effetti della nuova regolamentazione.
Negli ultimi anni, infatti, sta crescendo l’attenzione per le problematiche del rischio riconducibile a fattori quali la modifica del contesto competitivo per effetto della globalizzazione dei mercati e del processo di integrazione tra i tradizionali comparti dell’intermediazione finanziaria, l’evoluzione della regolamentazione caratterizzata dall’abbandono dei “controlli diretti” e dall’adozione del nuovo paradigma “stabilità/efficienza”, l’atteggiamento proattivo di azionisti/investitori orientati da una logica rischio/rendimento.
Basilea 2, ovvero, il “Nuovo Accordo per la vigilanza bancaria”, è la dimostrazione della tendenza all’armonizzazione e convergenza delle singole realtà nazionali verso una linea di condotta omogenea e comune a livello internazionale che riguarda non solo le banche ma anche tutte le imprese. Gli obiettivi generali che tale Accordo si propone di raggiungere riguardano:
a. promuovere la stabilità dei sistemi finanziari;
b. consentire alle banche una misurazione più completa ed accurata del rischio;
c. mantenere condizioni di parità concorrenziale tra le banche.
L’Accordo prevede alcune “regole” che le banche devono seguire nella gestione delle loro attività, identificando una serie di adempimenti da porre in essere ogni qualvolta viene effettuata una operazione di prestito. Lo scopo primario di tutti gli adempimenti che la banca deve attivare per l’erogazione di un prestito è di garantire una adeguata capitalizzazione rispetto ai rischi assunti, in particolare riguardo al “rischio di credito”. Basilea 2 impone quindi alle banche di quantificare con esattezza il rischio di credito e di analizzare attentamente le caratteristiche dei soggetti ai quali viene erogato il prestito, attenendosi strettamente alle regole predisposte dall’Autorità di Vigilanza.
L’Accordo di Basilea 2 sta spingendo, inoltre, le banche ad adottare lo strumento dei rating interni per razionalizzare i processi di erogazione e monitoraggio del credito. Il rating, ovvero la valutazione effettuata dalla banca o da un’agenzia esterna sull’impresa, viene espresso convenzionalmente da un simbolo alfanumerico che esprime, all’interno di una scala significativa, la cosiddetta probabilità di default ovvero il rischio di insolvenza di un’impresa. L’introduzione di tali strumenti comporterà un notevole impatto sull’operatività delle banche e, di conseguenza, sui rapporti banca-impresa. Infatti, uno dei motivi di maggior preoccupazione nel dibattito tra sistema bancario e sistema imprenditoriale è l’idea che un’eccessiva automazione nell’erogazione e gestione del credito possa togliere progressivamente valore alla conoscenza diretta e alla qualità del rapporto tra istituto di credito e impresa cliente, ostacolando l’accesso al credito delle imprese medio-piccole, di norma dotate di un’informativa di bilancio limitata e poco significativa. Di conseguenza, molte aziende temono che gli effetti negativi di Basilea 2 possano derivare da un utilizzo opportunistico da parte delle banche dello strumento del rating con l’obiettivo di scaricare sulle imprese le loro inefficienze.
Basilea 2 senza dubbio rappresenta una minaccia che potrebbe trasformarsi in una notevole opportunità sia per le imprese che per le banche, a condizione che entrambi gli interlocutori cambino atteggiamento migliorando la propria trasparenza e riducendo le asimmetrie informative. Da un lato, le banche dovranno fornire maggiori informazioni sui sistemi di valutazione della clientela con l’aggiunta di servizi alternativi come la consulenza sul merito creditizio, dall’altro le imprese dovranno attivare processi di comunicazione costante e potenziare la gestione finanziaria d’impresa. In altre parole occorre modificare il rapporto banca-impresa, passando da un modello di Transaction banking, riferito alla semplice transazione, ad un modello di Relationship banking, dove viene privilegiato il rapporto con il cliente in una logica di partnership.
Da ultimo, per facilitare tale rapporto, un ruolo fondamentale potrebbe essere riservato ai Confidi, organismi aventi struttura consortile o cooperativa che esercitano in forma mutualistica l’attività di garanzia collettiva di finanziamento a favore delle imprese socie o consorziate.
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Informazioni tesi
Autore: | Sandro Del Monte |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia Aziendale |
Relatore: | Lino Camillo Lucianetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 175 |
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