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Iran 1953: nazionalismo, petrolio e Guerra Fredda

La tesi tratta degli avvenimenti che portarono alla destituzione forzata del primo ministro iraniano Mohammed Mossadeq nell'agosto del 1953. Nel maggio 1951 la nazionalizzazione della Anglo Iranian Oil Company per mano del governo iraniano scateno' una controversia internazionale tra la Gran Bretagna e l'Iran appunto. La crisi vide l'intrecciarsi tra politica petrolifera e proiezione estera britannica con le necessita' dettate dalla Guerra Fredda. Gli Stati Uniti furono direttamente coinvolti nella crisi fino al colpo di stato organizzato dalla CIA e da dissidenti iraniani.
La tesi porta avanti tre fili paralleli all'interno degli eventi della crisi 1951-53: (i) evoluzione della politica interna iraniana dall'inizio del XX secolo; (ii) la politica petrolifera post-Seconda Guerra Mondiale; (iii) le vicende della Guerra Fredda con un'attenzione particolare alla politica interna americana e a quella britannica.

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1. IL SECOLO DEL PETROLIO Il “secolo del petrolio”. Così Daniel Yergin definisce il XX secolo nella sua monumentale ricostruzione storica 1 : affrontando tutte le tappe della parabola del petrolio dalla seconda metà del XIX secolo, l’autore ci conduce attraverso un’attenta analisi di quella “diplomazia delle risorse” 2 , così importante ai fini della presente ricerca. La storia delle relazioni internazionali del secondo dopoguerra è, infatti, inestricabilmente legata all’approvvigionamento di petrolio da parte delle grandi potenze, necessario allo sviluppo e al benessere delle società capitaliste. Il suo primo rinvenimento e utilizzo quale fonte di energia risale al 1859 in Pennsylvania, negli USA. Uno degli aspetti certamente più interessanti della rivoluzione industriale fu la sostituzione delle tradizionali fonti energetiche di epoca pre-industriale (legna, energia eolica ed idrica) con i combustibili fossili (carbone, petrolio) 3 . Il passaggio fu possibile grazie all’invenzione della macchina a vapore: questa veniva inizialmente alimentata con la legna, ma l’aumento esponenziale della domanda richiese una fonte d’energia più produttiva. Il carbone (in grado di fornire energia termica in quantità circa tre volte superiore a quella ottenibile dalla legna, e di volume inferiore), rappresentò la soluzione 4 . Lo sviluppo della macchina a vapore a fini industriali, domestici e di trasporto si diffuse rapidamente dall’Inghilterra a tutto il mondo occidentale. La rapida accelerazione delle innovazioni tecnologiche portò poi, alla scoperta del motore a combustione interna alimentato con prodotti petroliferi. La diffusione del petrolio deve, infatti, la propria fortuna allo sviluppo di questo tipo di motore. La sostituzione del carbone 5 con il petrolio si rese necessaria da un punto di vista economico (produttivo e 1 Yergin D., Il Premio. L’epica storia della corsa al petrolio. (Milano: Sperling & Kupfer Ed., 1996). 2 Di Nolfo parla a proposito di “diplomazia delle materie prime”, lamentando la scarsa considerazione di cui tale campo di studi ha goduto fino a pochi anni fa nell’analisi della storia delle relazioni internazionali. Cfr. Di Nolfo E., “Prefazione”, in Tonini A., Il sogno proibito. Mattei, il petrolio arabo e le “sette sorelle”. (Firenze: Edizioni Polistampa, 2003), pp. 7-8. 3 Secondo un’interpretazione “energetica” della rivoluzione industriale, l’utilizzo di fonti energetiche provenienti dal sottosuolo (quali sono i combustibili fossili), liberò la crosta terrestre per la produzione di cibo e altri prodotti. “Il passaggio dal prevalente sfruttamento del suolo all’uso intensivo del sottosuolo ebbe effetti di innalzamento della produttività mai visti prima”. Cfr. Zamagni V., Dalla rivoluzione industriale all’integrazione europea. (Bologna: Il Mulino, 1999), pp. 23-25. 4 Cfr. D’Ermo V., Le fonti di energia tra crisi e sviluppo. Mercati e operatori. (Roma: Ed. Riuniti, 1997), pp. 7-9. 5 I combustibili solidi (carbone e legna), agli albori del Novecento coprivano il 90% del fabbisogno energetico. In termini assoluti oggi il fabbisogno energetico mondiale è soddisfatto dal carbone solo per il 22%; il petrolio, invece, che a fine Ottocento forniva solo il 4% dell’energia totale, è salito oggi fino al 40%. Se ragioniamo poi, in termini relativi, dobbiamo considerare il dato secondo cui dall’introduzione del carbone, la domanda di energia è aumentata di 70 volte. Cfr. D’Ermo, Le fonti di energia tra crisi e 6

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