La poesia di Carlo Vallini: un approdo crepuscolare all'alba del Novecento
Chi si accingesse a leggere il poemetto "Un giorno", dopo aver sfogliato anche solo qua e là le pagine della raccolta giovanile del Vallini, rimarrebbe certamente impressionato. Se è lecito per uno scrittore cambiare radicalmente poetica nel corso del tempo, è se non altro curioso trovare “atteggiamenti letterari così manifestamente contrastanti” in uno stesso poeta, nel giro di pochi mesi, in due opere, recanti entrambe il 1907 come data tipografica , che quasi “non sembrano stilate dal medesimo autore, tanto il secondo Vallini è diverso dal primo” . I “fasti della tristezza” , celebrati solennemente nella "Rinunzia", vengono sacrificati sull’altare del rinnovamento per lasciare spazio ad una poesia non più gravata dall’ipoteca dannunziana. I sentori di una ribellione in atto sono percepibili “nell’evoluzione poetica contemporanea”, che contempla con occhio compiaciuto “il soffio d’aria innovatrice che agita la generazione nuova, l’insofferenza d’ogni vincolo retorico, la smania di sottrarsi ad ogni scuola, di tentare nuovi sentieri”. La volontà di rompere con la tradizione è tale che “oggi ogni esordiente si reca a vergogna una qualsiasi reminiscenza e nell’accingersi all’opera, più che la ragione dell’Arte, gli sta a cuore l’originalità, l’originalità ottenuta a qualunque costo”. La stagione della grande poesia di Carducci, D’Annunzio e Pascoli, smarrita l’aureola luminosa portata per più di mezzo secolo, è giunta al crepuscolo: nessuno è più disposto a rievocare quei segni, a rintracciarne le impronte, men che meno ad emulare i passati splendori. A dirlo è Guido Gozzano nella recensione da lui scritta, ma non firmata, a "Un giorno" di Carlo Vallini, considerato “certo fra i volumi più belli comparsi nell’anno”. Ebbene Vallini si situa proprio in questa dimensione di affrancamento dalla morsa estetico-decadente, da cui si era lasciato avvinghiare nei versi della giovinezza, e che ora ha la possibilità di spazzare via, ponendosi sotto l’ala protettrice di Gozzano e di quel gruppo di giovani (la cosiddetta “scuola dell’ironia” o meglio pseudo-scuola, poiché, in quanto tale, non esistette mai) che ha intenzione di testimoniare, con la propria opera, quella “crisi storica in rapporto al vivere” che caratterizzerà la condizione crepuscolare e condizionerà tutta la poesia del Novecento.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniele Pettinari |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Mirko Bevilacqua |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 78 |
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