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Il secondo capitolo prende spunto dall’intenzione di capire il nesso esistente tra le
diverse realtà di Virtual Banking europee e il grado di diffusione della Rete in ciascuna
nazione. Da questa analisi si passerà all’esposizione di quelli che sono gli elementi
basilari dell’home banking e del trading on line. Per quest’ultimo è riservato un
paragrafo nel quale si mettono in evidenza le implicazioni psicologiche e sociali
generatrici di tale fenomeno dilagante; fenomeno dilagante in quanto avvalorato dal
numero crescente di day traders, ovvero di coloro che decidono di investire i propri
risparmi in Borsa tramite un broker virtuale generalmente prediligendo una strategia
speculatrice di brevissimo periodo. Nell’immaginario collettivo il day traders è visto
come un conoscitore dell’informatica che trascorre l’intera giornata di fronte a uno o più
monitor nel tentativo di controllare in modo tempestivo più parametri e oscillazioni
borsistiche col fine di cercare di lucrare il più possibile. Tutto questo è sostanzialmente
veritiero, ma non bisogna assumere l’accanito trader ad unico cliente della Banca
Virtuale in quanto, per esempio, il semplice fatto che le commissioni di trading siano
decisamente inferiori on line rappresenta un vantaggio sufficiente ad attrarre anche
coloro che operano con prospettive temporali più moderate di medio-lungo periodo.
Inoltre, la possibilità paventata da molti istituti di credito di acquistare on line anche
prodotti finanziari quali i fondi comuni di investimento dovrebbe contribuire ad
allargare la schiera degli interessati. Quindi, la Banca Virtuale non è sinonimo di trading
on line, anche se questo servizio offerto è il più accattivante e in auge al momento, ma
un insieme di servizi che pressoché coincide con l’intera gamma che la banca offre in
modalità “classica” off line (apertura di un conto corrente, giroconto, estratto conto,
accensione di un prestito, di un mutuo,…). Anche dal punto di vista del canale utilizzato
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per poter operare in modalità remote banking, è errato limitarsi a credere che esista
un’unica possibilità rappresentata dal canale PC.
Il terzo capitolo passa in rassegna quelli che sono attualmente i mezzi tecnologici,
alternativi al PC, che permettono di accedere alla banca senza la necessità della
coincidenza del luogo fisico del cliente e dell’azienda di credito. Tra di essi quello che
sembra ricoprire, al momento, il ruolo di predestinato ad essere il più utilizzato in futuro
in Italia, è il phone mobile banking. I due motivi principali che inducono
all’affermazione precedente sono l’elevato numero di cellular people (negli ultimi mesi
si è addirittura assistito al superamento nei confronti degli apparecchi di telefonia fissa)
e la complementarietà che tale strumento detiene nei confronti dell’Internet banking via
PC. L’altro canale per l’accesso di recentissima ideazione è il TV banking. Esistono
diverse sottotipologie d’accesso che è possibile raggruppare sotto quest’ultima etichetta,
ma tutte hanno in comune uno stesso vantaggio distintivo che spinge i “futurologi” a
considerare con particolare interesse il canale in questione. Il vantaggio è costituito
dall’estrema facilità d’uso combinata con l’immediatezza nel predisporre gli strumenti
necessari per il collegamento.
Il capitolo successivo osserva nel dettaglio le problematiche legate alla sicurezza che
tutt’oggi rappresentano uno degli aspetti da migliorare affinché la Banca Virtuale
prenda definitivamente il sopravvento nei confronti della banca tradizionale
sostanzialmente filiale dipendente. Verranno analizzati i vantaggi e gli svantaggi di due
dei protocolli della sicurezza attualmente più utilizzati, l’SSL (Secure Sockets Layer) e
il SET (Secure Electronic Transaction).
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Nel quinto capitolo, dopo aver dato un breve inquadramento al commercio elettronico,
sarà evidenziato e sviscerato il ruolo che la banca deve e dovrà avere all’interno di tale
cambiamento epocale. Verranno proposti alcuni esempi di come la banca può inserirsi e
ritagliarsi un compito da protagonista nell’e-Commerce evitando, in questo modo, il
rischio di disintermediazione insito in questo nuovo modo di regolare gli scambi
commerciali. Sempre in questo capitolo è presente una panoramica degli strumenti di
pagamento elettronico maggiormente utilizzati a livello nazionale e di come la banca si
posiziona nei diversi processi di pagamento. Oltre a non aver raggiunto uno standard
unico comunemente accettato, tale prospettiva non è nemmeno plausibile in quanto,
analogamente ai pagamenti nel mondo reale, essendoci necessità diverse, non è
possibile l’affermarsi di un unico sistema di pagamento elettronico.
L’ultimo capitolo riassume le metodologie per effettuare l’analisi fondamentale e
l’analisi tecnica per decidere come investire in titoli azionari quotati nelle Borse Valori
internazionali. Questi ultimi aspetti stanno assumendo un’importanza molto più grande
rispetto al passato in quanto, la possibilità offerta dal servizio di trading on line di agire
in prima persona, dovrebbe anche responsabilizzare l’utente stesso ad alfabetizzarsi ed
istruirsi in merito alle dinamiche che regolano il mondo borsistico. Il non procedere in
questo modo riduce l’investimento in Borsa ad un mero evento aleatorio quale la scelta
di una combinazione di numeri al Lotto.
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CAPITOLO PRIMO
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LA BANCA ON LINE
1. Definizione
Nell’ attività bancaria e finanziaria l’informazione non è solo uno strumento, ma
“contenuto” del lavoro quotidiano. Le banche sono da sempre grandi acquirenti e
utilizzatrici di tecnologie dell’informazione a sostegno dei propri processi produttivi
fondamentali; tuttavia, le più recenti innovazioni telematiche stanno mettendo
parzialmente in discussione il modello stesso di banca tradizionale a favore di un
modello così detto “a distanza” o più comunemente “virtuale”.
Va detto, fin dall’inizio, che quando si parla di banca virtuale, banca a distanza,
NetBanking, electronic banking, banca on line, ci si riferisce sempre allo stesso
concetto: le diverse modalità d’accesso ai prodotti e ai servizi bancari che non
implicano un rapporto “fisico” (diretto) tra il personale e la clientela. Il phone banking, i
chioschi multimediali self-service, l’home banking, l’Internet banking, e le filiali ad alto
contenuto tecnologico rappresentano le modalità (i canali) con cui la banca a distanza si
è espressa in questi anni. Per arrivare ad una definizione “corretta” e completa di questo
nuovo modo di fare banca è necessario non pensare ai canali che man mano si
aggiungeranno, ma focalizzarsi attorno alla capacità innovativa delle banche. I tratti
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distintivi del concetto di banca a distanza sono infatti da ricercare non tanto in ciò che
con essa può essere realizzato (erogazione di servizi per mezzo di canali complementari
telematici), ma piuttosto nel modo in cui essa procede alla fornitura dei servizi
(maggiori opportunità offerte alla clientela per mezzo dei nuovi canali).
Concludendo è possibile affermare che :
La banca a distanza, o “virtuale”, è un nuovo modello organizzativo nel quale
l’insieme dei canali distributivi di natura telematica, dei prodotti/servizi e delle
competenze di marketing consente, senza contatto diretto con il personale bancario, di
erogare servizi alla clientela in modo potenzialmente personalizzato. Tale modello
permette di fornire soluzioni ad hoc per ogni specifica esigenza, in tempo reale e in
modo completo e soddisfacente, intessendo relazioni di lungo periodo con la clientela.
L’obiettivo primario di un modello ideale di banca virtuale consiste nel fornire un
servizio “superiore” utilizzando una pluralità di canali remoti, volti a offrire a ciascuno
il miglior rapporto di costo/qualità in relazione alle specifiche esigenze espresse. Anche
la catena produttiva è significativamente diversa: non è più integrata verticalmente
all’interno, ma si serve di elementi “appaltati” all’esterno secondo criteri di economia di
scala e di scopo.
2. Evoluzione dalla banca tradizionale a quella a distanza
Oggi possiamo distinguere due grossi fasi di passaggio dalla banca tradizionale
al futuro, entrambe, riferibili alla banca telematica, in quanto materializzazione affidata
alle tecnologie informatiche e comunicative: la banca elettronica e la banca virtuale.
Tra i due concetti esiste una grossa differenza che non coinvolge tanto l’utente finale
quanto lo stesso paradigma di essere banca e di fare banca. Nel corso dell’ultimo
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decennio si sono affermati strumenti informatici nuovi, si vedano quale esempio gli
ATM ed i POS, che permettono una sorta d’automatismo con i servizi classici della
banca, ma anche servizi particolarmente evoluti come i software di remote banking o gli
strumenti di trading on line che coinvolgono maggiormente il cliente della banca in
quanto utente. L’utilizzo di questi strumenti da parte delle banche era unicamente un
tentativo di diminuire i costi d’esercizio e di fornire alla clientela strumenti di lavoro
moderni e competitivi, a bassi costi e con un forte appeal tecnologico: questa era la
banca elettronica, un servizio della banca tradizionale che altro non faceva se non essere
servizio aggiuntivo agli attuali canali distributivi della banca. La banca elettronica è
pertanto un servizio interno alla banca che la migliora e che non entra in competizione
con la banca stessa.
La banca virtuale invece assume un valore completamente differente. Essa rappresenta
un modo nuovo di fare banca e quindi costituisce un’altra banca, completamente aliena
da quella tradizionale anche se già fortemente integrata con la banca elettronica. Si
perdono i concetti “tradizionali” di filiale, di rete geografica, di customer relation, di
marketing e si cambia modo di pensare.
Sintetizzando, la banca tradizionale è sempre stata un modello organizzativo
autosufficiente e fine a se stesso, ove il processo di lavorazione ed il prodotto erano
unici e scarsamente modificabili, quindi poco “vulnerabili”. Inoltre, competenze e
risorse qualificate potevano provenire solo dal modello banca e ciò significava che il
mercato era chiuso ed elitario e difficilmente altre entità potevano con facilità sostituirsi
a questo modello produttivo, lasciando alle banche un largo margine d’azione e di
predominio sul mercato. La banca elettronica scaturisce dal crescere esponenziale delle
tecnologie e spesso ricava alcune delle sue connotazioni al di fuori del sistema
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creditizio, integrandole con il sistema banca per cercare di ottimizzare e snellire i
processi di produzione e lavorazione dei prodotti finanziari, diminuendone i costi e
razionalizzandone le modalità di fornitura alla clientela. Questa fase, dunque, modifica
la banca tradizionale ma non la sostituisce, giungendo ad un modello integrato ma
comunque non in competizione con il mondo esterno.
La banca virtuale entra in questo panorama con differenti prospettive: utilizza la
tecnologia non solo in modo completo, ma in modo nuovo ed originale, con connotati di
efficienza/produttività particolari e competitivi. La banca virtuale perciò non emula la
struttura della banca tradizionale o ne offre solo gli stessi servizi, ma è in grado di
offrire servizi aggiuntivi nuovi ed alieni anche al tradizionale servizio bancario,
ponendosi come competitor della banca tradizionale. Il grosso pericolo per il settore
bancario è che il modello di banca virtuale permette con più facilità l’ingresso sul
mercato di soggetti non facenti parte del mondo bancario, creando quel grosso pericolo
di disintermediazione che tanto viene oggi temuto da tutto il sistema creditizio.
2.1. Perché oggi si parla tanto di banca virtuale?
Ciò avviene soprattutto per lo sviluppo di tre dinamiche, che consistono:
1) nell’evoluzione del modo di “fare banca”;
2) nella maturazione del cliente;
3) negli sviluppi della tecnologia.
Nel tempo, infatti, la banca ha trovato nuove strategie e nuovi modelli organizzativi con
cui operare sul mercato, anche per rispondere alla naturale evoluzione dei modelli
comportamentali dei propri clienti e sfruttare le possibilità offerte dalle nuove
tecnologie. Il nuovo consumatore è più esigente e smaliziato, ha a disposizione
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molteplici canali informativi, discute con i familiari e gli amici, si forma un’opinione
precisa sulle proprie esigenze. Nel complesso, il suo approccio all’acquisto è meno
condizionato dalle mode e dalla valenza di status dei prodotti. Nella nuova gerarchia dei
consumi, il perno si sposta su quanto assicura il giusto equilibrio tra qualità e prezzo, su
quello che gli americani chiamano value for money. L’epoca del consumatore medio ed
indifferenziato (anche bancario) è stata superata dall’era dell’individuo, che si
autopercepisce come unico e costruisce da sé il suo modo di essere e di rapportarsi con
gli altri. Il marketing di massa non è più sufficiente per entrare in rapporto con questo
tipo di consumatore. Il mercato richiede strategie più personalizzate, rese possibili dagli
sviluppi dell’informatica e della telematica.
3. Che cosa vogliono i clienti dalle banche on line?
Da una ricerca denominata “NetBanking- Banche e Utenti dialogano su Internet”
conclusasi nel 1999 e pubblicata in rete sulla rivista Web Marketing Tools si evincono
molte importanti informazioni sul tema “quali tipi di servizio a valore aggiunto le
banche potrebbero fornire attraverso Internet?”.
Il brano seguente, tratto da uno dei questionari di NetBanking compilati on line e in
modo spontaneo, ben rappresenta la posizione prevalente tra gli utenti:
Le banche su Internet potrebbero offrirci servizi più utili, che noi utenti sappiamo di
voler utilizzare ma che loro sembra non vogliano sforzarsi di erogare. Chiediamo più
interattività e più ascolto, meno lungaggini burocratiche e scuse. Non vogliamo sentirci
dire che la banca questo o quello non lo può fare, vogliamo sentirci soddisfatti dal
servizio che ci viene offerto, almeno via Internet. Ci siamo allontanati dalle filiali per
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evitare un certo tipo di ”cultura bancaria”. Per favore, non riproponetecela anche
nella Rete!
La comprensione del fenomeno NetBanking è strettamente legata al rapporto tra la
banca tradizionale e la banca virtuale. Secondo alcuni utenti, i canali distributivi
tradizionali non riescono più a soddisfare le esigenze in continua evoluzione della
clientela bancaria. Tuttavia, almeno per l’immediato futuro, sembra eccessivo pensare a
un modello di banca esclusivamente virtuale. Se è vero che le nuove tecnologie aprono
l’orizzonte a realtà operative non ancora sperimentate e, per certi aspetti molto
vantaggiose, la perdita di contatto umano viene percepita come un limite che spaventa e
frena molti utenti potenziali.
3.1. Le motivazioni degli utenti
Le motivazione che spingono ad interagire con la propria banca via Internet sono
principalmente la maggiore efficienza in termini di risparmio (di tempi e di costi) e in
termini di qualità del servizio offerto. E’ un duro colpo alle filiali e alla loro logica di
presenza fisica sul territorio. Evidentemente esse non sono più in grado di rispondere
appieno alle esigenze di operatività quotidiana di una parte (oggi crescente) della loro
clientela. Il perno del rapporto tra utente e banca si sta progressivamente spostando dalle
modalità trust (fiducia nel servizio) alla modalità fast (velocità e facilità d’uso). Questo
spiega tra l’altro l’aumentata volatilità della clientela bancaria, oggi più disposta a
cambiare istituto rispetto a dieci anni fa.
E’ possibile classificare le aspettative del cliente nel seguente modo:
• EVERYTHING: poter accedere ad una vasta gamma di prodotti aggiornati in tempo
reale;
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• EVERYTIME: 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno;
• EVERYWHERE: da ogni luogo;
• EVERYWAY: utilizzando gli strumenti più comodi (telefono, PC,…);
A questo insieme di motivazione denominate (4 E) è necessario aggiungere:
• Il risparmio di costi/commissioni sulle operazioni eseguite;
• Il risparmio di tempo per le operazioni più comuni (nessuna coda allo sportello).
Fig.1 L'evoluzione del cliente bancario in termini di preferenza temporale
Dal grafico appare chiaro la necessità di espandere la banca superando i limiti temporali
e spaziali. Il nuovo cliente vuole infatti consultare la propria banca dove e quando
ritiene più opportuno farlo, senza che gli si debba imporre orari o altri limiti.
3.2. I servizi richiesti
Dopo avere capito “perché” gli utenti sono propensi all’uso della banca via
Internet è necessario capire quali sono i servizi che gli utenti vorrebbero utilizzare. E’
emerso, innanzitutto, un forte bisogno di informazioni. Gli utenti apprezzano in primo
luogo quelle sui prodotti e sui servizi finanziari offerti dalla banca, in particolare se
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studiati appositamente per Internet e accessibili solo attraverso questo canale. E’
possibile effettuare una sintesi dei servizi che la banca virtuale dovrebbe offrire :
• servizi informativi: informazioni sull’azienda, sui suoi prodotti, sui suoi progetti,
sulla localizzazione delle filiali, sul commercio elettronico, sui prezzi dei titoli e le
quotazioni dei fondi;
• servizi operativi: servizi di prenotazione, gestione dei pagamenti, garanzia per gli
acquisti on line, intermediazione per le relazioni tra imprese, ordini di operazioni,
operazioni di borsa e invio di documenti;
• servizi di comunicazione (interattività): reclami, appuntamenti per apertura di conti
correnti e per la accensione di mutui, comunicazione con i responsabili, richiesta di
informazioni, consigli e delucidazioni.
Le banche, oggi, non sono ancora in grado di gestire in modo parimenti soddisfacente i
tre ambiti strategici. Il settore informativo è generalmente ben coperto (vedasi l’elevato
numero di pagine informative sui siti bancari) e quello operativo è in via di rapida
affermazione mentre il versante dell’interattività è ancora carente: le banche sembrano
avere grandi difficoltà a “parlare” con la loro clientela. Anni di monopolio e di
“dominio culturale” nei confronti degli utenti rischiano, con l’avvento di Internet, di
essere pagati a caro prezzo.
3.3. La clientela bancaria on line
Una delle possibili segmentazioni del mercato della domanda di on line banking
è la seguente:
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• privati stabili: potenzialmente interessati all’uso di Internet sono disposti a spostare
parte della loro attività bancaria tradizionale sul nuovo canale se ciò si rivelasse più
comodo/conveniente;
• privati evoluti: individui fortemente motivati all’utilizzo dei canali più efficienti tra
quelli disponibili per gestire e pianificare dalla contabilità familiare fino agli
investimenti personali;
• professional: effettuano numerose transazioni allo sportello e necessitano di gestire
in modo avanzato e integrato l’attività bancaria d’impresa e la contabilità familiare.
3.3.1. I privati stabili
Quando si parla di privati stabili si intende fare riferimento a tutti quei clienti, tra
cui anche le famiglie, che hanno bisogno di una gestione del proprio portafoglio
semplificata e tendenzialmente ripetitiva nel tempo. Per questa fascia di clientela, il
valore offerto dal NetBanking consiste soprattutto nella possibilità di acquisire
informazioni aggiornate e in tempo reale sui prodotti e i servizi bancari e di effettuare,
grazie a queste, transazioni in modo estremamente semplice. Questo utente, inoltre, ha
interesse ad accedere a banche dati per accrescere la propria cultura finanziaria,
imparando a muoversi con maggiore dimestichezza sui mercati, vuole poter effettuare
transazioni come pagamenti di bollette e giroconti di denaro, consultare con velocità il
proprio estratto conto, il saldo e la situazione di un assegno. Opera prevalentemente con
una sola banca e, essendo interessato ai servizi web anche di tipo non bancario,
vedrebbe di buon grado la propria banca come mediatrice di servizi del tipo e-mail
gratuite, spazi di chat e forum di discussioni.
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La banca potrebbe anche gestire procedure on line di prenotazione e consegna di
biglietti di teatro (o di altre manifestazioni), con il vantaggio di fidelizzare la clientela
su un terreno sul quale già opera per vie tradizionali (queste operazioni vengono
quotidianamente svolte anche allo sportello). La clientela dei privati stabili utilizzerebbe
quindi i servizi on line a patto di poter operare in modo semplice e veloce e, condizione
fondamentale, senza sostenere alcun costo aggiuntivo. L’ambiente di iterazione a
distanza dovrebbe essere facile e sicuro, in modo da fidelizzare gli utenti al canale
prima ancora che al servizio. L’obiettivo di un servizio così configurato (user friendly e
educativo) è, infatti, quello di portare il privato stabile, in un prossimo futuro, a
effettuare acquisti on line (commercio elettronico) tramite il sito della banca, che
agirebbe come gestore dei pagamenti.
Le modalità per realizzare un ambiente interattivo “accogliente e sicuro” per questa
tipologia di clienti sono principalmente due :
1) stringere vere e proprie partnership con i fornitori esterni di prodotti informatici
quali i personal financial manager (come Money di Microsoft e Quicken di Intuite);
2) sviluppare interfacce dedicate e fruibili anche solo grazie al browser di navigazione.
La prima soluzione ha il vantaggio di utilizzare software oggi ampiamente diffusi sul
mercato, ma non è ancora del tutto adatta al segmento dei privati stabili in quanto :
• L’uso del software richiede un certo grado di esperienza (l’utilizzo di personal
financial manager come Money può risultare complesso per chi non utilizza
abitualmente altre applicazioni informatiche).
• I personal financial manager sono prodotti che si prestano a relazioni multibanca
(organizzazione delle posizioni di credito e debito nei confronti di più banche) e sono
pensati per realizzare soprattutto elaborazioni (il personal financial manager consente
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di rielaborare i dati condivisi con il proprio istituto bancario anche per simulare, per
esempio, investimenti).
• Un uso completo di questi prodotti richiede una connessione diretta via Internet con
la banca. I personal financial manager, per motivi di sicurezza di trasferimento dei dati
e delle disposizioni, finora sono stati pensati per operare su reti Intranet e solo nelle
ultime versioni hanno cominciato a essere dotati di funzioni di sincronizzazione delle
informazioni aggiornabili direttamente on line.
Un’interfaccia dedicata può meglio corrispondere alle esigenze dei privati consentendo
di effettuare le transazioni di base che principalmente interessano a questa fascia di
clientela e, essendo più facile da utilizzare, è particolarmente indicata per le esigenze di
quei clienti che tipicamente interagiscono con una sola banca. Per questo segmento di
clientela, l’accesso via browser ai servizi bancari on line è la soluzione più appropriata,
vista tra l’altro l’opportunità per le banche di offrire, in prospettiva, servizi aggiuntivi
altamente remunerativi come accadrà nei prossimi anni con il commercio elettronico.
Inoltre molti vantaggi derivano dall’infrastruttura adottata (il browser web), che non
richiede particolari investimenti ad hoc da parte della banca (tranne che sul versante
della sicurezza) e viene percepita dalla clientela come una forma di accesso semplice e
utile anche per altri obiettivi di navigazione (il netsurfing più rilassato).
Nel breve periodo la dimensione critica degli operatori bancari di base sarà ancora
piuttosto bassa, forse anche per il livello di sicurezza percepito da questi cliente in
merito alle transazioni commerciali effettuabili via Internet (psicosi del numero della
carta di credito digitato on line) e per la velocità di navigazione, fattori percepiti come
assolutamente migliorabili.