9
Introduzione
Questa tesi nasce dal tentativo di capire perché il naufragio
del Titanic, avvenuto nell‟aprile del 1912, colpisca ancora
fortemente l‟immaginario contemporaneo a distanza di quasi
un secolo, e come si sia formato un alone mitico intorno a
questo episodio, grazie anche alle innumerevoli letture, più
o meno romanzate, che ne ha fornito l‟industria culturale.
Non è possibile, ovviamente, passare in rassegna la
grandissima quantità di materiale bibliografico e mediale
prodotto su questo episodio; la scelta, quindi, è ricaduta su
singoli esempi di analisi saggistiche, letture poetiche o di
prodotti dell‟industria, cinematografica ma anche musicale,
divisi secondo un criterio cronologico o tematico. Senza
nessuna pretesa di completezza, il percorso costruito a
partire da questi materiali intende fornire un‟immagine
dell‟eterogenea produzione, sia italiana che internazionale,
sul disastro del Titanic, e tracciare, a grandi linee, un
percorso storico di costruzione e arricchimento di significati
intorno al naufragio del leggendario transatlantico.
Il primo capitolo illustra il rapporto di continuità che lega i
miti classici alla cultura occidentale moderna, basato sulla
riproposizione di alcuni temi fondamentali dell‟esistenza
umana, per poi soffermarsi sulla figura del titano Prometeo,
10
divenuto simbolo dell‟uomo illuminato dalla ragione e
liberato grazie al progresso tecnico, e in seguito del
tentativo, punito, di sfidare l‟ordine divino o naturale.
Quindi, riporta l‟analisi dello scrittore inglese Joseph Conrad,
risalente a poche settimane dopo il naufragio, sul senso di
questa tragedia, contestualizzata negli ultimi anni della Belle
Epoque, appena precedenti lo scoppio della Prima guerra
mondiale.
Il secondo capitolo passa dal piano storico a quello della
cultura di massa, analizzando prima i significati di base
legati al mare e all‟attività di navigazione all‟interno della
cultura occidentale, quindi accennando al duplice ruolo del
cinema come documento del proprio tempo e mezzo di
rilettura di epoche o eventi passati, tramite lo specifico
genere storico. Infine, passa brevemente in rassegna i primi
film sul Titanic, dai lungometraggi quasi contemporanei alla
tragedia a quelli degli anni successivi fino ai tre grandi
kolossal degli anni Quaranta e Cinquanta, rispettivamente
tedesco, americano e inglese, che riflettono tre diverse
concezioni del cinema, influenzate molto anche dal contesto
politico e culturale di produzione.
Il terzo capitolo è dedicato prevalentemente alle analisi di
due intellettuali tedeschi, come Junger ed Enzensberger,
che hanno interpretato il naufragio in base alle loro diverse,
e a tratti opposte, concezioni del mondo contemporaneo,
11
influenzate anche da esperienze politiche, culturali ed
esistenziali legate a grandi eventi storici o movimenti socio-
culturali che hanno segnato il Novecento. Alla presentazione
di tali riflessioni, è affiancata l‟analisi di un prodotto
culturale radicalmente diverso, ma non meno pregno di
significati: Titanic, l‟ottavo album del cantautore Francesco
De Gregori. Incentrato sulla storia del transatlantico,
composto e liberamente ispirato al poema di Enzensberger,
il concept album segue infatti un filo rosso che lega
riflessione intellettuale e politica ad un‟opera di musica pop.
Il quarto capitolo, infine, racconta la riscoperta del Titanic
avvenuta nell‟ultima parte del Ventesimo secolo, dopo il
ritrovamento del relitto a metà degli anni Ottanta. Segue
un‟analisi, ormai molto più consapevole, del mito del
naufragio operata da diversi scrittori, come lo storico Walter
Lord e soprattutto Jean Pierre Keller, studioso di cultura
contemporanea, fino alla rievocazione di Junger all‟interno
delle sue memorie del secolo appena vissuto. Quindi, il
focus del lavoro si sposta sul film kolossal di James
Cameron del 1997, che ha ricalcato molti schemi del cinema
americano classico, reinterpretando il senso del naufragio
alla luce dei cambiamenti sociali, culturali e di costume
avvenuti nel corso del secolo. Infine, l‟ultima parte del
capitolo suggerisce alcune analogie, nel vissuto degli
spettatori e nell‟impatto, anche visivo, della tragedia, con gli
12
attentati dell‟11 settembre 2001, che, su un piano molto più
elevato di rilevanza storica e politica, hanno rappresentato
un punto di rottura ancora maggiore nella storia
contemporanea, forse simile a quello del conflitto mondiale
che il Titanic aveva, simbolicamente, anticipato.
13
14
15
1. Dal mito alla Storia
1.1. Verso la crisi della modernità
1.1.1. Miti e modernità
Secondo molti studiosi delle forme della cultura di massa,
come Edgar Morin
1
, Roland Barthes
2
e Umberto Eco
3
, esiste
un forte legame di continuità fra i miti antichi e le mitologie
moderne, espresse in larga parte dall‟industria culturale
4
. I
miti moderni, nati con l‟avvento della folla “metropolitana”,
affondano comunque le proprie radici nella sostanza comune
e più profonda dell‟esperienza umana e nelle sue paure
ancestrali: i misteri della natura, il sacro, la nascita e la
morte, i conflitti di identità, le catastrofi. Un processo di
“mitologizzazione della modernità”
5
che, in qualche modo,
rappresenta un ritorno ai miti dell‟antichità, muovendosi in
direzione inversa al processo di mondanizzazione e
desacralizzazione che, secondo Weber
6
, aveva caratterizzato
1
Cfr. E. Morin, L’industria culturale. Saggio sulla cultura di massa,
Il Mulino, Bologna, 1963.
2
Cfr. R. Barthes, Miti d‟oggi, Einaudi, Torino, 1974.
3
Cfr. U. Eco, Apocalittici e integrati, Bompiani, Milano, 1964.
4
A. Abruzzese, D. Borrelli, L’industria culturale. Tracce e immagini
di un privilegio, Carocci editore, Roma, 2000, pp. 25-26.
5
Ivi, p. 26.
6
Cfr. M. Weber (1905), L’etica protestante e lo spirito del
capitalismo, Rizzoli, Milano, 1991.
16
lo sviluppo occidentale, e tornando dalla “linearità
ultramondana del cristianesimo […] al politeismo panico
degli antichi”
7
, prima attraverso l‟editoria e le arti figurative,
poi con il cinema e il fumetto.
Alcuni miti antichi, infatti, nascono dagli stessi nodi
esistenziali a cui gli apparati dell‟industria culturale cercano
di dare una risposta, o almeno di fornire uno spazio di
rielaborazione simbolica. Il centauro, ad esempio, può
rappresentare l‟unione primitiva fra uomo e animale, istinto
e linguaggio, sessualità e civiltà, mentre Estia ed Hermes
sono la coppia simbolo del rapporto complementare fra
interno domestico ed esterno, focolare e commercio,
femminile e maschile, presenza e assenza. Mentre la prima
presiede al culto della dimora, il secondo è il dio della
strada, della comunicazione, dello straniero: l‟una
rappresenta la chiusura del gruppo umano in se stesso,
l‟altro il contatto con l‟altro da sé. La sintesi, sempre
conflittuale, tra queste due figure, si proietta sul contrasto
moderno fra razionalità e irrazionalità, sicurezza e pericolo,
ordine e disordine, interiorità ed esteriorità. Un‟opposizione
che richiama, per certi aspetti, quella della coppia Apollo-
Dioniso, protagonista della prima grande crisi del pensiero
moderno e dei suoi paradigmi, in particolare con la
riflessione filosofica di Friedrich Nietzsche, che, insieme a
7
A. Abruzzese, D. Borrelli, L’industria culturale, cit., p. 26.
17
Martin Heidegger, rappresenta il passaggio fondamentale
del pensiero occidentale verso l‟attuale dimensione, da molti
definita postmoderna
8
.
Dioniso, inoltre, incarna, insieme ad Orfeo, le dimensioni
originarie dell‟arte, il rito, la sacralità della morte e del
corpo, l‟eccitazione espressiva. Lo specchio di Dioniso,
strumento di “esibizione e di cattura della variegata totalità
del mondo”
9
, ricorda i racconti in cui la pittura rappresenta
la compensazione di un‟assenza, di un desiderio incolmabile
verso la persona amata, come nella leggenda medievale
degli affreschi dipinti da Lancillotto nelle sue stanze, per
riprodurre l‟incontro con Ginevra dopo la loro separazione.
Di significato opposto, ma altrettanto importante, lo
specchio di Narciso, simbolo di una contemplazione di se
stessi che rende ciechi verso il mondo, e, secondo lo
scrittore Andrè Gide
10
, dell‟amore impossibile del poeta per
l‟opera d‟arte; in ogni caso, temi ripresi con forza dalla
letteratura romantica e ottocentesca, da Edgar Allan Poe
fino ad Oscar Wilde.
In sintesi, gli archetipi dell‟industria culturale si possono far
risalire all‟universo dei miti antichi, “prima grande
elaborazione dell’esperienza vissuta e dei suoi misteri”
11
.
8
Ivi, pp. 26-27.
9
Ivi, p. 28.
10
Ibidem.
11
Ivi, p. 29.
18
Così, se Ulisse rappresenta il desiderio dell‟uomo nel
viaggiare oltre ogni limite, Omero, una figura per certi
aspetti mitologica, è la sua capacità di intrattenere
attraverso l‟affabulazione e la narrazione in genere, forma
prevalente anche all‟interno della stessa industria culturale.
Ma c‟è un‟altra figura cruciale nella mitologia classica e
occidentale in genere, a metà fra natura divina e umana: è
Prometeo, il portatore del fuoco, “risorsa necessaria a
trasformare la natura, a vincerla, a sottometterla. Divinità di
una tecnologia che è trasgressione e sofferenza, così come
felicità. Figura sacrificale. Simile in qualche aspetto a
Lucifero, all’angelo che divide”
12
. Questa figura riemerge
prepotentemente non solo nei racconti della modernità, ma
anche, indirettamente, in alcuni suoi simboli e prodotti
materiali, come il celebre transatlantico inglese, affondato
nell‟oceano Atlantico nell‟aprile del 1912. Ma, per capire
meglio i legami tra questa figura e la storia del Titanic, con
le sue innumerevoli rielaborazioni, bisogna analizzarne
meglio i molteplici significati, partendo dai suoi progenitori
nel‟Olimpo classico fino alla riscoperta in età moderna.
12
Ivi, p.27.
19
1.1.2. La fine di un‟epoca “titanica”
Secondo la mitologia greca, i Titani erano divinità
primordiali, caratterizzate dalle dimensioni gigantesche, che
detenevano il potere assoluto finché Zeus, figlio di uno di
questi, Crono, e di Rea, usurpò il trono del padre, iniziando
una guerra fra dei e Titani che sarebbe terminata con la
sconfitta di questi ultimi, relegati per sempre nel Tartaro dal
nuovo re dell‟Olimpo.
La figura di Prometeo rimane, comunque, la più celebre e
significativa all‟interno di questo gruppo, non solo per la
cultura classica, ma anche per quella occidentale in genere,
che nei secoli l‟ha spesso reinterpretata arricchendola di
significati nuovi e a volte contrastanti. Secondo
Apollodoro
13
, il titano avrebbe creato il primo uomo e la
prima donna, plasmandoli con la creta ed infondendo loro la
scintilla della vita; ma soprattutto, la sua fama è dovuta ad
un altro peccato di hybris, ossia di sfida nei confronti degli
dei: rubare loro il fuoco per donarlo agli uomini, a cui
trasmise anche altre conoscenze fondamentali. Per questo,
Zeus lo avrebbe punito condannandolo ad un supplizio
eterno: restare inchiodato ad una roccia del Caucaso,
mentre un aquila quotidianamente gli divorava il fegato che
ogni giorno si rigenerava. Solo dopo molti secoli, Prometeo
13
M. Gislon e R. Palazzi, Dizionario di mitologia e dell’antichità
classica, Zanichelli, Bologna, 1997, p. 350.
20
sarebbe stato liberato da Eracle su ordine di Zeus, per
potersi servire della sua astuzia. Per questo, la figura del
titano ribelle è particolarmente complessa e ricca di
significati: simbolo di ragione e libertà, ma anche e
soprattutto del controverso rapporto dell‟uomo con la
tecnologia, rappresentata qui dal fuoco. Il furto di Prometeo
rappresenta una sorta di “peccato originale” nella mitologia
greca, ma anche l‟inizio del rapporto dell‟uomo con la
tecnica unita alla conoscenza ed utilizzata per modificare
l‟ambiente circostante a proprio vantaggio, a costo di sfidare
i limiti imposti dagli dei o, più laicamente, dalla natura.
Tutti temi universali, che acquistano, ovviamente,
particolare importanza nell‟epoca moderna, soprattutto con
l‟Illuminismo, da un punto di vista filosofico, e con la
rivoluzione industriale, che ha portato ad un‟accelerazione
mai vista prima nello sfruttamento delle conoscenze
scientifiche e tecniche da parte dell‟uomo e ai conseguenti
cambiamenti economici, sociali, ma anche al miglioramento
delle condizioni di vita, riassunti solitamente con il concetto
di “progresso” materiale.
Non è un caso che la figura di Prometeo diventi quasi un
topos della letteratura romantica di inizio Ottocento, in
particolare grazie ai coniugi inglesi Shelley, con i rispettivi
capolavori in poesia ed in prosa. Più in generale, si parla di
titanismo come di uno dei temi esplicitati dal Romanticismo,
21
inteso come creazione di eroi solitari, spesso incompresi o
ribelli nei confronti della società o di un potere costituito,
che si addossano compiti di grande rilievo morale
14
, proprio
come il “Prometeo liberato” di Percy Bysshe Shelley, che
rovesciava, già dal titolo, il senso della tragedia greca di
Eschilo, il “Prometeo incatenato”. Il poeta inglese mette
l‟accento, infatti, sulla seconda parte del mito, la liberazione
seguita all‟incatenamento da parte di Zeus: non esalta,
quindi, la giusta punizione per il peccato di tracotanza del
titano, quanto l‟esito positivo del suo gesto, che condurrà ad
una liberazione degli uomini dalla tirannia degli déi grazie
alla ragione. Infatti, coerentemente con le convinzioni
espresse in precedenza con libelli filosofici come La
necessità dell’ateismo, del 1811, o Rifiuto del deismo, del
1814, Shelley aggiunge un altro aspetto utopico al finale, in
cui il titano ribelle fonderà una sorta di nuova religione
universale dell‟amore, contrapposta alla schiavitù delle
divinità
15
, ponendosi apertamente contro l‟interpretazione
cristiana della figura di Prometeo, che lo vedeva come una
14
G. Baldi, S. Giusso, M. Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia,
dalla storia al testo, vol. II, Dalla fine del Cinquecento
all’unificazione nazionale, Paravia, Torino, 1995, pp. 829-831.
15
P. Bertinetti (a cura di), Storia della letteratura inglese, vol. 2°,
Dal Romanticismo all’età contemporanea. Le letterature in inglese,
Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2000, pp. 40-43.
22
possibile prefigurazione di Cristo, martire e liberatore
dell‟umanità
16
.
Fin qui un aspetto utopico, di rottura ma comunque
ottimistico della letteratura dell‟epoca, che, nel 1969, è
stato ripreso anche dallo storico statunitense David Landes,
proprio come metafora della rivoluzione industriale
17
.
Ma il Romanticismo fu caratterizzato anche, e forse
soprattutto, da un lato oscuro, fatto dall‟esaltazione di tutti
quegli elementi non-razionali, misteriosi e spesso cupi, che
l‟Illuminismo aveva rimosso, bollandoli come superstizioni o
comunque aspetti negativi che impedivano all‟uomo di
esprimersi nella sua nobile natura di essere razionale. Tutti
questi elementi riemergono con prepotenza nella cultura
romantica ed in particolare nella letteratura “nera”, anche
tramite un genere romanzesco, il gotico, che Mary Shelley
porta ad un livello letterario superiore nel suo capolavoro,
divenuto un classico dell‟immaginario moderno:
Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno
18
.
Victor Frankenstein è uno scienziato che riesce a realizzare
la tentazione forse massima e più pericolosa per l‟uomo:
quella di scoprire il segreto della vita e di ricrearla,
16
G. Giorello, Prometeo, Ulisse, Gilgames. Figure del mito,
Raffaello Cortina Editore, Milano, 2000, p.18.
17
D. Landes, Prometeo liberato : trasformazioni tecnologiche e
sviluppo industriale nell'Europa dal 1750 ai giorni nostri, Einaudi,
Torino, 1978.
18
G. Baldi, Dal testo alla storia, dalla storia al testo, cit., pp. 824-
826 e 884-885.