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INTRODUZIONE
La presente tesi verte sull’attività dell’architetto Mario Cucinella e del suo studio di
progettazione: “Mario Cucinella Architects” e, in particolare, sull’edificio “iGuzzini
Headquarters” con sede a Recanati. La struttura fu realizzata nel 1997, come ampliamento
della struttura preesistente, ma nel 2010 avvenne un secondo ampliamento, con l’edificio
“Laboratorio della luce”, progettato dall’architetto genovese Maurizio Varratta. La mia scelta
di indagare l’architettura della sede de iGuzzini è dovuta a due motivazioni: la prossimità
territoriale della struttura con il mio Comune e l’interesse che ha stimolato in me la figura del
committente. I Guzzini hanno iniziato l’attività imprenditoriale nel 1959, ma la figura
emergente e più rappresentativa della storia aziendale è stata certamente quella di Adolfo
Guzzini, presidente emerito, che fino al 2021 ha svolto il suo ruolo dimostrando grande
curiosità verso le nuove soluzioni presenti in ambito architettonico. La famiglia Guzzini ha da
sempre rivolto estrema attenzione, destinando rilevanti risorse alle due linee programmatiche
di ricerca e di sviluppo, sia nei confronti di prodotti e sistemi d’illuminazione sia verso il tema
della sostenibilità energetica. Il risultato è visibile nelle scelte progettuali fatte per la
costruzione delle varie sedi aziendali nei diversi continenti, affidate spesso a grandi nomi del
panorama architettonico internazionale, come Josep Miàs. L’architetto nel 2011 a Sant Cugat
del Vallès, per la sede centrale spagnola de iGuzzini Illuminazione denominata “il Cielo”,
progettò una grande sfera di vetro ispirata all’opera di Ivan Il’ic Leonidov, dove il tema è la
“leggerezza”, una mongolfiera pronta a liberarsi al vento e al viaggio. Oppure la sede de
iGuzzini a Shanghai realizzata nel 2016 dallo studio tedesco GMP (Meinhard von Gerkan,
Nikolaus Goetze, Magdalene Weiss), una torre per uffici di venti piani, denominata,
“onCube”, che s’innalza assumendo la forma di due dadi d’identiche dimensioni, ricoperta da
una griglia di alluminio bianco e composta di quadrati (di 4,20 metri per lato), che avvolgono
l’edificio come una tenda di tulle. È un mecenatismo quello del presidente Adolfo (insieme ai
membri del C.D.A.) che rimanda a quello “nobile” della tradizione storica rinascimentale e
manieristica, dove il committente è anche connoisseur attentissimo, in questo caso,
all’architettura contemporanea e ai suoi interpreti più innovativi.
Per conoscere la personalità stilistica di Mario Cucinella, bisogna partire dalla formazione
universitaria, quando nel 1987 si laurea a Genova con Giancarlo De Carlo, e dal percorso
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post-laurea, dal 1987 al 1991, presso Renzo Piano Workshop di Genova e Parigi, dove svolse
la mansione di coordinatore di progetto. Nella biografia di presentazione del suo studio
professionale, Mario Cucinella Architects (M.C.A.), fondato a Parigi nel 1992, attribuisce
grande influenza a queste due figure, che identifica come i «due poli» che hanno ispirato, sia
da un punto di vista teorico che realizzativo, la sua architettura e che, in effetti, hanno avuto
un ruolo primario nel panorama edilizio italiano (e internazionale) negli ultimi cinquant’anni.
A questo si aggiunge, come da lui esposto nelle pubblicazioni e in varie interviste per riviste
(web e cartacee) di cultura architettonica contemporanea, una sensibilità straordinaria verso il
tema dell’eco sostenibilità, del risparmio delle risorse naturali, del rispetto dell’ambiente,
questioni che l’hanno portato verso metodologie costruttive particolari, impieganti sistemi
naturali di ventilazione, riscaldamento, raffrescamento, irraggiamento. Cucinella riferisce
sempre nelle sue pubblicazioni di aver trovato ispirazione nel dato storico costruttivo di paesi
«esotici», come il Marocco, la Cina, l’Iran, l’India e altro.
A completamento del progetto della sede recanatese la presente tesi affronterà, ovviamente,
anche la struttura «gemella» realizzata da Maurizio Varratta nel 2010: «il Laboratorio della
Luce», collegata all’edificio di Cucinella tramite un corridoio detto “Galleria progetti”. I due
edifici sono identificati entrambi dall’acronimo KUBO: il primo è destinato agli uffici
amministrativi, mentre il secondo alla ricerca e sviluppo, core business della progettazione
illuminotecnica.
Dello studio Mario Cucinella Architects sarà indagato la sua mission, l’impianto teoretico
desumibile dalle varie pubblicazioni e da altre fonti, siano riviste di settore o il web, e la
finalità dei dipartimenti di ricerca presenti in esso, quali R&D (Research & Development) e
Product, Interior & Industrial design. Inoltre sarà indagato l’impiego nella progettazione della
metodologia BIM (Building Information Modeling), e l’attività che svolge la SOS - School of
Sustainability Foundation, fondata da Mario Cucinella e diretta da Giacomo Maniscalco, nella
formazione di giovani professionisti e neolaureati all’uso di pratiche sostenibili in architettura,
sia su scala urbana sia di prodotto.
Saranno presentate anche undici strutture realizzate da M.C.A. nel mondo, rappresentative
delle diverse tipologie d’uso possibili nella società contemporanea, che denotano comunque
elementi di attinenza stilistica o teorica con la struttura di Recanati.
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La metodologia della presente tesi è compilativa. Si è scelto di organizzare la riflessione
sull’attività di Cucinella partendo dall’edificio iGuzzini a Recanati per poi allargare la ricerca
ad altre opere realizzate, concentrando il focus critico soprattutto sugli sviluppi sperimentali,
sull’intenzione programmatica che ne determina le scelte progettuali. In effetti, è più
un’indagine a tutto campo, dove il cuore sarà il capitolo ottavo, dove si cercheranno elementi
stilistici, tipologici, teorici, formali tramite il confronto con la storia dell’architettura
contemporanea e il confronto con i maggiori dati teorici che questa ha offerto nel periodo
post-moderno fino ad oggi. Si è preferito, infatti, dare al lettore, prima di giungere a questa
parte della tesi, una conoscenza approfondita sia di Mario Cucinella sia del suo studio e delle
sue opere, le più rappresentative. Si tratta di un’indagine critica che riguarda una cosidetta
“archistar”, per cui la complessità e la vastità del fare progettuale per questa categoria di
architetti rendono imprescindibile portare a conoscenza del lettore antefatti ed elementi
preliminari utili a tal uopo.
Stessa motivazione per cui è fondamentale conoscere i frutti di tanto raccolto professionale, in
tutti i continenti, aggiungendo alla fine di questa tesi, prima della bibliografia un apposito
capitolo che elenca le esposizioni cui lo studio ha partecipato e i maggiori riconoscimenti
ottenuti.
L’indagine riguarderà pienamente anche la situazione strutturale, la parte ingegneristica e
bioclimatica, sia dell’edificio oggetto della tesi che degli altri, pur in modo meno
approfondito, perché propedeutica a conoscere le scelte formali e architettoniche cui sono
“serventi” in fase pre-progettuale. A tal fine è dedicato un intero capitolo alla sostenibilità
ambientale de iGuzzini Headquarters, dove trova posto la caratterizzazione bioclimatica e
strutturale ai fini del miglioramento delle condizioni ambientali per dipendenti e utilizzatori.
Quello che appare evidente è la scelta “non ideologica” perseguita da Cucinella dopo decenni
in cui l’architettura ha avuto un’impronta sociopolitica ben delineata, «schierata» apertamente
o indirettamente, ma sempre presente. La “fede” di Cucinella e dei suoi collaboratori ruota
intorno all’ambientalismo, nella ricerca di soluzioni, anche sperimentali, per favorire un
profondo, equilibrato e programmatico rapporto tra materiale, sistemi costruttivi e “madre
natura”, dove la produzione di energia necessaria agli edifici deve basarsi su criteri di
“sostenibilità”, “rigenerazione” e “cogenerazione”, impiegando ad esempio la ventilazione
naturale, l’irraggiamento solare, un accorto regime di luminanza, tramite anche la scelta di
una corretta posizione morfologica per edificare. Tale approccio viene poi proseguito da
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Varratta con il nuovo edificio, dove impiega, per la climatizzazione, un impianto dotato di
pompe di calore a scambio geotermico ad acqua di falda. In definitiva alla base c’è lo studio
delle condizioni climatiche e naturali favorevoli, dove la struttura progettata è legata
organicamente al territorio, all’ambiente circostante, quindi anche con uno studio che i
situazionisti avrebbero definito psicosociale, degli usi e flussi della popolazione di ambito.
Un altro obiettivo di questa tesi sarà di riuscire a comprendere, tramite gli esempi strutturali
analizzati e le spiegazioni offerte dallo stesso Cucinella, l’importanza primaria che nella sua
architettura, come del resto anche in tutta l’architettura contemporanea, assume il criterio di
“leggerezza” strutturale. Si tratta di un criterio da perseguire ad ogni costo, rispondente a
un’esigenza di ordine formale, dove il concetto «less is more» (meno è meglio) è sempre
presente nei suoi edifici (ma in modo non esplicito) attraverso un minimalismo, sia nel design
sia in architettura, che avvolge ogni aspetto stilistico. Anche nella soluzione formale più
ricercata traspare un criterio programmatico di purezza, semplicità, dove si utilizza la
limpidezza del colore bianco di fondo.
M. C. Architects impiega strumenti e genera soluzioni contemporanee, profondamente high-
tech, rispondenti all’esigenza di ricostituire un ordine naturale, generato da un prodotto
organico, biomorfico, dato dalla somma di architettura, uomo e ambiente. Si tratta di un
meccanismo sintagmatico, oggi più che mai dovuto, in un periodo contrassegnato da
cambiamenti climatici in atto, sia di natura ciclica o meno, trasformando questa fusione
programmatica in un atto politico d’opposizione all’ipercapitalismo imperante. Nella cultura
post-globalizzata sono i prodotti di consumo, “le merci”, a muoversi e a cercare l’individuo
compratore, così generando, di fatto, un movimento inverso, dove il prodotto è fermo, poiché
diventato identico in ogni parte del mondo. Lo stesso avviene in architettura, dove
un’archistar può tranquillamente adattare lo stesso edificio di rilievo a qualsiasi metropoli
mondiale, senza per questo “stonare” con le culture o le tradizioni costruttive locali.
L’ambientalismo di Cucinella è la chiave per differenziare la sua opera dalle altre, perché
quando progetta una struttura “biomorfica”, ovvero capace di generare un forte e unico
legame organico con il territorio, con l’ambiente vegetale e con il dato storico morfologico e
sociale, rispondendo così alle attese e desideri della popolazione urbana interessata, genera
una risposta antropologica positiva. Il risparmio energetico prodotto tramite questa
cogenerazione stimola una risposta nell’ambiente vitale, poiché combattere l’inquinamento
atmosferico vuol dire anche ridare “centralità” e funzione ai vuoti costruttivi, edificare a
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parametro zero significa disegnare un’architettura paesistica. Questi meccanismi sistemici
impiegati correntemente sono i neuclotidi del dna di Mario Cucinella Architects.
In ogni opera di Cucinella si percepiscono, quasi immediatamente, quali sono le sue priorità e
quale approccio vuole per la sua architettura. Già la costituzione della scuola “SOS
Sostenibility”, dove la ricerca è aperta a tutto lo scibile umano, è esplicativa. In essa uno
spirito umanistico con un metodo positivistico nella ricerca di soluzioni e una conoscenza
antropologica dell’ambiente sociale, una curiosità che rimanda a quella che ebbero le
neoavanguardie storiche verso i loro periodi sociali di riferimento. Si tratta di un
“neosituazionismo” meno astratto, ma sempre di forte carica immaginativa, che nasce dalla
conoscenza del dato storico territoriale e internazionale, con una sensibilità che si palesa in
tutti i suoi lavori, verso la soluzione del criterio «di vivibilità», di libertà abitativa e lavorativa
dell’individuo. In tale visione lo spazio deputato non riguarda più un solo luogo, ma il mondo,
un’architettura nomade, con strutture “ancorabili” in qualsiasi parte del mondo. A ben
guardare, nonostante questa tipologia programmatica generale, nella progettazione, dopo aver
definito la forma e le parti e i materiali “serventi”, ritorna la storia del territorio, il voler legare
lo skyline al paesaggio retrostante, l’uso della curtain wall lecorbusiano per legare ambiente
interno ed esterno, una perfetta condizione psicosociale, come nella sede de iGuzzini a
Recanati.
Lo scopo principale di questa tesi sarà di far percepire al lettore che il lavoro di un’archistar,
che sia Cucinella o altri, sarà sempre “non etichettabile” completamente in un unico
movimento o corrente artistica. L’architetto costruisce qualcosa di diverso, più completo e
universale, in altre parole il prodotto di un processo filologico in architettura, dove alle
relazioni paradigmatiche si aggiungeranno le sintagmatiche, per una storia contemporanea
connessa sia al presente sia al passato prossimo. Questo discorso spero sia maggiormente
percepibile al lettore nel capitolo otto, dove alla corrente storica contemporanea del progettare
architettonico di Cucinella aggiungeremo flussi “caldi e freddi” con rimandi, similitudini,
matrici, connessioni, con la gran parte dei movimenti architettonici succedutisi dagli anni
Cinquanta del Novecento a oggi.
Un’archistar per definizione deve avere nella sua maturità progettuale un tale grado di
perfezione e perizia tecnica, nonché una spiccata curiosità a livello teorico, tale che nel suo
dna sia presente una conoscenza globale, generatasi nel suo percorso artistico e teorico, un
background stilistico, tipologico, che inglobi quasi tutto il dato storico contemporaneo, sia
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locale sia nazionale e internazionale, la totalità della storia dell’architettura contemporanea.
Prescindere da questo potrebbe determinare una visione critica parziale, ideologica, scadente e
“presupponente”.
Questo, d’altro canto, è proprio il fascino dell’architettura, che come la musica o l’arte genera
un “gioco critico” nel lettore-fruitore, con il quale cercherà di interpretarne la storia, le
derivazioni, le proposizioni sociali che son dietro al progettista, avviando un processo
deduttivo e immaginativo che in fondo non può avere termine, perché rimane sempre un
margine alla ricerca. Solo l’artista-architetto può conoscere le motivazioni del suo fare, e
spesso, facendo un parallelismo con la psicoanalisi, non gli è nemmeno concesso di avere
coscienza del tutto, dato che esistono motivazioni “inconsce” maggiormente deducibili o
visibili dall’esterno, dal critico o dall’utente della struttura. Anche questo “vuoto” critico ha
un suo fascino, lo stesso interesse, per similitudine, che ha offerto il “vuoto architettonico” dal
decostruttivismo in avanti, nella pratica architettonica.
Dopo queste considerazioni generali elencherò in modo più dettagliato la struttura della tesi:
nel primo capitolo sarà presentata una breve storia dell’azienda iGuzzini illuminazione, utile a
capire la sensibilità imprenditoriale che si muove dietro le scelte, tra cui quella di affidare la
progettazione della sede a Mario Cucinella. La figura del committente in ambito storico
artistico è utile a capire la scelta che muove dietro l’opera.
Il secondo capitolo verterà sulla biografia di Mario Cucinella, e all’interno, nel paragrafo 2.1,
si farà una breve presentazione dell’attività di designer, che svolge parallelamente.
Il terzo capitolo presenterà lo Studio di progettazione Mario Cucinella Architects e la scuola
di ricerca multidisciplinare costituita al suo interno: SOS-School of Sustainability.
Il quarto capitolo tratterà iGuzzini Headquarters di Recanati, oggetto della presente tesi, con
paragrafi e sottoparagrafi che riguarderanno dettagliatamente la “tecnologia costruttiva”, le
“strategie progettuali”, i “sistemi tecnologici” impiegati. Si analizzeranno anche le
“caratteristiche speciali”, i criteri per l’“isolamento termico”, l’“illuminazione”, il
“riscaldamento degli spazi”, il “sistema di raffreddamento”, la “ventilazione”, il
“raffrescamento” dell’edificio, gli “ingressi di aria fredda” e i criteri adottati per il
“rendimento energetico”, la “qualità ambientale”, con una brevissima analisi dei “dati
finanziari” occorsi alla fine.
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Il quinto capitolo riguarderà la sola “sostenibilità ambientale” dell’edificio di Recanati,
programmatica e fondamentale nella mission dello studio M.C.A., con due paragrafi inerenti
rispettivamente i “sistemi e le tecnologie messe in opera” e la “bioclimatica” realizzata
nell’edificio.
Nel sesto capitolo sarà presentata la struttura realizzata da Maurizio Varratta, iGuzzini “Light
Laboratory”, quale ampliamento e “prosecuzione” dell’edificio realizzato tredici anni prima
da Cucinella, collegata alla sede iGuzzini Headquarter mediante il corridoio “galleria
progetti”. Il capitolo comprende un paragrafo sulla “bioclimatica ambientale” della nuova
struttura.
Il settimo capitolo riguarderà “le costruzioni M.C.A. nel mondo”. In altre parole saranno
presentate undici strutture edificate in differenti luoghi, che, per tipologia e destinazione
d’uso, sono rappresentativi di tutte le altre realizzate dallo studio Cucinella nei diversi
continenti, e nello stesso tempo che hanno elementi stilistici, teorici o progettuali attinenti
all’edificio di Recanati. La prima parte, costituita da tre paragrafi (dal 7.1 al 7.3), riguarderà
tre strutture a destinazione industriale – commerciale, come l’edificio iGuzzini Headquarters,
ovvero “Iperceramica Headquarters” di Fiorano Modenese, completata nel 2020, “UnipolSAI
Headquarters” di Milano, i cui lavori iniziati nel 2017 sono in corso, e “NICE Brasil
Headquarters” di Limeira, completata nel 2023. Dell’ultima saranno approfondite, tramite
sottoparagrafi, le “strategie per la riduzione delle emissioni in carbonio” e “il progetto del
paesaggio”, inteso come interazione tra l’edificio e l’ambiente circostante.
Nella parte centrale, il paragrafo 7.4 verterà sul progetto urbano ricostruttivo del centro di
Peccioli, in provincia di Pisa, dov’è limpida l’attenzione di Mario Cucinella Architects al dato
storico locale, al progettare secondo il criterio del basso consumo energetico, capace di
sfruttare quanto la natura offre da un punto di vista morfologico e paesistico, creando pure
una bellissima terrazza Belvedere di notevole effetto panoramico, multifunzionale. Sempre
nella parte centrale del capitolo, il paragrafo 7.5 porterà alla lettura di un progetto
sperimentale della M.C.A.: “TECLA”, realizzato in collaborazione con l’azienda WASP
Italia, di produzione, tramite stampaggio di terra cruda in 3D, di moduli abitativi
monofamiliari, prototipo ispirato alle pratiche costruttive vernacolari e ai nidi, costruiti dalla
vespa vasaia. Sono strutture abitative spostabili, “nomadi” e universali, che impiegano
materiali naturali come l’argilla, capace di generare sia risparmio energetico sia economicità
di realizzazione, con forme che imitano il biomorfismo costruttivo vegetale e animale.
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All’interno è presente l’unico sottoparagrafo denominato “un progetto a emissioni quasi
zero”.
Nei paragrafi 7.6 e 7.7 avremo due progetti di ristrutturazione di quartieri urbani già edificati.
Il primo verterà sul “FO.RO Living”, la “Foresta romana”, edificata a Roma nel quartiere
Ardeatino, con lavori avviati nel 2023; il secondo sulla “Hochhaus Viertel Zwei” a Vienna,
due torri e una piattaforma di collegamento, completati nel 2022. Entrambe le opere sono
accomunate dalla scelta di voler mantenere, nella progettazione delle forme, quelle presenti
nell’ambiente naturale e urbano circostante. Nel primo caso la forma dell’edificio rimandano
ai pini marittimi caratterizzanti la zona; nel secondo caso le due torri, una più alta e slanciata e
una minore, piena di verde e balconi vegetali, sono collegate da una piattaforma hall che apre
e riprende la destinazione ecologica del quartiere Viertel Zwei, ridisegnando lo skyline della
città. Per il FO.RO Living sono previsti tre sottoparagrafi, rispettivamente “il progetto
bioclimatico”, “il layout” e “i balconi”.
Il paragrafo 7.8 riguarderà la progettazione, realizzata da M.C.A., dell’“Art Museum
Fondazione Luigi Rovati” a Milano, edificio completato nel 2022. La struttura è presentata
per due motivi: nella contemporaneità quasi tutti gli architetti di fama internazionale hanno
progettato almeno un edificio che per eccellenza mantiene la memoria storica, e spesso
proprio il confronto tra le diverse scelte progettuali su questa tipologia di edifici fa emergere
le peculiarità stilistiche individuali, anche generali, del progettista. Il secondo motivo è
attinente alla definizione degli spazi. La scelta, ad esempio, di Cucinella di simulare uno
spazio ipogeo al piano interrato evidenzia un’attenzione specifica verso le forme naturali, che
siano morfologiche o di tipo vegetale. Sono previsti tre sottoparagrafi di approfondimento: il
primo, “The experience”, rileva l’apertura alla città di questo palazzo ottocentesco “ritrovato”,
il secondo, “The below-Ground Space”, riguarda la presenza di uno spazio ipogeo interrato in
pietra fiorentina; il terzo, “Exhibition Design”, pone l’accento sulla scelta distributiva delle
teche al fine di avere una perfetta esperienza immersiva.
Il paragrafo 7.9 riguarderà un grande edificio urbano, il “MET Tirana Building”, i cui lavori
partiti nel 2020 sono previsti a chiusura nel 2023. Si tratta di un’opera molto espressiva, con
una forma ad anfiteatro aperto da un taglio diagonale, generante una duplice costruzione
spaziale, interna ed esterna, una struttura “scavata” di forma ellittica, con un gioco di terrazze
a spirale. L’edificio ispirato alla città albanese di Berat presenta un’ampia area verde, la
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forma richiama anche i monti circostanti ed è stata progettata a esprimere una funzione di
apertura urbana che ridisegni il quartiere di esposizione.
La parte finale del capitolo settimo presenterà due masterplan urbanistici di rigenerazione
urbana. Il primo più impattante, al paragrafo 7.10, riguarderà la nuova edificazione di
SEIMILANO, masterplan presentato nel 2018 e in corso d’opera che ridisegnerà la cintura
verde del quartiere Bisceglie a Milano. È un progetto di edilizia residenziale e commerciale
dove viali e vialetti corrono tra le strutture abitative e con la presenza di sole tre torri di
altezza variabile, una versione dell’idea di “città giardino”, dove l’obiettivo è rigenerare un
quartiere secondo criteri ecosostenibili, avvicinando i centri di aggregazione sociale
all’interno di un parco verde dallo sviluppo potenzialmente illimitato. All’interno è stato
necessario affrontare singolarmente le tre tipologie costruttive presenti con sottoparagrafi
appositi, quali: “la componente residenziale”, “gli spazi condivisi” e la “sistemazione
dell’ufficio”. Il secondo, e ultimo paragrafo del capitolo, riguarda il progetto del nuovo
Rettorato dell’Università Roma Tre, opera terminata da M.C.A. nel 2021, e volta a
riqualificare la zona Ostiense-Marconi-Garbatella. È interessante per capire come Cucinella
scelga le forme più adatte a modellare strutture complesse come questa, composta di tre torri
ellittiche che richiamano i vecchi gasometri che tipicizzavano il quartiere. Anche qui il
progetto è sviluppato secondo le norme dell’architettura passiva e della sostenibilità
ambientale, dove la piazza pubblica lega i tre volumi con fioriere biomorfiche.
Dopo aver presentato al lettore, in tutti i capitoli precedenti, storia, opere rappresentative,
mission, fondamenti teorici di Mario Cucinella e del suo gruppo M.C.A., si affronterà nel
capitolo ottavo la sua attività progettuale da un punto di vista storico-critico in rapporto con
l’architettura contemporanea. Sarà messa a confronto la sua opera da un punto di vista
disegnativo, formale, stilistico e progettuale, con strutture realizzate da altri, espressioni di
vari movimenti architettonici contemporanei. Dal punto di vista dell’approccio teorico sono
fondamentali le pubblicazioni di M.C.A. e le varie interviste rilasciate da Cucinella a rivista
specializzate, dove sono spiegate le sue intenzioni programmatiche, i desiderata del “fare”
progettuale.
I vari movimenti e correnti artistiche architettoniche che si sono succeduti sia in ambito
italiano sia internazionale, comprese figure di eccellenza, hanno espresso in genere uno stile
eclettico, non solamente catalogabile in un’unica corrente o movimento storico. Da questa
lunga analisi critico-teorica emergerà che è davvero “arduo” riuscire a categorizzare un
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grande architetto di fama, una “archistar”. Queste figure hanno un bagaglio talmente ampio di
conoscenza del dato storico, da essere in grado di “trovare” sempre ciò che è necessario alla
propria architettura, sia una forma, una tecnica costruttiva, da quanto presente sul panorama
internazionale, tanto che, apparentemente, sembra possibile collegare qualche “derivazione”
con un po’ tutti i movimenti importanti succedutisi nel contemporaneo. Questo non vuole
sminuire la “personalità” del professionista, che, anzi, a mio modo di vedere, dimostra che ha
raggiunto un tale livello di maturità espressiva che, in modo conscio o inconscio, come
facevano i grandi artisti del periodo rinascimentale e barocco, è capace di racchiudere in sé
un’enciclopedica conoscenza teorica e pratica di ambito architettonico, grazie anche alle
collaborazioni con propri “pari”, sempre più di routine. Oggi “tutto è arte”, l’interesse
creativo è divenuto trasversale: pittura, scultura, grafica, design, edilizia e quanto altro, sono
tutti settori che offrono strumenti teorici utili. Nell’intento programmatico dello studio
M.C.A. «tutto può generare architettura» o ispirarla, e si vede nella vastità e poliedricità degli
interventi realizzati, nei progetti in fase di preparazione. L’abilità e la competenza dimostrata
da Mario Cucinella anche nel disegn e nell’illuminotecnica ne sono una dimostrazione, o la
costituzione della scuola SOS- Sustainability aperta a ogni campo del sapere.
Emerge una sete di sapienza universale che tralasciando l’esigenza proprio utilitaristica, dove
bisogna saper conoscere tutte le novità sui materiali, tecniche e sistemi d’intervento con una
committenza sempre più attenta e conosseur, spinge a buoni propositi, in un mondo
globalizzato soggetto all’«iperconsumismo». L’architetto si apre al confronto sociale, alla
ricerca di soluzioni reali, mostrando un intento nobile verso un mondo migliore,
ecosostenibile, dove uomo e paesaggio tornano al centro, “rallentando” il più possibile la
giostra del consumismo e dell’accumulo “senza possibilità” di riciclo. Spicca un’attenzione di
Cucinella alla conservazione delle risorse naturali e del paesaggio desumibile già nella sua
formazione universitaria e post: dalla lezione ambientalista di Renzo Piano, alle soluzioni
adottato da Giancarlo De Carlo verso un organicismo biomorfico e paesistico, come nella
presentazione del Piano Regolatore di Urbino nel 1964, dove progetta il risanamento e la
trasformazione del centro storico in funzione dell’Università, inserendo il campus fisicamente
nelle colline.
Il minimalismo spirituale, non solo stilistico, applicato a grandi strutture, traspare limpido nel
“fare” progettuale della M.C.Architects. L’elemento tipologico è la propensione a fondere la
struttura, o il masterplan urbano, con l’ambiente naturale, paesistico, frutto di un’attenta
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analisi in fase pre-progettuale, dove entrano in gioco collaboratori e consulenti di grande
prestigio, come, tra gli altri, il botanico Stefano Mancuso per la parte vegetale. Troveremo
sempre nelle strutture di Cucinella balconi verdi, hall e ground floor immersi in un’esplosione
di piante, scelte tra quanto offerto tra le specie locali: un ambientalismo sempre manifesto
nelle soluzioni e sistemi progettuali che si palesano in una presenza “leggera”, delicata e
minimale.
Tornando alla composizione del capitolo ottavo troveremo al primo paragrafo “Cucinella si
racconta”, dove l’architetto esprime le sue convinzioni teoriche più profonde, la mission dello
studio e l’intento progettuale. Nel secondo paragrafo, “M.C.A. e l’architettura
contemporanea”, inizia il discorso sul suo fare stilistico e teorico, che si estenderà nei
sottoparagrafi: “Modernismo, Eclettismo internazionale”, “Razionalismo, Neoliberty,
Brutalismo”, “Funzionalismo, Situazionismo”, “Realismo, Storicismo, Espressionismo,
Neorazionalismo”, “Post-moderno, High-Tech”, “Architettura giapponese, Minimalismo,
Strutturalismo”, “Decostruttivismo, Parametricismo, Neoespressionismo”.
Il nono e ultimo capitolo, “M.C.A. esposizioni e riconoscimenti”, sarà diviso in due paragrafi.
Nel primo sono elencate le maggiori esposizioni cui Cucinella e il suo studio di progettazione,
hanno partecipato durante gli anni di carriera professionale, riportando solo quelle che gli
hanno attribuito premialità. Nel secondo sono indicati i più importanti riconoscimenti ricevuti
in diverse parti del mondo.
Per chiudere, la mia tesi ha voluto portare conoscenza sul lavoro di un nostro grande
architetto, di cui in ambito universitario non si trova sufficiente materiale o almeno non esiste
tesi d’indagine, compilative o strumentali, sufficienti per la vastità, anche teorica, del suo fare
progettuale. Prendendo spunto dalla vicinanza con la sua struttura iGuzzini Headquarters a
Recanati, mi auguro di aver assolto in piccola parte al problema.