4
INTRODUZIONE
La malattia di Diabetica di tipo 1 è una patologia silente che si manifesta in modo acuto
con un ricovero urgente al Pronto soccorso per una elevata glicemia. Questa malattia
dopo l’esordio ha un decorso cronico; ad oggi, l’unica cura farmacologica in grado di far
sopravvivere il paziente è l’insulina.
La sua incidenza è pari al 3% della popolazione italiana e la sua manifestazione
solitamente è nell’età pediatrica e adolescenziale, rari i casi in età adulta.
Negli ultimi anni l’insorgenza appare sempre più elevata e tra le principali ipotesi sulle
cause della malattia vi è l’origine autoimmune. È facile comprendere come la durata della
malattia nella popolazione favorisca l’insorgenza delle complicanze dovute a tale
patologia, la quale ha un forte impatto sia a livello economico, sia sociale e familiare.
Inizierò questo elaborato con il descrivere il concetto di malattia nelle epoche precedenti
e nella contemporaneità. Proseguirò, cercando di applicare la teoria della triade DIS
(disease, illness, sickness) alla patologia diabetica, iniziando del punto di vista disease
descrivendo a livello medico la sintomatologia e la terapia, continuando con l’illness
ovverosia cercando di spiegare cosa provoca nella quotidianità l’insorgenza della malattia
nel malato e nella sua famiglia. Con la dimensione sickness, invece, ho cercato di
esplicitare come tale patologia viene percepita e interpretata nel contesto sociale.
Nel secondo capitolo, tratterò le nuove tecnologie che stanno modificando la terapia nel
paziente diabetico. Parlerò di come è organizzato il reparto di Diabetologia dell’Ospedale
di San Benedetto del Tronto, in cui si è svolta la ricerca e del supporto che viene fornito
ai pazienti che si approcciano a queste nuove tecnologie.
Nel terzo capitolo descriverò i risultati del mio lavoro di ricerca, articolato in focus-group
e questionari che hanno coinvolto i pazienti che afferiscono al reparto di Diabetologia.
Lo scopo della mia ricerca è quello di analizzare la percezione delle persone che hanno
modificato la classica terapia multi-iniettiva e hanno introdotto il microinfusore, una
nuova tecnologia di infusione dell’insulina.
I dati raccolti e analizzati successivamente hanno dato un quadro delle conseguenze che
tale tecnologia ha comportato sull’aspetto medico, ma soprattutto sociale nel convivere
con la malattia diabetica.
5
1. IL CONCETTO DI MALATTIA
1.1 La malattia: concezioni diverse nella storia e sociologia
In tutte le società conosciute è presente la parola malattia, perché è un fenomeno
universale presente nella via dell’uomo fin dall’inizio dei tempi, che si manifesta in tutti i
ceti sociali, in qualsiasi età.
Per questo in tutte le società si è sviluppato durante il corso dei secoli un concetto di
malattia, legato ai saperi e alle credenze, non sempre relativo a basi scientifiche e non
sempre razionali.
Parlando della storia della medicina Parodi dice: «La storia della medicina è tutt’altro che
un percorso lineare, in cui le conoscenze si sommano ordinatamente e i modelli
esplicativi nuovi cancellano quelli vecchi» [Parodi 2002: XI]. L’Autrice ci fa capire come
le varie società hanno affrontato la malattia con modalità diverse, assegnando ruoli e
significati relativamente alle loro risorse e strutture sociali. Perfino all’interno della stessa
nazione le concezioni sono diverse a seconda delle zone in cui si abita; queste vengono
cambiate nel corso del tempo elaborando concetti indipendenti tra loro.
Per cui possiamo affermare che sono in parte la cultura e la società che fanno sì che la
malattia sia tradotta in una molteplicità di linguaggi, di credenze, di comportamenti.
Cercherò in questo paragrafo di spiegare come le varie società hanno risposto alla
malattia e come si sono definite le risposte mediche relativamente al contesto storico,
sociale e culturale.
Dopo la rivoluzione agricola, sono nati i primi modelli eziologici relativi alle malattie
dove il ruolo della natura è preminente. La natura viene considerata come causa
manipolata da forze esterne; l’uomo non comprende certi fenomeni che lo colpiscono e
trova nella forze “magiche” una spiegazione della realtà. Tale superstizione costruisce
spiegazioni eziologiche della malattia, facendo ricorso a forze ed entità non materiali: spiriti,
divinità e demoni o poteri che vengono attribuiti a vari oggetti comuni.
6
Alla malattia vengono date sembianze di un nemico insidioso, le vesti di forze misteriose
(come malocchio e stregoneria) ed hanno la possibilità di sfuggire ad ogni controllo
razionale. Nell’Asia e nelle Americhe, sono i luoghi dove si sono sviluppati lo sciamanesimo
e la stregoneria, sono i due principali modelli ontologici che spiegano la malattia attraverso
l’uso di entità.
Lo sciamanesimo e la stregoneria entrambi considerano il corpo umano come un campo di
battaglia, dove lottano le forze malefiche che producono lo stato di malattia e quelle
benefiche rappresentate dalla medicina. Solo una persona dotata di particolari poteri
taumaturgici per entrambi i modelli può controllare queste forze: colui è un uomo-medicina,
riconosciuto, venerato e temuto dall’intera società. Quindi la causa della malattia è spiegata
l’esistenza di esseri malvagi con poteri che attivano forme di fattucchieria.
Affermandosi società più organizzate basate su un’economia agricola e sul commercio e con
la formazione di centri urbani, i sistemi medici modificano la definizione di malattia che
diviene più complessa. E’ con la nascita della scrittura che si forma una elitè intellettuale che
inizia ad elaborare e trascrivere le cure e le nozioni sulle malattie.
Prendono forma nuovi paradigmi medici sono la medicina ayurvedica indiana, la medicina
tradizionale cinese e la medicina umorale ippocratico-galenica mediterranea [Giarelli,
2009]. La medicina ayurvedica ha radici nella cultura indiana del III millennio a.C dichiara
che la salute è data dall’equilibrio tra salute fisica, mentale, sensoriale e spirituale.
Si parla di un sistema di tipo diagnostico-terapeutico, dove la malattia è trattata secondo
schemi altamente personalizzata, perché la costituzione psicofisica di ogni individuo è
costituita da movimento, energia e struttura, variamente combinati tra loro
Quando si ha un equilibrio tra tali forze siamo in perfetta salute, in caso di squilibrio di tali
forze abbiamo la malattia.
Nella medicina tradizionale cinese individua le cause della malattia nello squilibrio: si parla
di yin e yang, che rappresentano le due manifestazioni dell’universo, e sono contrapposti tra
loro. Quando avviene una circolazione anormale o difficoltosa all’interno del corpo umano
abbiamo il nascere della patologia.
Lo sviluppo della medicina umorale è nato intorno al V secolo a.C. nei paesi mediterranei
come Italia, Grecia e paesi arabi. La sua nascita è dovuta ad Ippocrate ed alla scuola da lui
fondata, con l’introduzione dello studio sistematico della materia medica, e facendo si che la
medicina fosse riconosciuta come professione riconoscendo nel pensiero medico basi
anatomico - patologiche ed avanzando la “teoria umorale”.
Anche nella medicina umorale ritroviamo l’elemento natura, concepito come l’insieme di
elementi (aria, acqua e fuoco) considerando che mescolandoli nascerebbero tutte le cose, tra
cui anche il corpo umano formato da quattro umori: sangue, muco, bile gialla e nera.
7
Quindi ogni persona sarebbe caratterizzata da una fusione dei quattro umori e il risultato è lo
stato di salute dato dall’equilibrio umorale e dall’equilibrio relazionale esterno individuo-
mondo.
A partire dalla seconda metà del XVIII secolo inizia l’era industriale. Nella società
industriale il sistema sanitario subisce una grande rivoluzione, viene generata una pluralità di
sistemi medici. Tra i nuovi sistemi nasce la biomedicina che conquista l’egemonia culturale e
sociale: non è che la conseguenza del sapere scientifico e dell’inizio di una nuova scienza
sperimentale.
Con la biomedicina si inizia ad avere un metodo epistemologico, applicando conoscenze
acquisite e fondate su osservazione nell’applicazione delle risoluzioni dei casi clinici, si
respira un clima epistemologico.
A sostegno della biomedicina ci furono le scoperte come la patologia cellulare di Rudolf
Virchow (1858), la fisiologia sperimentale di Claude Bernard (1865), la rivoluzione
batteriologica con la teoria dei germi di Pasteur (1857) e la scoperta del bacillo della
tubercolosi di Koch (1882) fornendo nuovi substrati e sostegni alla scienza medica.
Queste scoperte furono importanti ad evidenziare il passaggio da una medicina descrittiva e
osservativa ad una medicina sperimentale.
Abbiamo finalmente un’immagine della medicina completamente nuova, una scienza che si
base su dati oggettivi di natura qualitativa e misurabili, per poter costruire il proprio processo
diagnostico-terapeutico.
Questa scienza ha un’innovativa concezione del corpo umano quella di corpo-macchina,
suddiviso in molte parti, ciascuna di essa oggetto di studio tramite alla microscopia e
all’anatomia patologica. Da questo concetto di corpo-macchina, la malattia ora viene vista
come un “guasto”, dato da uno o più fattori e che può essere curato con tecniche chirurgiche
o con farmaci. La causa della malattia si ricerca nelle cellule, nei tessuti e negli organi, dove
trova lo sviluppo lo studio della batteriologia per ricercare l’eziologia della malattia.
Si torna a considerare la malattia un corpo estraneo, come avveniva nelle “società
frammentarie”, ma è con la scoperta del microscopio che “l’entità batterica” diviene
visibile e acquista materialità.
E’ l’omeopatia il principale esempio del modello eziologico di tipo vitalistico della
dottrina romantica secondo la quale la malattia deriva sempre da uno squilibrio interiore
manifestandosi con segni clinici precisi. Resta il concetto della perdita di equilibrio come
eziologia primaria dello stato di malattia.[Giarelli, 2009]
Nella società post-moderna si evidenza che «la sfera medica ha insinuato se stessa
all’interno di quasi ogni aspetto della vita, del pensiero e del comportamento
contemporanei. L’alta prevalenza di malattie croniche, una preoccupazione ossessiva per