Introduzione II
Sappiamo che gli avvenimenti sociali ed economici si intrecciano l’uno con
l’altro, ma attraverso questo lavoro si cerca di comprendere quanto peso
abbiano le aziende nell’evoluzione della società. Osservando il mercato
dell’abbigliamento giovanile possiamo notare che questo è in continua
evoluzione: la moda si rinnova ogni stagione e nascono nuovi segmenti di
mercato. Attraverso lo studio dell’acquisto di abbigliamento ed accessori si
cerca di capire se c’è una connessione tra le ingenti somme spese per l’acquisto
di prodotti griffati ed alcune caratteristiche come ad esempio il reddito familiare
dell’acquirente. Gli studi compiuti rivelano, inoltre, quali sono le caratteristiche
che l’acquirente valuta nell’acquisto di capi griffati, siano essi originali o
contraffatti. Tuttavia data la complessità dell’argomento l’obiettivo della tesi
non è quello di rispondere in modo univoco a tali quesiti, ma quello di cercare
di fornire tutti gli strumenti per comprendere in modo più approfondito questo
ampio fenomeno.
Il lavoro di tesi è articolato in quattro capitoli.
Il primo capitolo intende costituire un’introduzione di carattere generale
dell’argomento oggetto di studio: l’evoluzione della moda e dei consumi dagli
anni Cinquanta ad oggi. Partendo dall’analisi della letteratura sui consumi, dagli
anni Cinquanta ad oggi, si delinea il quadro economico e sociale dell’Italia dal
secondo dopoguerra fino ai nostri giorni. Si passa, quindi, a considerare il
comportamento del consumatore e le motivazioni che spingono all’acquisto.
Infine nell’ultima parte si affronta il tema della pubblicità mettendo in risalto in
modo particolare il diverso significato che essa ha assunto nel corso del tempo.
Nel secondo capitolo si descrivono i modelli di regressione statistica,
cioè gli strumenti che saranno poi utilizzati durante l’analisi empirica. Dopo una
breve descrizione del concetto di modello statistico, si passa poi, ad una analisi
specifica dei modelli di regressione semplice, di regressione multipla e dei
modelli lineari generalizzati.
Nel terzo capitolo si approfondisce lo studio dei modelli generalizzati ed
in particolare l’attenzione è posta su alcuni di essi: Logit, Probit e Tobit. Dopo
un’illustrazione delle origini del modello Logit, si passa poi, al modello Probit,
Introduzione III
dove sono evidenziate anche le connessioni e le differenze che presenta rispetto
al modello precedente; infine, si illustrano le caratteristiche del modello Tobit. Il
capitolo termina con un approfondimento sulle misure della bontà di
adattamento dei modelli ed, in particolare, è stata inclusa una rassegna degli
indici della bontà di adattamento dei modelli di scelta probabilistica.
Nel quarto ed ultimo capitolo sono illustrati i risultati derivanti dalla
ricerca empirica svolta. Nel range temporale di 6 mesi è stata eseguita una vera
e propria ricerca sul campo, consistente nell’applicazione dei modelli di
regressione, illustrati nei capitoli precedenti, al fenomeno delle griff. Ciò ha
richiesto l’attuazione di varie fasi, tra le quali:
ξ Formulazione del problema;
ξ Campionamento;
ξ Rilevazione dei dati;
ξ Analisi esplorativa dei dati;
ξ Scelta del metodo di analisi;
ξ Analisi dei risultati.
Nello studio del fenomeno delle griff l’analisi si è focalizzata sullo studio di un
campione di 1131 individui selezionati nelle sole province di Napoli e Caserta
con una notevole prevalenza degli adolescenti, che sono l’oggetto principale
dello studio. In particolare per la rilevazione di dati è stato necessaria la
realizzazione e la somministrazione di un questionario sia cartaceo che
telematico. Successivamente durante la fase di analisi esplorativa dei dati,
raccolti attraverso un’analisi statistica Univariata, sono state svolte:
la scelta delle appropriate tecniche grafiche per rappresentare i dati e avere
delle prime indicazioni sulle relazioni esistenti fra le variabili in studio;
l’identificazione di possibili outliers univariati e multivariati;
ricodifica dei dati al fine di rendere le variabili di struttura comparabile.
Infine, nell’analisi dei risultati, sono stati realizzati due modelli di regressione
multipla, uno relativo “all’acquisto di capi griffati” e l’altro relativo
“all’acquisto di capi contraffatti”, che misurano l’importanza della griff rispetto
ad una serie di elementi considerati durante l’acquisto. Inoltre sono stati
Introduzione IV
realizzati due modelli di regressione Logistica, anche in questo caso uno
relativo “all’acquisto di capi griffati” e l’altro relativo “all’acquisto di capi
contraffatti”, che studia la scelta dell’acquisto o meno dei capi griffati in
relazione ad una serie di variabili demografiche (es. età, titolo di studio, reddito
familiare).
Infine è stato costruito un modello di regressione Multinomiale con il quale è
stato realizzato un confronto tra tre categorie di individui:
a) gli individui che non comprano capi ed accessori griffati;
b) gli individui che comprano solo griff originali;
c) gli individui che comprano solo griff contraffatte.
Il confronto è avvenuto con l’utilizzo di variabili che hanno garantito un’elevata
significatività del modello, quali Età, Reddito e Provincia di residenza.
Il lavoro di tesi termina con l’esposizione delle conclusioni che si possono trarre
dall’analisi svolta, nonché, con opinioni e sensazioni personali maturate nel
corso del lavoro condotto.
Capitolo 1
L’acquisto di capi griffati, Evoluzione dei
consumi e della moda dagli anni ’50 ad oggi
1.1 Studi sul consumo: la nascita del consumatore post-
moderno
Gli aspetti storici e sociali ci aiutano a comprendere meglio i cambiamenti
avvenuti nello studio del comportamento di consumo nel tempo. Attualmente
l’attenzione è maggiormente posta sull’oggetto consumato per comprendere
cosa esso significa per il suo consumatore, in altri termini, la sua funzione al di
là di quella meramente oggettiva e materiale.
Attraverso i beni che consumano, i soggetti esprimono qualcosa di sé,
dichiarano di appartenere o meno ad un certo gruppo, definiscono la propria
identità.
Il contributo dell’antropologia, che da sempre si è occupata di consumi, diviene
centrale alla fine degli anni Sessanta. Essa si appropria della tematica del
consumo esponendosi da un lato alla dissoluzione del suo progetto storico di
disciplina applicata specificatamente alle società tradizionali, e dall’altro,
aprendosi la strada ad un nuovo campo in espansione, a diventare elemento
fondamentale di tale nuova disciplina.
Questi nuovi studi del consumatore come essere sociale, che esprime attraverso
il consumo la voglia di definire la propria identità così come l’appartenenza ad
un gruppo sociale sono sintetizzati in un nuovo tipo di approccio di marketing.
Capitolo primo “L’acquisto di capi griffati, Evoluzione dei consumi e della moda” 2
In tale periodo, infatti, alcuni studiosi cominciano ad occuparsi specificatamente
di consumo e di consumatori dando vita ad una branca di studi distinta
all’interno del marketing
1
.
Il filone più in voga era probabilmente quello dei modelli stimolo-risposta, sulla
scorta dei primi contributi di psicologia cognitiva, allora in pieno sviluppo. Si
apre, così, la fase dei grandi modelli
2
. In questi modelli si parte dal presupposto
che gli stimoli esterni siano costituiti da tutte le possibili sollecitazioni che il
consumatore riceve: prodotti, messaggi pubblicitari, passaparola. Tali stimoli
devono essere percepiti, compresi ed elaborati; successivamente il consumatore,
che elabora in maniera soggettiva tali attività, è condotto verso la scelta
d’acquisto (o di non acquisto); l’esito di quest’ultima determina un certo livello
di soddisfazione (o insoddisfazione) che agisce poi come feedback sulle
procedure di ricerca delle informazioni e sulle logiche interpretative e
decisionali
3
.
Questi modelli cercano, quindi, di comprendere il consumo in maniera meno
razionale ed oggettiva di quanto era avvenuto nei decenni precedenti; si avverte
la necessità di considerare il consumatore non più meramente come homo
oeconomicus
4
, un essere cioè prettamente razionale che compie le sue scelta di
consumo sulla base di parametri identificabili in maniera oggettiva, ma come un
soggetto pensante che elabora informazioni e che fa del processo di acquisto un
momento decisionale importante e significativo.
Il passaggio da un’acquirente razionale a quello appena descritto, avviene in
quanto cambia la modalità di consumo; la società si arricchisce e i soggetti
acquistano nuovi beni con modalità diverse; si sente la necessità di dare al
consumo un valore nuovo. Consumare assume quindi molti significati:
dimostrare, ostentare, ma anche appartenere ed emulare.
1
Daniele Dalli e Simona Romani, Il comportamento del consumatore, pp. 58-62.
2
Definita così dallo studioso di economia e marketing Arndt. FONTE: Daniele Dalli e Simona
Romani, Il comportamento del consumatore, pp. 75-78.
3
Daniele Dalli e Simona Romani, Il comportamento del consumatore, pp. 58-62.
4
Tale definizione di consumatore viene elaborata intorno agli anni Trenta con la nascita di
quella fase definita da Arndt empiricista. FONTE: Daniele Dalli e Simona Romani, Il
comportamento del consumatore, pp. 58-62.
Capitolo primo “L’acquisto di capi griffati, Evoluzione dei consumi e della moda” 3
In modo particolare il consumo diviene simbolo di appartenenza alla nuova
società, il consumo di cose superflue, ovvero lo spreco, assume una valenza
etica; Veblen individua nell’emulazione (in tal caso della società americana) il
meccanismo motivazionale, la molla del comportamento del consumatore della
società industriale. In quest’ottica, quindi, l’oggetto o meglio il possesso di esso
è visto come valore differenziale, come simbolo della classe sociale acquisita, in
altre parole come status symbol
5
.
1.1.1 Evoluzione degli studi sul consumatore
Sono numerosi gli studiosi che hanno cercato di comprendere il fenomeno del
consumo, sotto diversi punti di vista. Fra gli economisti è sicuramente doveroso
ricordare J. S. Duesemberry il quale, cinquant’anni dopo la Teoria della classe
agiata di Veblen, elabora un’interessante interpretazione del comportamento del
consumatore
6
, che sebbene molto vicina a quella Vebleniana giunge ad una
diversa valutazione etico-morale del consumo.
Duesemberry cercò di spiegare l’anomalia concernente la funzione di consumo,
cioè il fatto che seguendo un ragionamento logico ci si attendeva che la quantità
di risparmio sarebbe dovuta aumentare all’aumentare del reddito, invece si
osservò che la propensione al risparmio variava, nel breve e nel medio periodo,
non seguendo questo tipo di logica
7
.
Ciò venne spiegato dall’autore, seguendo un principio di emulazione sociale,
asserendo che: più è alto il reddito maggiori sono le possibilità di soddisfare le
esigenze che la società induce ad avere; viceversa, un reddito basso comporta un
continuo sforzo al risparmio.
5
P.Parmiggiani, Consumo e identità nella società contemporanea, pp. 110-115.
6
J. S. Duesemberry, Teoria dell’effetto dimostrativo, elaborata nel 1969. FONTE: P:Parmigiani,
Consumo e identità nella società contemporanea, pp. 112-117.
7
Convegno AIS-ELO Cagliari 25-26 ottobre 2002, Studi sui consumi e approccio
interdisciplinare, pp. 3-15.
Capitolo primo “L’acquisto di capi griffati, Evoluzione dei consumi e della moda” 4
Egli attaccava formalmente il modello individualistico ed atomizzato proposto
dallo schema teorico neoclassico, fino a questo momento dominante, secondo
cui il comportamento di consumo di ciascun individuo è indipendente ed isolato
rispetto a quello di tutti gli altri. Diversamente Duesemberry evidenzia
l’esistenza di una scala gerarchica di beni di consumo, sulla base della loro
capacità qualitativa di soddisfare un determinato bisogno, comunemente
riconosciuta ed accettata; individua nella frequenza di contatto con beni di
qualità superiore a quelli abituali l’impulso fondamentale alla base dell’aumento
delle spese di consumo.
Sulla scia di Bourdieu si pone Mary Douglas antropologa che scrive un
importante trattato nel 1978 insieme ad un altro studioso della materia B.
Isherwood
8
.
Essi affermano che i beni di consumo hanno un ruolo rilevante nel processo di
costruzione sociale della realtà, costituiscono un sistema di comunicazione
attraverso cui si definiscono e si stabilizzano i significati elaborati dalla cultura
9
.
In quest’ottica l’individuo si serve dei consumi per dire qualcosa su se stesso, la
sua famiglia, il luogo in cui risiede; un mezzo attraverso il quale tenersi in
contatto con gli altri, per evitare la marginalità e l’isolamento sociale.
Il vero cambiamento nella disciplina del marketing si attua tuttavia negli anni
Ottanta; in questo periodo, infatti, emerge una nuova prospettiva. Probabilmente
è il 1986 l’anno in cui si concretizzano le più importanti istanze di
cambiamento: alcuni ricercatori americani (in prevalenza antropologi) girano gli
Stati Uniti a bordo di un camper osservando e studiando il comportamento dei
consumatori. Questa vicenda ha dato luogo ad alcuni articoli e libri che hanno
diffuso e legittimato una strategia di ricerca di tipo naturalistica.
Essi sostengono che la ricerca empirica debba essere giudicata in base
all’efficacia descrittiva con cui rappresenta il quotidiano dei consumatori e non
se è utile a prendere decisioni, altrimenti si cade nel pericolo di concentrarsi su
8
M. Douglas e B. Isherwood, Il mondo delle cose,1978.
9
P.Parmigiani, Consumo e identità nella società contemporanea, pp. 191-200.
Capitolo primo “L’acquisto di capi griffati, Evoluzione dei consumi e della moda” 5
fenomeni e su metodi parziali. Studiare i consumatori ha quindi da questo
momento in poi un valore in sé e non solo come supporto per il marketing.
I nuovi argomenti riguardano il simbolo associato all’acquisto, il consumo
edonistico, il ruolo delle emozioni, il significato associato ai prodotti, gli
acquisti d’impulso (tipici delle società consumistiche) e poi ancora con
riferimenti a fenomeni più recenti la scelta dei regali, il collezionismo
10
. I
metodi sono quelli di ricerca naturalistica (si osserva il consumatore nel suo
ambiente naturale) e di natura qualitativa (osservazione, introspezione,
interviste e tecniche proiettive); ma anche ricerche psicografiche ispirate dal
cosiddetto marketing di nicchia, cioè quello coincidente con target di vendita
costituiti da raggruppamenti sociali basati sulla condivisione di stili di vita.
L’individuazione delle tipologia di consumatori, come già detto
precedentemente, non avviene più soltanto in base a categorie socio-
economiche, ma tenendo conto anche di variabili di tipo culturale, psicologico e
valoriale
11
.
1.1.2 Consumo e identità nella società contemporanea
La vita quotidiana nella società postmoderna è dominata dalla figura del
consumo, in quanto agire che più di ogni altro accomuna i diversi gruppi sociali.
Nell’ambito di questo percorso assume un particolare interesse il contributo del
sociologo inglese Mike Featherstone
12
che sulla base di un’attenta e suggestiva
ricerca sociologica sulla postmodernità propone interessanti riflessioni sul
consumo.
In quest’ottica si sviluppa un’estetica delle sensazioni, un’estetica del corpo che
enfatizza l’immediatezza dei processi primari (il desiderio) piuttosto che quelli
secondari (ego), le immagini piuttosto che le parole.
10
Daniele Dalli e Simona Romani, Il comportamento del consumatore, pp. 58-62.
11
Convegno AIS-ELO Cagliari 25-26 Ottobre 2002, Studi sui consumi e approcci
interdisciplinari, pp. 3-17
12
Mike Featherstone, Cultura del consumo e postmodernismo.
Capitolo primo “L’acquisto di capi griffati, Evoluzione dei consumi e della moda” 6
1.1.3 Il consumatore degli anni Novanta e la nascita del
consumatore postmoderno
Ecco che, dunque, la vecchia logica del consumo individuale anni Ottanta non
regge più: il consumo si è fatto personalistico. La moltiplicazione delle identità
fa sì che l’individuo non accetti più la moda, anche se fatta a suo uso e consumo
(come nella prospettiva individualista), ma cerchi, nell’infinità di mode in corso,
quella più significativa per la propria esperienza nell’universo di riferimento.
Inoltre le scelte di consumo sono divenute combinate-competitive, permettendo
al consumatore di mescolare il capo griffato con quello unbranded e di superare
il rigido schema del total look.
L’abbigliamento, è opportuno precisare, rappresenta solo una delle possibili
alternative per soddisfare i bisogni e i desideri del soggetto, poiché sono emerse
altre opportunità di consumo, soprattutto quelle legate al tempo libero, per
esempio viaggi, beauty farm, sport e quelle riguardanti le nuove tecnologie della
comunicazione come cellulari, computer, lettori dvd ecc. In questa situazione le
scelte entrano in concorrenza tra loro e si basano sulla capacità di produrre
benessere e comodità per l’individuo dando origine ad una logica di consumo
armonica-comunicativa.
Il consumatore postmoderno è molto libero e poligamo nei confronti della
marca; è eclettico: combina fra loro cose e comportamenti apparentemente
contraddittori. Si genera il fenomeno del crossdressing in base al quale
l’individuo crea con i vestiti dei patchwork d’abbigliamento che tagliano
trasversalmente le distinzioni etniche, di classe, di cultura e molto spesso anche
di tempo, attraverso il recupero del passato.
Al prodotto il consumatore non chiede più soltanto qualità ed innovazione
tecnologica, ma anche un legame affettivo; vuole un prodotto su misura,
rigorosamente personalizzato. In quest’ottica la pubblicità e i punti vendita
cercano di creare intorno al prodotto un’atmosfera affettiva ed emozionale
Capitolo primo “L’acquisto di capi griffati, Evoluzione dei consumi e della moda” 7
sottolineando le caratteristiche immateriali e comunicative del bene, più che le
sue qualità tecniche e trasmettendo al consumatore delle sensazioni capaci di
soddisfare i suoi desideri e la sua voglia di evasione dalla realtà. Oltre alla
comunicazione pubblicitaria un altro elemento che influenza notevolmente il
consumatore è l’atmosfera all’interno del punto vendita composta sia da stimoli
fisici quali suoni, luci, colori, profumi che da fattori sociali rappresentati dal
personale di vendita e dagli altri consumatori i quali possono contribuire in
modo determinante ad aumentare (o eventualmente diminuire) la probabilità
d’acquisto.
1.2 Comportamento d'acquisto del consumatore e
motivazioni
1.2.1 Confronto tra teorie
L’analisi del comportamento del consumatore rappresenta un campo d’indagine
pluridisciplinare che coinvolge l’economia, la psicologia, la sociologia e il
marketing. L’approccio di queste discipline è alquanto differente e pur mettendo
in primo piano gli aspetti che riguardano il marketing è necessario ripercorrere
la strada che ha portato all’affermazione del «consumer behavior
13
».
Alla fine dell’Ottocento la teoria economica classica afferma la totale
razionalità dell’individuo nelle sue decisioni d’acquisto. Il consumatore compie
una continua analisi dei panieri alternativi di beni per determinare il più
vantaggioso. Il comportamento risolutorio non è altro che il risultato del
rapporto costi/benefici (homo oeconomicus). Ben presto tale concezione viene
13
Teoria affermatasi negli USA intorno agli anni 60 che mette al centro della propria riflessione
la psicologia del consumo e che si è sviluppata in Italia solo intorno agli anni 80. Cfr. Siri G., La
psiche del consumo, consumatori, desiderio e identità, Milano, FrancoAngeli, 2001.
Capitolo primo “L’acquisto di capi griffati, Evoluzione dei consumi e della moda” 8
superata, sia in ambito psicologico che in quello sociologico. È Herbert Simon
14
che alla fine degli anni Quaranta capovolge gli assunti dell’economia classica
secondo la quale l’uomo è un soggetto perfettamente razionale. Per Simon,
infatti, l’uomo non agisce per ottenere risultati ottimali in quanto possiede una
razionalità limitata.
«Gli uomini non tendono, nemmeno idealmente, ad adottare le soluzioni
ottimali prescritte dai modelli normativi. Ciò comporterebbe tempi per l’analisi
delle informazioni, di gran lunga superiori a quelle realmente possedute dagli
uomini
15
».
È impossibile per il soggetto conoscere tutta la realtà circostante e per questo
fare una previsione nel medio o lungo termine dei suoi consumi, quindi andrà
alla ricerca di una soluzione soddisfacente e non ottimale. Seguendo, infatti,
l’interpretazione dell’economia classica l’acquisto di un’automobile, ad
esempio, sarebbe giustificato solo dall’esigenza di spostarsi da un punto ad un
altro. Le valutazioni del prodotto avverrebbero solo in relazione agli attributi
tangibili.
In realtà, i consumatori sono molto più preoccupati dagli aspetti estetici ed
emozionali e non possiedono una conoscenza approfondita di tutte le alternative
esistenti, per cui sceglieranno quella che più soddisfa le proprie esigenze ma
non necessariamente la migliore in assoluto. Non bisogna poi trascurare il fatto
che l’acquisto avviene all’interno di un determinato ambiente sociale, quindi
fondamentali sono le influenze provenienti dagli altri, l’immagine che si vuol
dare di se stessi e il valore che determinati prodotti possono avere. Il valore di
un prodotto non è determinato solo dal suo costo monetario, ma dai benefici che
da esso ci si attende, dalle aspettative di cui lo si investe e dagli effetti sociali
che ne derivano. In sostanza per gli individui è centrale ciò che essi
percepiscono come utile e non ciò che oggettivamente è utile.
14
Simon H. (1947), Il comportamento amministrativo (trad. it.), Bologna, Il Mulino, 1958.
15
Tedeschi M., Il processo decisionale del consumatore, effetti di contesto e implicazioni di
marketing, Milano, FrancoAngeli, 2000, pag. 14.