Introduzione
VI
radiotelevisivo: avremo più canali e maggiore pluralismo, ma
anche la possibilità di attività interattive e servizi aggiuntivi. Ma
c’è anche chi è meno convinto della nuova modalità di fare tv
perché presume che non ci si capirà più nulla e si verrà soltanto
sommersi da migliaia di canali, immagini, parole, jingle e break
pubblicitari. C’è anche chi si domanda cosa offrirà la nuova tv,
quali programmi si realizzeranno per ‘riempire’ la mole di canali
che lieviterà e si moltiplicherà a vista d’occhio. Nel frattempo c’è
chi nel mondo televisivo stesso si sta adoperando affinché tale
data sia rispettata. Insomma non solo gli organi governativi, che
in meno di 15 mesi sono riusciti a varare la legge di riforma del
sistema radiotelevisivo, la c.d. Legge Gasparri, ma anche i
soggetti che offriranno i contenuti, i servizi e le applicazioni
della nuova televisione digitale, da tempo stanno danno notizia
ai telespettatori dell’avvento del dtt. Chi più chi meno, le tre
emittenti nazionali (Rai, Mediaset e La7 Televisioni) si stanno
adoperando affinché vengano offerti dei servizi di qualità, nuovi
canali che spaziano dall’informazione alla cultura,
dall’intrattenimento allo sport, applicazioni legate alle pubbliche
amministrazioni e progetti di T-government.
Molti sono i progetti che i tre broadcaster nazionali stanno
realizzando in questa fase di transizione. Perché realizzare tali
progetti se poi non vengono promossi? Questa è la domanda
che ha spinto Mediaset ad attivare una vera e propria
campagna pubblicitaria sul digitale terrestre che ha coinvolto
più media, dalla televisione, alla stampa, dal mondo
Introduzione
VII
cinematografico, a quello radiofonico, per finire con il web. E
questo è l’argomento della mia tesi: quali sono le strategie di
promozione che Mediaset ha messo in atto per realizzare
l’attività di comunicazione della televisione digitale terrestre.
Alla luce di questo, il mio lavoro inizierà dalla spiegazione di
cosa è e come funziona la televisione digitale terrestre. Il primo
capitolo sarà una visione d’insieme che introdurrà il lettore nel
mondo digitale e gli farà vedere quali sono i vantaggi e gli
svantaggi del passaggio dalla tecnologia analogica a quella
numerica e lo farà guardare dal punto di vista di chi lavora per
realizzare il digitale terrestre, dalla prospettiva degli operatori
del Dtt.
Il secondo capitolo si concentrerà sulle modalità con cui la tv
generalista, da sempre il mezzo più coinvolgente e più amato
dagli italiani, il vero “trait d’union” che fa comunicare il paese,
viene usata come mezzo in grado di far approdare il paese alle
meraviglie del digitale nel modo più semplice e più diretto
utilizzando lo strumento pubblicitario. Si andrà ad analizzare
l’attività di comunicazione della nuova tv e nello specifico gli
spot pubblicitari mandati in onda da Mediaset con l’obiettivo di
promuovere il digitale terrestre. Verranno presentate le quattro
differenti fasi dell’attività di promozione del Dtt nelle quali la
Direzione Creativa dell’azienda milanese ha realizzato i brevi
comunicati televisivi in onda sulle tre reti dal novembre 2003.
Alcuni degli spot realizzati saranno analizzati e commentati
facendo attenzione a due elementi essenziali della
Introduzione
VIII
comunicazione pubblicitaria: gli obiettivi comunicativi e i target
che si sono voluti raggiungere.
Inoltre il secondo capitolo sarà corredato di un’appendice nella
quale verranno riportate due interviste fatte al dott. Federico di
Chio (Coordinatore della tv digitale terrestre in Mediaset) e alla
dott.ssa Marina Modina (Direzione Marketing e Attività di
comunicazione in Mediaset) che si sono impegnati nel
realizzare la tv del futuro e nel promuovere tale nuova modalità
di trasmettere.
Il terzo capitolo sarà un “excursus” nel quale, partendo dalle
regole del sistema analogico (L. n. 103 del ’75, Legge Mammì,
Legge Maccanico), verrà presentata la via italiana alla
televisione digitale ricostruendo l’iter normativo che ha portato
alla c.d. riforma Gasparri e alle regole per il periodo di
transizione.
Tutto questo verrà realizzato tenendo conto di un fatto di cui
siamo convinti: la rivoluzione della quale siamo spettatori non è
lo spettacolo dell’uccisione della vecchia tv analogica da parte
del boia chiamato tv digitale, ma un doveroso passaggio
evolutivo che potenzierà, modificherà e rimodellerà il modo di
fare tv in Italia.
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
1
Capitolo 1
Dalla tv analogica alla tv digitale
Introduzione
Guardare la tv è forse diventata una delle operazioni che ogni
giorno compiamo, a volte, anche senza rendercene conto. A
quanti è mai capitato di accendere la tv appena svegli?
Sembra che tale gesto, ormai, sia divenuto un rituale, un modo
attraverso il quale ciascuno di noi dà il buon giorno al mondo.
Ma ancora, chi non si è mai addormentato la sera davanti al
televisore, magari una volta trovata la giusta posizione del
riposo sul proprio divano? Chi, rientrando a casa dal lavoro o
dalla scuola, non ha fatto altro che correre alla ricerca del
telecomando e pigiare un qualsiasi tasto dando voce alla
“scatola magica”
1
?
Ormai la televisione ha sovrastato qualsiasi altro medium per
popolarità e forza di penetrazione. E’ diventata un
elettrodomestico fondamentale della nostra società, una
indispensabile ed inesauribile fonte di immagini, suoni, colori
della quale non riusciamo più a fare a meno. E non solo non
riusciamo a fare a meno di un televisore, ma di due, tre,
quattro. Insomma, il numero di apparecchi televisivi nelle
nostre case è moltiplicato.
Forse è questo uno dei motivi per i quali si pensa che la tv sia
l’invenzione culturale più influente dai tempi della stampa. La
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
2
possibilità che ci dà la tv di reperire informazioni, notizie, di
farci divertire, di annoiarci, di farci conoscere il mondo intorno
a noi e quello lontano milioni di chilometri da noi è qualcosa
che né la stampa, né la radio sono mai riuscite a fornirci. La
stampa non ci è mai riuscita a causa dello spazio ristretto che
può dedicare alle notizie
2
e del fatto che esse non sono mai
delle istantanee o delle ultime ore, ma sono datate al giorno
precedente l’uscita del giornale. Mentre la radio è considerata
come la “sorella cieca” della tv a causa della sua incapacità di
far vedere ciò che racconta. Anche se, con l’avvento di
Internet, qualcosa è cambiato (infatti, grazie alla rete, si può
accedere ad un più elevato numero di notizie da reperire in
ogni parte del mondo) il World Wide Web, la ragnatela
mondiale di informazioni, è pur sempre qualcosa di accessibile
solo ad una elité di cervelli informatizzati. Dunque la
televisione rimane il medium più sorprendente dell’era
elettronica, il solo mezzo di comunicazione che abbia saputo
unire immense massa di persone in vere e proprie platee di
telespettatori.
“Molti sociologi - come sottolinea Enrico Pulcini in Dopo
Internet. Storia del futuro dei media, Castelvecchi editore,
Roma,1999, pg. 116 - hanno studiato il ruolo fondamentale di
questo medium dando di esso le più svariate definizioni.”
Desidero riportarne alcune che possano far capire come la tv
abbia cambiato il profilo sociale:
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
3
“è una fonte di socializzazione più importante della scuola
e della famiglia” (Giampaolo Fabris)
“esso - il medium televisivo - è importante perché più di
ogni altro è stato capace di unificare, almeno sul piano
linguistico l’intera nazione” (Tullio De Mauro)
Oltre ad aver cambiato la società, la televisione sta cambiando
la sua faccia, o meglio sta cambiando la sua modalità di
trasmettere. La tecnologia evolve e la tv evolve insieme ad
essa. Molte modifiche saranno apportate alla televisione
analogica dai più ormai considerata obsoleta. Oggi più che mai
si parla di digitalizzazione, di numeralizzazione. Bit e byte
sono parole ormai entrate a far parte del gergo comune.
In questo capitolo cercherò di spiegare, brevemente, quali
sono le caratteristiche principali della televisione analogica,
quali quelle della televisione digitale, fino a fare luce sulla
nuova televisione digitale terrestre ampliando il discorso con le
motivazioni del cambiamento, i vantaggi e gli svantaggi dettati
da questa nuova forma di fare televisione. Inoltre punterò
l’attenzione sui soggetti implicati nella rivoluzione digitale (la
Fondazione “Ugo Bordoni”, Rai, Mediaset, La7 Televisioni,
FRT e Dfree) e sull’offerta di canali e servizi interattivi da essi
proposta.
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
4
1.1 La televisione analogica
Fin dalla nascita della televisione e dai primi esperimenti di
trasmissione il modo di inviare immagini e suoni è consistito in
un invio di impulsi magnetici. Cosa altro è il televisore se non
una semplice scatola munita di un vetro speciale chiamato
tubo catodico, in grado di ricevere il segnale in forma di onde e
di tradurlo in immagini attraverso un bombardamento di
elettroni sul retro invisibile del video?
Per 50 anni il piccolo schermo ha dominato incontrastato la
scena dei media e ha sovrastato tutti gli altri mezzi di
comunicazione grazie al potere di riuscire a raggiungere
milioni di persone in ogni parte del pianeta, solo attraverso
l’azione delle onde. Ciò è stato possibile, in parte in virtù di un
“sacrificio”
3
, quello dello spettro delle radiofrequenze
attraverso cui si producono queste onde, che ha un’ampiezza
limitata. Infatti, la trasmissione televisiva analogica funziona
attraverso una altissima occupazione di spettro poiché ogni
stazione richiede l’uso di ben 6 megahertz per portare un
segnale televisivo. Complessivamente la televisione analogica,
in Italia, occupa il 40% di quella parte di spettro utilizzabile per
i servizi radiotelevisivi non satellitari. Questo fatto ha portato
ad una faticosissima divisione delle frequenze disponibili, sulle
quali è possibile trasmettere, cioè ha reso difficile la decisione
del numero di canali che si possono creare. Insomma le
frequenze in analogico sono una risorsa limitata che è stata in
qualche modo amministrata e regolamentata nei 50 anni di vita
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
5
della tv italiana. “L’accaparramento”
4
di etere è stata la pratica
più attuata di tutto il cinquantennio ed è alla base della
televisione analogica che, a causa della sua natura, tende ad
essere “generalista”
5
e basata sul sistema si comunicazione
“broadcast” dove poche emittenti raggiungono un pubblico
vasto attraverso programmi pensati per una larga schiera di
spettatori.
Dunque le caratteristiche principali della modalità di
trasmissione in analogico sono:
la limitatezza delle frequenze
l’esiguità nella creazione dei canali.
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
6
1.2 La televisione digitale
Prima di vedere quali sono le caratteristiche, i vantaggi e gli
svantaggi della televisione digitale terrestre, mi sembra
doveroso cercare di delineare, dal punto di vista tecnologico,
la modalità di trasmissione in digitale. Nei prossimi paragrafi
spiegherò in quale misura il digitale è una modalità di
traduzione e trasporto di dati profondamente diversa da quella
analogica dando uno sguardo all’evoluzione storica del digitale
e alla modalità di funzionamento di questa nuova tecnologia.
Per approdare, infine, a quello che è l’argomento d’interesse
del mio lavoro: la televisione digitale terrestre.
1.2.1 La tecnologia digitale o come essere digitali
La parola digitale deriva dal latino “digitus”, indica il dito che si
utilizzava per contare. Solo più tardi, nella lingua inglese, la
parola digitale ha acquisito due accezioni: “digit” (cifra, unità
numerica) e “digital” (l’informazione di tipo numerico).
Attualmente la parola digitale indica qualcosa “attinente ai
numeri, numerica; in particolare si dice di apparecchiature che
trattano grandezze discrete (esempio il calcolatore digitale) o
di metodi e tecniche che trasformano grandezze continue in
grandezze discrete (per esempio l’orologio digitale)”
6
.
In ambito tecnologico la parola digitale indica la tecnologia
basata su impulsi numerici binari in cui è possibile tradurre ed
elaborare qualsiasi tipo di segnale scomposto e ridotto
sostanzialmente ad una stringa di numeri. Digitale dunque è
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
7
anche un linguaggio, un codice che serve ad elaborare le
informazioni numeriche, visive, sonore, audio-video. Tale
codice viene chiamato binario poiché tutte le informazioni sono
tradotte in numeri utilizzando due sole cifre 0 e 1.
0 e 1 sono chiamati Bit (binary digit) e sono i morfemi del
linguaggio digitale. Il bit è “il più piccolo elemento atomico del
DNA dell’informazione digitale
”7
, indica la quantità di
informazione fornita dalla scelta fra due alternative diverse (la
cosiddetta scelta binaria), considerate come ugualmente
probabili. Qualsiasi informazione di natura diversa e
complessa (immagini, suoni, filmati, ecc.) può essere
trasformata in forma binaria. La lunga stringa di 0 e 1 che
risulta dalla trasformazione è una replica fedele dell’originale.
Ogni sequenza di 0 e 1, cioè ogni numero binario corrisponde
ad un carattere alfa-numerico, un pixel
8
o un suono composto
di 8 bit. 8 bit, per convenzione, formano un Byte, l’unità di
misura dell’informazione corrispondente alla scelta tra 256
alternative diverse.
Tutto ciò che viene tradotto in linguaggio digitale presenta le
seguenti caratteristiche:
Omogeneità: dal momento che tutti i dati e le informazioni
sono tradotti nello stesso linguaggio, essi risultano essere
omogenei e per questo possono essere trattati allo stesso
modo. La diversità dei dati, cioè la specificità di essere una
informazione video piuttosto che una audio, viene
determinata dall’alternanza di 0 e 1, dalla lunghezza della
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
8
stringa e dalla complessità dell’algoritmo
9
. L’omogeneità
del linguaggio offre la possibilità di usare dati di natura
diversa su un’unica piattaforma.
Modificabilità o manipolabilità: sono caratteristiche
dovute alla natura del linguaggio binario che, per
semplicità, permette di costruire i messaggi, modificarli,
farli interagire atomo per atomo, bit per bit.
Sinteticità: questa caratteristica consiste di due ulteriori
elementi, la densità cioè vengono eliminate le ridondanze,
le repliche da qualsiasi informazione grazie alle tecniche di
compressione
10
e la discontinuità dell’informazione.
L’omogeneità, la manipolabilità, la sinteticità rendono le
informazioni digitali profondamente diverse rispetto a quelle
analogiche. Fino a pochi anni fa, la tecnologia analogica la
faceva da padrona, tutti i dati erano trasportati solo ed
esclusivamente in analogico. La riproduzione analogica di
immagini e suoni consiste nella rappresentazione continua
della realtà, utilizzando, a seconda del tipo di dato che
veicolano, un linguaggio diverso. Nella tecnologia analogica
non si parla di compressione, poiché tutte le informazioni
vengono inviate, anche quelle non essenziali, senza evitare il
rischio di ridondanza delle informazioni. Inoltre i segnali
analogici sono difficilmente manipolabili e modificabili vista la
complessità del segnale. Maggiore è anche il rischio di
eventuali errori nelle fonte di origine che difficilmente sono
riparabili. Per capire meglio come mai si parla di continuità
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
9
dell’informazione per la tecnologia analogica e di discontinuità
per la tecnologia digitale è bene riportare un esempio
chiarificatore.
Pensiamo al quadrante di un orologio, può essere a cristalli
liquidi o a lancette. Nel primo caso siamo di fronte alla
tecnologia digitale, il quadrante ci indica l’ora esatta e ce la
visualizza con scatti successivi di cifre. Nel secondo caso
parliamo di tecnologia analogica poiché le lancette
muovendosi nell’arco delle dodici ore, riproducono
perfettamente il corso della giornata. Insomma alla continuità
del sistema analogico dovuta al rapporto di misurabilità e
proporzione tra il segnale di trasmissione e quello d’origine, si
contrappone la discontinuità del sistema digitale, una
discontinuità che dipende dal fatto che l’informazione digitale è
il risultato dell’articolazione di un linguaggio.
1.2.2 La tv digitale: un po’ di storia
Di televisione digitale si inizia a parlare per la prima volta negli
anni ’60, quando un gruppo di scienziati giapponesi ed europei
iniziano una serie di studi ed esperimenti che portano a
migliorare la qualità dell’immagine televisiva per mezzo del
linguaggio digitale. Nasce così quella che viene chiamata
HDTV (High Definition Television, la televisione ad alta
definizione). Le peculiarità della HDTV è il proporre
un’immagine nitida, un suono digitale stereofonico e uno
schermo formato 16:9, come quello cinematografico. Fino alla
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
10
prima metà degli anni ’80 tutti gli esperimenti che hanno
portato alla nascita della tv digitale si sono concentrati sulla
possibilità di potenziare la qualità delle immagini, senza
guardare all’eccessivo bit rate (la velocità di trasmissione)
necessario per la messa in onda di immagini ad alta
definizione.
In Italia si inizia a parlare di tv digitale, per la prima volta, nel
1986 quando fu stipulato un accordo tra la società Telettra e la
Rai per elaborare delle forme di procedimento numerico che
portassero alla riduzione del segnale di trasmissione. Il
progetto, chiamato Eureka, si propose come obiettivo quello di
ridurre il bit rate televisivo attraverso l’eliminazione delle
ridondanze spaziali e temporali del segnale televisivo. Con
l’abbassamento della velocità di trasmissione, il segnale
televisivo digitale poteva così essere trasmesso anche da un
satellite. L’accordo Telettra-Rai portò alla messa a punto di
decoder digitali che dovevano ricevere le immagini del
campionato del mondo di calcio del 1990. Il progetto, dopo i
mondiali, non ebbe una continuità perché nessuno comprese
la potenzialità commerciale del sistema. “In pieno boom
analogico e nell’epoca del grande successo degli show
nazionalpopolari il progetto passò ben presto nel dimenticatoio
e Telettra fu venduta ai francesi dall’Alcatel”
11
. Ma neppure i
cugini d’oltralpe capirono l’importanza della nascente tv
digitale e abbandonarono le sperimentazioni in questa
direzione.
Capitolo 1 – Dalla tv analogica alla tv digitale
11
Le cose cambiarono quando, negli anni ’90, dall’altra parte
dell’oceano Atlantico, negli Stati Uniti, si iniziarono a studiare
le possibili vie di sviluppo della tv digitale. Una squadra di
lavoro del MIT
12
di Boston, nel 1988, diede avvio al progetto
M-Peg (Motion-Picture experts group) attraverso il quale si è
elaborato un sistema efficace per creare uno standard
universale di compressione digitale delle immagini.
L’M-Peg è un gruppo di lavoro dell’ISO/IEC (International
Standard Organization/ International Electrotechnical
Commission) incaricato di creare degli standard di codifica
internazionale per la compressione, decompressione e la
codificazione di audiovisivi. Nel 1992 il gruppo crea l’M-Peg1,
uno standard per ridurre le immagini fino a 1,5 Mbps (milioni di
bit per secondo). Solo due anni più tardi fu elaborato un
successivo standard per la tv digitale chiamato M-Peg2.
Attraverso l’M-Peg2 è possibile codificare il segnale televisivo,
eliminando le ridondanze e comprimere segnali video fino a 4-
8 Mbps. Questo standard era adattabile anche all’alta
definizione, ma l’idea di adattare uno standard per il digitale ad
un nuovo apparecchio su base analogica risultò fallimentare.
La causa principale fu che non si sarebbe potuta conservare
una vecchia tecnologia, quella analogica, dal momento che ne
stava nascendo un’altra.