11
Mentre andavo documentandomi con interesse sulla
storia dei Beatles e sui loro successi in tutto il mondo,
mi chiedevo con sempre maggiore insistenza, come
fosse stato possibile tutto quel riscontro di pubblico e
di critica, con folle straripanti ai concerti e agli
aeroporti. Soprattutto constatavo l’ammirazione di
tutti i colossi della musica contemporanea per quello
che in fondo, può sembrare soltanto una pop- band.
Anche artisti tecnicamente molto più colti, più
sperimentali, musicalmente più all’avanguardia,
sembrano non essere esenti da un’influenza-
Beatles.
«I Beatles e le loro canzoni, un rapporto
inscindibile che ha caratterizzato la storia
della cultura popolare occidentale degli ultimi
quaranta anni in maniera irreversibile. Per un
insolito gioco di immagini riflesse, i quattro
ragazzi hanno finito con l’identificarsi con
l’accezione stessa di forma canzone,
definendone i confini espressivi e conferendo
ad essa un’identità completamente nuova. Il
patrimonio musicale e testuale della prima
metà del Novecento gode infatti, nell’opera
dei Beatles, di un’elaborazione totalmente
nuova: vaudeville, skiffle, rock’n’roll, blues,
music hall, swing, folk, mantra, nursery
rhymes e composizioni bandistiche, sono
solo alcune delle fonti a cui si abbeveravano
12
John Lennon, George Harrison, Paul
McCartney e Ringo Starr»
5
Non si tratta soltanto di un fatto musicale: gli slogan
dei Fab Four, le loro dichiarazioni, i loro abiti, le
acconciature dei capelli, gli strumenti, i luoghi, è tutto
un corredo di icone, di feticismi, come se la loro
carriera fosse stato un immenso film.
La musica e il carisma dei Beatles sono vivi, sono
presenti, i quattro membri spuntano continuamente
sui rotocalchi, sui quotidiani, sulle riviste
specializzate, sui siti internet di tutto il mondo. Per
non parlare degli spot e dei programmi televisivi, ma
anche delle pubblicità anche recentissime su
cartelloni stradali.
6
Ho passato gli ultimi dieci anni a
rendermi conto che il mondo musicale, ma anche
quello giornalistico, cinematografico, perfino l’attualità
a molti livelli, tutto è pieno di Beatles. Si sublimano e
in qualche modo si riproducono (siamo d’altronde
nell’”epoca della riproducibilità tecnica”
7
), nelle
pubblicità, nella moda e in ogni forma della
“comunicazione visuale”
8
e acustica contemporanea.
La tesi si divide in tre sezioni: nella prima, ho trattato
oggetti di rilevanza e pertinenza sociologica come: la
5
M. Iossa, 2004, Le canzoni dei Beatles, Editori Riuniti, Roma,
p. 7
6
Da poco è stata inaugurata la campagna pubblicitaria di un
grande network radiofonico in cui si cita Let it be.
7
W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità
tecnica, Einaudi, Torino
8
M. Canevacci, 1995, Antropologia della comunicazione
visuale, per un feticismo metodologico, Costa e Nolan, Genova
13
società di massa, la cultura di massa, la
comunicazione di massa, la globalizzazione,
l’industrializzazione e l’urbanizzazione.
Ho poi approfondito alcuni punti della cosiddetta
“communication research” che, nel corso del
Novecento, ha analizzato un attore fondamentale del
processo comunicativo come l’audience,
concludendo con la riflessione su Adorno e
sull’industria culturale applicata alla musica leggera e
alla vicenda “Beatles”.
Nella seconda parte ho citato alcuni eventi degli anni
Sessanta che hanno avuto conseguenze e risonanze
in tutto il mondo. Ovviamente questi episodi della
Storia Occidentale non possono prescindere dalle
figure degli uomini che li hanno ispirati ed interpretati.
In particolare ho voluto sottolineare l’atmosfera di
distensione generale che si andava creando (con
qualche tragico intoppo, come l’assassinio di
Kennedy e di Martin Luther King, o la guerra in
Vietnam) negli anni in cui i Beatles trionfavano con
She loves you o All you need is love. Mi sono
soffermato sul Concilio Vaticano II (con le figure
simbolo di Giovanni XXIII e Paolo VI), sulla politica
“distensiva” tra USA e URSS, sui movimenti civili e
sul conflitto in Vietnam, con un accenno alla politica
di Kennedy, Johnson e Chruščëv. Lo scopo è stato
quello di sottolineare come, (nonostante il grande
entusiasmo, il flower- power, l’estate dell’amore del
1967), anche il mondo di allora fosse ricco di
contraddizioni, e denso di quelle provocazioni
ideologiche, materializzate in una cortina di ferro, che
hanno caratterizzato pesantemente quegli anni, e le
cui conseguenze si respirano ancora oggi (si passa
14
dal mostro rosso del comunismo al mostro verde
dell’Islam)
9
.
Sempre nel tentativo di inquadrare il fenomeno in una
prospettiva storica, ho evidenziato come la
particolare conformazione geografica di Liverpool, la
città natale dei Fab Four, possa aver costituito un
valido elemento di distinzione e arricchimento per il
complesso fenomeno Beatles.
Risalendo infatti fino al secolo XVIII, si scopre che
Liverpool vantava un porto di grandi dimensioni che
ne faceva una città prosperosa e catalizzatrice di
scambi culturali. Ho ritenuto questo un fattore
fondamentale nella storia di un gruppo che molto ha
assimilato dalla musica e dalla cultura d’oltreoceano,
per conquistare a sua volta il mercato e
l’ammirazione di tutto il mondo.
Chiude questa sezione un capitolo, dedicato alla
storia e all’ influenza dei media nel fare da cassa di
risonanza a realtà socio-culturali negli anni Sessanta
legate a fenomeni di sviluppo socio-economico, che
hanno a loro volta amplificato la particolare capacità
dei Beatles di condensare catarticamente i fatti
sociali in rime e note. Non mancano comunque
espliciti richiami al presente, e facendo il verso alla
famosa pubblicità in cui Ghandi utilizza una webcam,
si tenta di rispondere alla stessa domanda per i
musicisti di Liverpool. Quanto influisce il
determinismo tecnologico su una prodotto culturale
(musicale) e sul suo destino?
La terza parte, è completamente dedicata al mondo
dei Beatles: Riflessioni, commenti, indagini, tutto
volto al tentativo di indagare e conoscere meglio un
9
C. Marletti 1993, Televisioni e Islam VQPT Nuova Eri, Torino
15
evento che è stato importante sia dal punto di vista
del costume, che sotto l’aspetto musicale, tecnico e
artistico.
La tesi si chiude con una rassegna dei brani più
rappresentativi degli eventi e delle tematiche che ho
citato. Si può rimanere sorpresi dal fatto che siano
stati tralasciati capolavori come Yesterday, Help!, In
my life; in realtà si tratta di una scelta metodologica
che mi ha fatto preferire brani più pertinenti al mio
intento. Per una possibile definizione di “canzone di
massa” vale quanto detto da J. B. Thompson in
merito alla comunicazione di massa:
«Se davvero vogliamo utilizzare il termine
massa, quanto meno non dovremmo
interpretarlo in termini angustamente
quantitativi. La cosa importante a proposito
della comunicazione di massa non è che riceva
i prodotti un certo numero di individui (o una
proporzione specificabile della popolazione),
ma piuttosto che quei prodotti siano accessibili
in linea di principio a una pluralità di
destinatari.»
10
Dai primi scatenati rock’n’roll ai brani più surreali e
introspettivi, la rapida ed intensa evoluzione del
gruppo è entusiasmante. I quattro musicisti di
Liverpool hanno lavorato parallelamente sui testi,
assimilando la lezione di grandi cantautori come Bob
Dylan, e sugli arrangiamenti, sperimentando e
10
J. B. Thompson,1998, Mezzi di comunicazione e modernità,
Il Mulino, Bologna, p. 41
16
inaugurando soluzioni sonore innovative per l’epoca,
proposte in quegli anni anche da artisti come Frank
Zappa e i primi Pink Floyd; eppure rimasero fedeli ad
un prodotto che potesse essere fruibile “ad una
pluralità di destinatari”
11
. Per questo possiamo
definire la Beatlesong una canzone di massa: non
tanto e non solo per la quantità di persone che
conoscono, che amano e che acquistano questi
prodotti culturali, ma soprattutto per l’atteggiamento
estetico ex ante, che ha caratterizzato tutto il lavoro
dei Beatles. Ci troviamo di fronte a una scelta di
campo consapevole e risoluta, resa ancora più netta
da uno scioglimento (carico di rimpianti) che
conferisce alla produzione musicale e al contributo
simbolico del gruppo una straordinaria compattezza.
11
Ibidem. p. 42
17
PARTE PRIMA
The Beatles: 10.200.000 risultati circa su Google,
7.050.000 su Altavista, 2.180.134 su Virgilio,
1.423.767 su MSN, 6.920.000 su Yahoo, 1.483.464 su
Lycos 26.802 su Tiscali, questi numeri valgono a
parziale motivazione per lo studio di un fenomeno
verificatosi quaranta anni fa ma tutt’altro che esaurito
nell’immaginario collettivo. Al di là del dato statistico-
quantitativo, si rimane quantomeno perplessi davanti
a film come “Genitori in trappola” 1999, USA
12
in cui
parte della colonna sonora è “Here comes the sun” la
canzone di George Harrison contenuta nell’album
Abbey Road; in questo film per altro, ci sono non
poche citazioni “visuali” dell’album a testimonianza
dell’ampio corredo iconico che il gruppo ha lasciato
alle sue spalle, un repertorio parallelo a quello delle
canzoni fatto di gesti, di luoghi, di look e quant’altro,
che si presta ad una scomposizione a carattere
semiotico- semiologico all’interno dell’analisi sociale
di massa del mondo dagli anni Sessanta ad oggi.
Come non citare poi la puntata del novembre 2004
13
di “E.R. medici in prima linea” popolarissimo serial tv
proposto in prima serata da RAI 2 in cui nelle battute
12
Il film è stato trasmesso l’ultima volta su Rai 1 in prima serata
nel mese di novembre 2004. Si noti che è un film Disney quindi
dedicato ad un pubblico giovanissimo, o per famiglie. I Beatles
compaiono come cardini assoluti nella formazione di artisti
anche estremamente “rock” della scena musicale degli ultimi
trenta anni…!
13
La stessa sera della più recente messa in onda di “Genitori in
trappola” a pochi minuti di distanza!
18
iniziali si cita George Harrison. Non si tratta certo di
film d’epoca!
“Fu vera gloria?” Viene da chiedersi. Sembrerebbe di
sì, dato che “i posteri” cui spetta la famosa “ardua
sentenza” dovremmo essere noi, uomini del 2000 (e
oltre). Ma dove risiede questa gloria? L’interrogativo
ha numerose risposte, alcune contingenti alla fase
storica e altre che rimandano ad un talento puro e
autonomo da ogni contingenza socio- storico-
culturale.
Al di là delle numerose implicazioni socio-
comunicative che il fenomeno ha comportato
14
(e di
cui molti esperti in materia hanno già ampiamente
discusso), è stimolante soffermarsi sul nucleo
principale dell’avventura culturale “Beatles”: le loro
canzoni.
Sono state definite spesso con aggettivi superlativi,
soggette a numerose cover e rifacimenti, non ultimo
nel film “I am Sam”, la cui colonna sonora è
interamente composta da Beatlesongs
15
riproposte
da altri artisti.
La rapida, ma intensissima, parabola dei Beatles ha
segnato in maniera indelebile i percorsi e le traiettorie
14
Nel campo della moda e del look ad esempio, per non parlare
poi degli aspetti più propriamente musicali: innovazione delle
tecniche di registrazione, re- invenzione e ri-organizzazione
dell’industria discografica. E’ ovvio che tutto questo sia dipeso
molto anche da contingenze storiche particolari, che
approfondisco nella seconda sezione.
15
Il neologismo “Beatlesong” è ispirato al titolo di un testo di
William Dowling.
Per l’esattezza si tratta di W. Dowling, 1989: Beatlesongs,
Fireside, New York
19
che il rock, diventato ormai grande, ha saputo
disegnare da allora fino ad oggi nel campo della
composizione come in quello della produzione (inteso
nella doppia accezione di lavoro di studio e di vendita
del prodotto), nel campo della moda mediatica come
in quello dei rapporti col pubblico. Il loro indiscutibile
merito è di aver sostanzialmente spinto il rock a
transitare dalla fase dell'adolescenza scanzonata e
ingenua alla fase della piena consapevolezza di
essere 'cultura' prima, e 'arte' poi. Se oggi il rock ha
l'ambivalente (purtroppo, a volte, ancora ambigua)
peculiarità di essere sia la più diffusa musica 'pop'
(nel senso di popolare) al mondo che la più alta
espressione artistico- musicale del nostro tempo, ciò
si deve (in grandissima misura) al lavoro pionieristico
dei Beatles.
16
Come hanno inciso quei versi e quelle
note, tanto sulle persone che le applaudono oggi,
quanto su quelle che affollavano i loro concerti? Quali
spunti, quali panorami socio- politico- economici le
hanno generate?
Sappiamo che gli autori, Lennon e Mc Cartney, uno
dei marchi più iconici nell’ambito della musica pop,
avevano una grande passione per la narrativa, per i
romanzi: come si è riflettuto questo talento sui loro
dischi, cosa fa si che un album come SGT. PEPPER
LONELY HEARTS CLUB BAND, pubblicato il 1°
giugno 1967 venga venduto al prezzo di uno dei
dischi che usciranno domani? E cosa si è riflettuto
nei loro testi della società di allora? Cos’hanno oggi
16
www.music-on-tnt.com
20
di così attuale da far vendere al cd “1” nel 2000, 6
copie al minuto?
17
Questi interrogativi troveranno forse risposta nel
viaggio che sto iniziando attraverso le tappe principali
della nostra moderna e contemporanea industria:
l’industria culturale. Le teorie più significative di
sociologi e scienziati della comunicazione, gli sviluppi
della concezione della musica a cavallo degli anni
Sessanta; tutto attraverso l’analisi di quello che è
divenuto per antonomasia il fenomeno di massa,
forse la prima vera forma di globalizzazione culturale:
“Ladies and gentlemen: THE BEATLES!”
18
17
Dal quotidiano “metro” dic. 2000
18
Da una tipica presentazione a là Ed Sullivan. Tratto da The
Beatles Anthology, VHS
21
22
CAP. I
Comunicazione di massa:
il contesto sociologico di riferimento
1.1. La dimensione globale
“Un piccolo passo per un uomo,
un grande passo per l’umanità”
19
Alla fine degli anni Sessanta l’umanità era tutta a
naso in su, lo sbarco sulla Luna è l’evento per
eccellenza che ha fatto di quel periodo- già di per sé
significativo per la svolta nei rapporti internazionali e
per il boom economico- un grande passo per
l’umanità.
«Dopo aver orbitato intorno alla Luna nel
Dicembre del 1968, gli astronauti dell’Apollo
installarono una telecamera puntandola sulla
Terra. Di riflesso l’impatto su noi spettatori fu
enorme. Eravamo, per così dire “dentro” e “fuori”
allo stesso tempo.
Eravamo sulla Terra e sulla Luna
contemporaneamente. Fu la nostra percezione
individuale di quell’evento a dargli significato. […]
19
La famosa espressione di Neil Armstrong, sceso sulla Luna il
21 Luglio 1969.
Programma lunare NASA “Apollo”. Missione Apollo 11
23
Eravamo appena diventati consapevoli
dell’esistenza fisica separata di questi due mondi,
ed eravamo disposti, dopo un certo shock iniziale,
ad accettare entrambi gli ambienti come possibili
per l’uomo.»
20
L’evoluzione tecnologica ci ha portato lontanissimo
dalla nostra Terra e contemporaneamente al centro
della nostra Coscienza modificando irreversibilmente
la percezione di noi stessi in rapporto all’Universo.
E’ incredibile come siano nati quasi
contemporaneamente un mezzo che ha esteso il
raggio d’azione fisica di due persone fino a portarli
sulla Luna
(il razzo), e un altro strumento che ha potenziato la
sensorialità di tutti gli uomini, secondo una metafora
di McLuhan
21
, facendoli assistere allo sbarco (la TV).
L’introduzione di questi mezzi, aumentando le nostre
potenzialità hanno alterato le nostre coscienze:
l’uomo arriva sulla Luna, percepisce un suo ruolo
nell’Universo e inizia a sviluppare filosofie e culture in
cui centrali sono le nozioni di Cosmo e Natura;
iniziando a guardarsi “da fuori”, egli prende coscienza
della sua unità, del suo essere organismo. Si inizia a
concettualizzare quello che sarà poi definito
globalizzazione.
Una delle caratteristiche principali delle
comunicazioni nel mondo moderno è la scala della
loro diffusione, che coinvolge l’intero pianeta.
20
McLuhan, 1989, Il villaggio globale, Sugarco, Milano p. 22
21
Ibidem, p. 115
24
I messaggi sono trasmessi attraverso grandi distanze
con relativa facilità, in un processo di
riorganizzazione spazio- temporale che va sotto il
termine di globalizzazione.
«Il mondo si è fatto piccolo e unitario. Se ne fa
il giro su un aviogetto, in una manciata di ore.
Con l’elettronica e la telematica si trasmettono
e si elaborano a distanza i dati in tempo reale.
Viviamo nel mondo dell’ubiquità, da cui non è
possibile assentarsi, fuggire, oppure
semplicemente ritirarsi, come al tempo degli
anacoreti, nel deserto. E’ proprio nel deserto
che hanno trovato il petrolio, i pozzi che
alimentano, in attesa di fonti di energia
alternativa, gli impianti industriali e gli apparati
delle comunicazioni di massa.»
22
Nel suo significato più generale, il termine
“globalizzazione” indica la crescente
interconnessione di regioni diverse del mondo, un
processo che genera forme complesse di interazione
e interdipendenza dando luogo a fenomeni di
internazionalizzazione e transnazionalizzazione.
Il processo di globalizzazione è caratteristico della
modernità, ma le sue origini possono essere
ricondotte all’espansione del commercio nel tardo
medioevo quando la natura delle transazioni
commerciali iniziò a coinvolgere zone del mondo
molto vaste. L’Europa stabilì solide relazioni
commerciali con altre parti del mondo, e alcune zone
marittime, la Spagna, l’Olanda e l’Inghilterra, si
22
F. Ferrarotti, op. cit., p. 13