C.d.l.S. in Interculturalità e Cittadinanza sociale
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la politica, il mercato e l’amministrazione della giustizia nei processi pubblici. Un intreccio
che è diventato potentissimo da quando abbiamo iniziato ad abitare il “villaggio globale”, da
quando i mezzi di comunicazione di massa, prima la stampa ed ora la televisione, sono
diventati dei veri e propri poteri, che si affiancano e/o contrappongono a quelli tradizionali
(legislativo, esecutivo e giudiziario) con il compito di formare/informare l’“opinione
pubblica”.
Un intreccio che in Italia è particolarmente “intimo”, grazie (o a causa) del duopolio
televisivo Rai-Mediaset, più volte segnalato dalla stessa Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni (AGCOM). Il duopolio televisivo sembra intersecarsi in modo profondo e
quasi inestricabile con il mondo della politica. Inoltre, se si legge come viene descritta la
stampa in Italia dal report di Brigitte Bechtold per pressreference.com, si realizza come una
delle tre caratteristiche predominanti della nostra stampa è:
its lack of independence,(…). Ownership by rich families, industrial groups and
other financial power centres is typical, with often many newspapers published by
the same group.
Anche l’Unione Europea si interessò durante i primi anni del duemila della situazione
di monopolio mediatico in Italia. Venne steso un report nel giugno 2004 dalla Commissione
cultura, scienze ed istruzione. Parte del rapporto delineava la situazione dei media in Italia
come inscindibile dal conteso politico generale, in specifico sottolineava che:
La tentazione di mettere la camicia di forza ai media non costituisce una novità. Il
cambiamento consiste nel fatto che il principio di “lottizzazione” (si intende la
suddivisione dei canali Rai fra i tre maggiori partiti del momento) caratteristico del
passato e' stato sostituito dall'approccio “winner takes all” tipico del nuovo sistema
elettorale. Il che significa che qualsivoglia “pluralismo” politicamente regolato
verrebbe oggi ridotto sempre di più. Come ciliegina sulla torta si dà il caso che
oggi, nell'attuale situazione politica, il “winner” possieda e copra anche la quasi
totalità del mercato della televisione commerciale.
1
La Commissione scrisse queste parole nel 2004, ma è evidente a chiunque la loro
assoluta attualità ancora oggi, quattro anni dopo. La situazione in cui ci si trova oggi, dunque,
è che chi legge un giornale in Italia legge soprattutto il discorso politico di turno e la visione
del mondo di chi detiene il mass media in quel momento.
1
Doc. 10195 3 Commissione cultura, scienze ed istruzione stesura del rapporto: Mr. Paschal Mooney, Ireland,
Liberal, Democratic and Reformers Group. Trad in italiano “Monopolio dei media elettronici ed eventuale abuso
di potere in Italia”, giugno 2004.
La rappresentazione dei rifugiati politici e richiedenti asilo nella stampa italiana
3
“Il mercato dei quotidiani italiani – angusto, in calo e dominato da editori che fanno
editoria come attività collaterale o strumentale – è in fase avanzata di massiccia e progressiva
riduzione al controllo da parte di pochissime centrali di potere. E oggi “i giornali italiani
fanno ben più che informare e commentare i fatti”, rilevava polemicamente il 27 luglio 2007,
sulla Repubblica, il segretario dei DS Piero Fassino: “Promuovono campagne, sostengono tesi
politiche, influiscono sulle scelte di partiti e governo, condizionano la formazione della
leadership”. Insomma, l’informazione “è parte integrante del sistema politico e partecipa
direttamente a tutte le dinamiche che lo investono”. Le forme di influenza politica sono
molteplici. I giornali hanno il diritto e il dovere di schierarsi, il caso del “Corriere della Sera”
durante le ultime elezioni (aprile 2006) è stato cruciale in questo senso: nel corso della
campagna elettorale il direttore Paolo Mieli, ha fatto una scelta molto netta a favore di Prodi.
L’immigrazione è il tema in cui più stampa e politica si sono spalleggiati. Insieme hanno
creato una cornice di significati (frame)
2
entro la quale si dibatte su i temi legati agli stranieri
in Italia, e dalla quale è difficile uscire. I mass media italiani, negli ultimi anni, hanno
riportato quasi esclusivamente la prospettiva delle elite politiche sull’ingresso di stranieri nel
nostro Stato, dando, così, la possibilità di strumentalizzare l’argomento a scopi
propagandistici. Il quadro globale dell’atteggiamento italiano verso l’immigrazione viene ben
riassunto in un rapporto steso dall'organismo del Consiglio di Europa competente sulla lotta al
razzismo ed all'intolleranza. Il rapporto commenta in questo modo:
la legislazione sull'immigrazione ha reso la situazione di molti cittadini
extracomunitari più rischiosa e la sua messa in atto, soprattutto nei confronti
degli immigrati irregolari, ha provocato l'esposizione di queste persone ad un
elevato rischio di violazioni dei diritti dell'uomo.
Inoltre sono aumentati i discorsi politici di sapore razzista e xenofobo.
3
Questi discorsi politici vengono diffusi, a volte amplificati, dai media. Focalizzando il
discorso mediatico-politico sugli ingressi in Italia su pochi temi, come la diversità dell’
“altro”, la sicurezza, la legalità, non si informano i cittadini, ma viene presentata una realtà
distorta e diffamante verso lo straniero. Uno studio sul discorso mediatico nella stampa
italiana fece emergere come lo sviluppo di atteggiamenti xenofobi è legato e accelerato dai
discorsi pubblici nella stampa. Lo studio riporta alcuni articoli dei settimanali Panorama e
2
E. Goffman, Frame Analysis: An Essay on the Organization of Experience. London: Harper and Row.1974
3
Comitato per il controllo del razzismo e della xenofobia del Consiglio d'Europa (Ecri), 2006
C.d.l.S. in Interculturalità e Cittadinanza sociale
4
L’Espresso che puntano pressantemente sulle differenze fra italiani e immigrati.
4
I titoli degli
articoli pubblicati nei due settimanali sono una dimostrazione di questo discorso:
ξ L'integrazione impossible (L'Espresso, Oct. 10, 1990);
ξ L'Immigratio che ci meritiamo, (L'Espresso, Oct. 13, 1991);
ξ A ciascuno il suo profugo, (L’Espresso, June 23, 1991);
ξ Oggi albanesi, poi…, e Immigrati: quanti sono davvero e
come fanno a entrare? (Panorama, June 30,1991);
Oggi nuove paure - quella del “diverso”, quella del terrorismo e quella della crisi
economica e quindi del rischio di vedersi portare via il lavoro da un immigrato - hanno inciso
sulla capacità di accoglienza dei diversi Paesi occidentali e di conseguenza hanno fatto
restringere le maglie anche per la concessione del diritto d'asilo. Questa tendenza è stata in
pratica irreversibile in Occidente dall’11 settembre 2001 e con il pretesto della
regolamentazione sia l’Unione Europea che i singoli Paesi UE - per non parlare degli USA -
hanno stabilito regole più severe per l'accesso di coloro che fuggono dalle guerre civili e dalle
persecuzioni. Ancora molto aperte restano le frontiere dei Paesi africani, dove
spontaneamente o sotto l’egida delle Nazioni Unite milioni di profughi sono raccolti in campi
rifugiati ai confini con i Paesi d’origine travagliati dalla guerra. I Paesi africani ospitanti però
lamentano difficoltà nel provvedere al fabbisogno ed alla sicurezza della propria stessa
popolazione e quindi di non potersi far carico anche di tali masse di rifugiati, i quali ultimi
sono poi senza vera protezione e senza diritti, e sono frequentemente vittime di incursioni,
razzie, violenze e rapimenti da parte dei guerriglieri e dei predoni.
Alcuni Stati in via di sviluppo lamentano infatti problemi reali, come l’incapacità di
soddisfare le esigenze delle masse di rifugiati e i problemi sanitari e di sicurezza conseguenti
alla loro presenza, e chiedono aiuto alla comunità internazionale. In Occidente invece alcuni
politici cercano di ottenere sostegno elettorale proprio promuovendo sentimenti xenofobi,
esagerando l’effetto negativo dell’ospitalità ai rifugiati. In realtà il numero dei richiedenti
asilo è diminuito significativamente negli ultimi anni
5
, ma nella descrizione di alcuni il
problema appare accresciuto e di conseguenza è cresciuto nell’opinione pubblica il sospetto
nei confronti dei rifugiati. L’asilo viene messo sullo stesso livello delle migrazioni per motivi
economici, e viene diffuso il rischio che questo status venga usato ingiustamente da chi non
4
Triandafyllidou, Anna. 1999. “Nation and Immigration: A Study of the Italian Press Discourse.” Social
Identities: 65-88.
5
Le richieste d’asilo in Italia dal 2000. Fonte: 2005 UNHCR Statistical Yearbook, 2000- 15,564 ; 2001- 9,620;
2002-16,015; 2003-13,455; 2004-9,722; 2005-9,548, 2006-10,350. Dati che sono stati diffusi dalla stampa
internazionale (v IHT July, 2007) e quasi per nulla pubblicati da quella italiana.
La rappresentazione dei rifugiati politici e richiedenti asilo nella stampa italiana
5
ne avrebbe diritto. Paradossalmente, è proprio questa fuorviante equiparazione ad accrescere
l’interesse per il diritto d’asilo come oggetto di studio. Per sua natura, infatti, la concessione
dello status di rifugiato non può essere esplicitamente subordinata alle logiche di gestione dei
flussi migratori o alle misure di deterrenza applicate per contenere l’ingresso di stranieri , ma
deve rispondere unicamente alle esigenze e agli interessi del richiedente: è un riconoscimento
all’esistenza che riguarda l’immigrato come persona, non come forza-lavoro. Sulla maniera in
cui viene trattata la questione dell’asilo si può misurare il rapporto che le società occidentali
instaurano con lo straniero, il diverso, l’altro in quanto tale, non in quanto strumento utile alla
propria prosperità. Ancor di più: l’asilo diventa la lente con cui osservare il rapporto di una
cultura con la diversità, l’alterità e, di conseguenza, poiché la relazione con l’estraneo rivela
sempre l’essenza profonda del familiare, essa diventa l’occasione per rendere palese ciò che è
latente nella costituzione e nel funzionamento di un ordine sociale, per smascherare ciò che è
mascherato, per rivelare ciò che si ha interesse a ignorare e lasciare in uno stato di innocenza
o ignoranza sociale, per portare alla luce o ingrandire ciò che abitualmente è nascosto, Se i
cittadini non possono far affidamento su i propri rappresentanti politici per una visione
oggettiva ed equilibrata del fenomeno, allora è assolutamente necessario che i giornali
quotidiani e la televisione si impongano il dovere di informare prima del dovere di
conquistarsi più ampie fette di mercato. Il ruolo della stampa, insieme agli altri mezzi di
comunicazione, nel fornire le informazioni sufficienti, per una prospettiva adeguata alla
comprensione dell’asilo è decisiva per i cittadini italiani e per l’inserimento sociale e culturale
dei cittadini di origine immigrata. La maggior parte delle persone devono rivolgersi ai mezzi
della comunicazione di massa per poter conoscere la verità, non solo su qual è la nuova
categoria che sta “invadendo” l’Italia, chi è l’Altro di turno, ma anche sulle leggi, i
procedimenti, insieme alle storie umane, le difficoltà, i sogni e le aspirazioni che ogni nuovo
arrivo porta con sé.
In questa tesi si dimostrerà come nella stampa italiana la copertura di questo fenomeno
non è ancora adeguata, e che ci sono dei cambiamenti da mettere in atto affinché il tema
venga affrontato in modo né allarmistico-emergenziale, né in modo pietistico, oppure, ancor
peggio, strumentalizzando l’argomento, ma in modo giusto e accurato.
Lo scopo dell’analisi è quello di indagare le modalità di rappresentazione, nella
stampa quotidiana, del fenomeno dell’asilo politico, dei rifugiati politici e richiedenti asilo, e
le modalità nel informare sull’dibattito pubblico incentrato su questo argomento. La ricerca
parte dalla convinzione che l’informazione faccia da cartina tornasole della democrazia di un
paese, ma anche dalla certezza che in mancanza di riconoscimento, di un gruppo di persone,
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6
si crei oppressione e umiliazione, basti pensare alle conseguenze del colonialismo passato.
6
Un individuo o un gruppo può subire un danno reale, una reale distorsione, se le persone o la
società che lo circondano gli rimandano, come uno specchio, un immagine di sé che lo limita
o sminuisce o umilia. Uno dei compiti che mi pongo da ricercatrice “dilettante” è di far
emergere, per poterle riconoscere meglio, le categorie riduttive usate nelle rappresentazioni,
che non fanno altro che limitare il pensiero e le comunicazioni umane.
7
La stampa offre una conoscenza dell’attualità sociale che passa attraverso la
rappresentazione fatta in essa dei fatti e dei fenomeni, e che oramai è parte integrante delle
nostre modalità di percezione della realtà. Insomma essa contribuisce alla costruzione
dell’ambiente simbolico nel quale noi viviamo. Molte delle ricerche effettuate in questo
ambito hanno dimostrato che il modo in cui l’opinione pubblica percepisce la realtà è
ampiamente influenzato dalle immagini che di quella realtà forniscono i media.
Un’informazione scorretta e fuorviante può perciò diventare parte della realtà percepita. Se i
richiedenti asilo, i rifugiati ed i migranti presenti in un paese ritengono di essere rappresentati
nei media come cittadini di secondo rango, ciò può accrescere il senso di esclusione e di
marginalizzazione. Se le rappresentazioni fornite dai media contengono forme di razzismo o
stereotipi palesi od occulti, essi tenderanno a confermare i pregiudizi nei confronti di queste
comunità, pregiudizi che possono di conseguenza provocare o esacerbare un comportamento
discriminatorio e di esclusione nella società. Al contrario, rendere le diversità culturali parte
della realtà mediatica può avere un profondo effetto sulla percezione e sui comportamenti del
pubblico
Questa tesi vuole far emergere il contributo dato dalla stampa alla costruzione
dell’immagine del rifugiato politico e della questione dell’asilo politico rispondendo a quesiti
quali: Come viene trattato il tema dell’asilo politico nei media? Che ruolo hanno i media nel
costruire l’immagine collettiva del rifugiato? Cosa determina il modo in cui viene trattato
l’argomento nella stampa italiana? Fa la differenza chi crea il servizio, per esempio fra la
stampa nazionale più politicizzata ed una stampa internazionale, esente da legami con una
particolare nazione. Quanto influirebbe avere maggiori opportunità di informarsi attraverso
6
Franz Fanon è a stato un attento studioso dei meccanismi di alienazione mentale e culturale dei colonizzati e
degli immigrati. In Pelle nera maschere bianche (Parigi, 1952) L'autore analizza le dinamiche inerenti il
pregiudizio razziale nei sistemi socioculturali e le sue conseguenze più drammatiche, sul piano psichico e
relazionale, come lo strutturarsi del complesso di inferiorità nel colonizzato e nell'immigrato. Nel suo lavoro
terapeutico con gli immigrati africani in Francia, osservando le cause socio-relazionali dei disturbi psichici,
Fanon coglie come anche le discipline della psiche, in quanto prodotto culturale, tendano inevitabilmente a
diffondere la cultura da cui originano.
7
Said E. W., Dire la verità. Gli intellettuali e il potere, Feltrinelli, Milano, 1995.
La rappresentazione dei rifugiati politici e richiedenti asilo nella stampa italiana
7
quotidiani internazionali? C’è differenza nel modo di parlarne tra governo un governo di
destra ed un governo di sinistra?
Quindi la tesi approfondirà il “discorso nazionale” mediatico che emerge dagli articoli
pubblicati, dalle più diffuse testate giornalistiche italiane: Corriere della Sera e Repubblica.
Gli articoli selezionati riguarderanno, rifugiati politici e richiedenti asilo; persone che
attraversano le frontiere per ottenere una protezione, fuggendo da una situazione di conflitto,
o da un contesto dove la sopravvivenza sociale, economica e politica non è più garantita, o da
disastri ambientali oppure da le conseguenze di alcuni progetti di sviluppo (come la
costruzione di industrie, strade o dighe) che in realtà negano o impediscono lo sviluppo di
intere comunità umane e sociali.
Nella prima parte della tesi verrà delineato ciò che si intende per mass media, il loro
ruolo nella società e nella creazione dell’opinione pubblica, in riferimento ai temi
dell’immigrazione e gli stranieri, ed i risultati della ricerca su questo tema fino ad oggi. La
seconda parte riporterà l’indagine condotta sul discorso mediatico su i rifugiati politici nella
stampa italiana, dopo aver fatto una sintesi sulle conclusioni delle ricerche passate. L’indagine
si baserà, come già accennato sull’analisi di articoli pubblicati su due quotidiani italiani a
distribuzione nazionale. Verranno selezionati gli articoli divulgati nel triennio 2005-2007. La
scelta di tale periodo porta a diversi vantaggi: permette di trarre delle conclusioni che possano
ritenersi una tendenza non momentanea e sporadica, bensì una tendenza sistematica
dell’informare; in più, questi tre anni sono caratterizzati dal passaggio da un governo di destra
(governo Berlusconi) ad un governo di sinistra (governo Prodi), dando la possibilità di fare
un’analisi comparata fra le tendenze mediatiche fra un governo e l’altro, e di analizzare gli
eventuali articoli pubblicati durante la campagna elettorale. Verranno fatte emergere le
distorsioni commesse dalla realtà e sarà indagato il livello di competenza dei giornalisti
italiani nel diritto internazionale umanitario, ed i loro interessi a rendere le notizie
“notiziabili”.
La terza parte della tesi si incentrerà su un’analisi comparativa sulla modalità di
copertura di notizie legate a rifugiati politici e richiedenti asilo nei quotidiani di cui sopra e
l’International Herald Tribune. Partendo dal presupposto che un quotidiano internazionale,
meno politicizzato, non porrà l’attenzione solo su un unico aspetto degli spostamenti forzati di
persone, come per esempio l’arrivo sulle coste europee, ma lo indagherà e rappresenterà nella
sua globalità, si presenteranno i risultati di un case study focalizzato su una notizia trattata sia
dalla stampa italiana sia dal giornale internazionale.
C.d.l.S. in Interculturalità e Cittadinanza sociale
8
1 Cornice Teorica
1.1 I mezzi di comunicazione di massa e la cultura di massa
Con questo termine si intendono i mezzi di comunicazione di massa, ovvero i mezzi
attraverso i quali è possibile diffondere informazione e conoscenza, generalmente da un’unica
fonte verso un pubblico più o meno vasto. Viene definito cultura di massa il tipico contenuto
prodotto e diffuso dai mezzi di comunicazione di massa e che va distinto sia dall'alta cultura
prodotta dall’elite culturale, sia dalla cultura del folclore, tradizionalmente prodotta in seno
alle classi rurali o inferiori .
La cultura di massa può considerarsi un derivato di alcuni processi quasi inevitabili
della società moderna: la crescita del mercato; la supremazia dell'organizzazione su vasta
scala, la disponibilità di nuove tecnologie per la produzione culturale.
Nella comunicazione di massa ciascuno degli elementi tipici del processo
comunicativo (fonte, messaggio o contenuto, mezzo e destinatario) possiede caratteristiche
strutturali complesse e sovraindividuali. Fra i principali mass media ci sono: Stampa,
Cinema, Radio, Televisione Internet. La comunicazione di massa ha, inoltre, le seguenti
specificità: è prodotta da un'organizzazione formata da professionisti della comunicazione;
raggiunge un numero di persone elevatissimo, che non hanno relazioni tra di loro; non c'è
prossimità tra emittente dei messaggi e pubblico. La fonte dei mass media (televisione,
giornale, radio, cinema...) è un’organizzazione legale e professionista delle comunicazioni: i
messaggi perciò non sono diffusi in maniera spontanea, ma programmati e standardizzati.
Per Thompson la “comunicazione di massa” indica “la produzione istituzionalizzata e
la diffusione generalizzata di merci simboliche attraverso la fissazione e la trasmissione di
informazioni e contenuti simbolici.
8
Thompson ritiene che siano cinque elementi,
principalmente, a caratterizzare la comunicazione di massa: i mezzi tecnici e istituzionali di
produzione e diffusione; la mercificazione delle forme simboliche; la separazione strutturale
tra produzione e ricezione; l’estesa accessibilità dei prodotti dei media nel tempo e nello
spazio; la circolazione pubblica di forme simboliche mediate. La comunicazione di massa,
ricorrendo a procedure ricavate dal processo industriale e socialmente formalizzato, fornisce a
un pubblico illimitato e molto diversificato messaggi semantici, visuali e acustici, sono
prodotti e presentati da particolari gruppi
8
Thompson, Mezzi di comunicazione e modernità, Mulino, Bologna, 1998, pg 44
La rappresentazione dei rifugiati politici e richiedenti asilo nella stampa italiana
9
sociali. Questa sorta di distribuzione dei messaggi è pubblica, rapida, indiretta ed
esclusiva, e si realizza in modo relativamente non strutturale e informale, creando un
“dialogo” tra i mass media e il pubblico. McQuail ritiene che le caratteristiche “dell’
istituzione mezzi di comunicazione” si possono sintetizzare in questo modo:
ξ È connessa alla produzione e alla distribuzione della “conoscenza” sotto forma di
informazioni, idee, cultura.
ξ Fornisce canali mediante i quali alcune persone entrano in contatto con altre:
emittenti con riceventi, membri dell’audience con altri membri dell’audience, ognuno di essi
con la società e le istituzioni che la costituiscono.
ξ I media operano quasi esclusivamente nella sfera pubblica: costituiscono
un’istituzione aperta alla quale tutti possono partecipare come riceventi e, in determinate
condizioni, anche come emittenti.
ξ La partecipazione all’istituzione come membro dell’audience è essenzialmente
volontaria, senza una costrizione o un obbligo sociale.
ξ L’istituzione è collegata all’industria e al mercato, attraverso la sua dipendenza dalla
forza lavoro, dalla tecnologia e dalla necessità di finanziamenti.
ξ Sebbene di per sé priva di potere, l’istituzione è variamente collegata al potere statale
mediante alcuni dei suoi usi abituali ed attraverso meccanismi legali e ideologie
legittimanti.
9
Fin dalla nascita dei primi mezzi di comunicazione, questi sono stati oggetto di studio e
diverse sono state le prospettive o punti di vista adottati.
Per l’indagine che verrà illustrata nei capitoli che seguiranno, interessa soprattutto il
rapporto tra mass media e società. In rapporto ai mass media e società vi sono due principali
differenze di prospettiva:
1. Approcci media centrici: Riconoscono un’autonomia e un’influenza molto forti alla
comunicazione e si concentrano sulla sfera di attività propria dei media. Questa teoria vede il
motore principale del cambiamento sociale nei mezzi di comunicazione di massa, che a loro
volta sono spinti dagli sviluppi della tecnologia e della comunicazione.
2. Approcci socio-centrici: Per questo approccio, i media sono un riflesso delle forze
politiche ed economiche al punto che ogni teoria in questo campo non può che essere
un’applicazione particolare di una più generale teoria della società. Prospettiva critica.
9
McQuail D., Le comunicazioni di massa, il Mulino, Bologna, 1993, pg 50